Oltrepassate le elezioni amministrative e la ragione referendaria, un delirio antiumano torna a correre lungo la penisola italica. Aspettando le magiche ampolle di Pontida (domani) e deglutiti i contraccolpi post-urne, il governotenta di rafforzarsi sulla pelle dei migranti, unico denominatore comune di una santa alleanza ormai allo sbando.
È recente infatti l’annuncio del ministro degli interni (soggetto Maroni) di estendere fino a diciotto mesi il trattenimento dei cittadini stranieri all’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione e di ripristinare la procedura di espulsione coattiva per motivi di ordine pubblico anche per i cittadini comunitari.
Fare digerire i fallimenti non è cosa semplice, sopratutto in tempi di vacche magre, ma un provvedimento a costo zero da dare in pasto al popolo del Carroccio, quello c’è sempre.
Punire le vittime. Portare a diciotto mesi la permanenza nei Cie significa condannare a una lunga galera, senza alcuna garanzia giuridica, gente in fuga da una guerra, magari quella stessa, a cui l’Italia sta contribuendo attivamente. Non solo. Significa sbugiardare i propri stessi intenti con una misura tanto odiosa quanto inutile, perché l’inasprimento delle detenzioni non comprometterà in nessun modo il numero dei nuovi arrivi così come finirà per ridurre il numero delle espulsioni. Come osserva l’ultimo dossier Caritas infatti, le espulsioni del biennio 2008-2009 sono state le più basse del decennio e forse la politica di riempire i Cie, recludendo le persone, ne è stata una concausa.
Ripartire però dalle Guantanamo italiane è sintomo di qualcos’altro.
È segno tangibile del bagagliaio xenofobo sdoganato nell’Italia dell’ultimo decennio, genealogia identica alle sparate sulla “zingaropoli” di Milano durante l’ultima campagna elettorale.
Dopotutto se si vuole comprendere davvero il razzismo occorre considerarlo non tanto come una delocalizzazione temporanea del pensiero, un’ideologia, bensì come una forma di governamentalità.
E gli anticorpi a questo contagio risiedono esclusivamente in quelle piccole lotte quotidiane combattute sulle gru che hanno visto lo scorso novembre la sanatoria truffa irrompere nella cronaca nazionale. Proteste non ancora terminate se solo due giorni fa, per gli stessi motivi, tre stranieri sono saliti su un’altra gru a Padova mentre anche a Milano, Brescia, Massa e Verona sono state registrate manifestazioni.
Lunedì si celebrerà in tutto il mondo la giornata mondiale del rifugiato, la speranza è che almeno un pensiero possa sfuggire.