Il grande disappunto nato nei giorni scorsi tra il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano ed il partito della scorsa maggioranza Lega Nord ha suscitato polemiche, il risveglio dei sondaggi riguardanti ai stranieri e punti di forza per un prossimo elettorato.Ciò che però sembra sfuggire ai spettatori di questo confronto è l’analisi di Napolitano, il quale si è espresso con forza pro alla cittadinanza per nascita ai figli degli immigrati nati in Italia, non perché sia un ex uomo di Sinistra ( come buona parte della Destra si è divertito a nominarlo), ma perché, da Uomo di Stato quale è, sa bene, che prima di una Riforma Costituzionale ( proposta dalla scorsa maggioranza) segnata dall’abrogazione del terzo comma del articolo 48 o ancor peggio, dare vita ad una Padania che non esiste in alcun mappamondo , bisognerebbe guardare i numeri, fare i conti, e prevenire ciò che ti brutto promettono. Quello di Napolitano quindi, non è solo desiderio di un’eguaglianza socialista ma a contar bene, è un calcolo preciso di un operazione che porterebbe ad un avvenire più longeve all’Italia.Un po di numeri: 4 milioni e mezzo sono i stranieri residenti in Italia. L’età media di questi è di 33 anni, 1 su 2 è minorenne.. 573 mila sono nati in Italia. Nel 2009 sono state 72 mila e 109 le nascite da genitori stranieri in Italia. Una donna straniera ha partorito in media 2,30 figli, portando cosi a compensare quasi totalmente la mancanza della donna italiana che ammonta a meno 95 mila.
Dal 1° gennaio del 2009 la popolazione italiana è incrementata circa 300 mila persone.( da 60.045.068 nel 2009 a 60.340.328 nel 2010). Questo incremento è dovuto interamente alla dinamica naturale e migratoria dei residenti stranieri. Gli stranieri che risultano essere nati nel nostro Paese, alla data del 1° gennaio 2010, sono 572.720, il 13,5% del complesso degli stranieri residenti e il 10,4% in più rispetto al 2009. Essi sono la seconda generazione, chiamati cosi poiché stranieri si, ma nati in Italia. Dato che il fenomeno migratorio in Italia è recente, (dal 1990 in poi) i stranieri residenti in Italia sono per la maggior parte minorenni. L’Italia quindi combatte contro la vecchiaia con la forza delle nascite da parte di genitori stranieri. Nel Mezzogiorno vi sono regioni dove la quota di popolazione straniera minorenne si eguaglia alla media nazionale italiana, circa il 20%. Nel settentrione le regioni con la proporzione più elevata di stranieri di seconda generazione (che, si ricorda, è rappresentata dai minori nati in Italia) sono la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna. Nella graduatoria provinciale figurano ai primi posti a questa proporzione la provincia di Prato e le province del Nord, nonché province del Mezzogiorno come Palermo, Trapani e Bari.10% del PIL ( Prodotto Interno Lordo) nazionale è frutto del lavoro degli stranieri. Una impresa su 30 in Italia ha come titolare uno straniero, i quali garantiscono lavoro per oltre un decimo dei dipendenti italiani e stranieri. Si stima in centoventitre miliardi (123 miliardi) del prodotto interno lordo italiano il frutto di queste imprese. È stimato altresì in oltre 6 miliardi di euro il gettito fiscale. L’Inps ( Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) calcola un ammontare di oltre 5 miliardi di euro annui i contributi previdenziali versati da parte degli stranieri i quali percepiscono una quota pari a nulla di pensioni dato la loro giovanissima età.
Numeri alla mano, appare chiaro che il quanto espresso dal Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, non è un amore sviscerato verso i stranieri, ma una presa di coscienza della loro influenza nel vivere italiano. È semplicemente una manovra, una Riforma Costituzionale che dovrebbe trovare precedenza a tutte le atre che ideano un’Italia divisa. Rendere italiani di diritto chi nasce e vive in Italia vuole dire garantire una più giovane ( e ce ne bisogno) generazione futura ed una maggiore partecipazione e senso di appartenenza a questo Stato da parte chi si sente ma non è italiano. Garantire l’integrazione ed assicurare un maggior sostegno allo Stato rientra nei doveri fondamentali di ciascun Uomo di Stato.