Presentato per il ventesimo anno consecutivo il dossier Caritas Migrantes sull’immigrazione in Italia. Sono 5 milioni gli stranieri in Italia,un milione in più del 2008. Circa mezzo milione gli albanesi, la seconda comunità dopo i romeni. Ne ospitiamo alcuni estratti che abbiamo trovato estremamente significativi.
Stranieri ed economia
Diversi studi, tra i quali quello della Banca d’Italia di luglio 2009, hanno posto in evidenza la funzione complementare dei lavoratori immigrati in grado di favorire migliori opportunità occupazionali per gli italiani. Venendo essi a mancare, o a cessare di crescere, nei settori produttivi considerati non appetibili dagli italiani (in agricoltura, in edilizia, nell’industria, nel settore familiare e in tanti altri servizi), il paese sarebbe impossibilitato ad affrontare il futuro.
Il Dossier, nelle indagini condotte sui benefici e sui costi dell’immigrazione, ha evidenziato che gli immigrati versano alle casse pubbliche più di quanto prendano come fruitori di prestazioni e servizi sociali. Si tratta di quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l’anno che hanno contribuitoal risanamento del bilancio dell’Inps, trattandosi di lavoratori giovani e, perciò, ancora lontani dall’età pensionabile. Essi, inoltre, dichiarano al fisco oltre 33 miliardi l’anno.
Sono circa 400mila gli stranieri tra titolari di impresa, amministratori e soci di aziende, ai quali vanno aggiunti i rispettivi dipendenti. A Milano i pizzaioli egiziani sono più di quelli napoletani, così come sono numerosi gli imprenditori tessili cinesi a Carpi (Modena) e Prato, e quelli della concia ad Arzignano (Vicenza), in questo caso non solo cinesi ma anche serbi. Ogni 30 imprenditori operanti in Italia 1 è immigrato, con prevalenza dei marocchini, dediti al commercio, e dei romeni, più propensi all’imprenditoria edile.
La collettività romena è la più numerosa, con poco meno di 1 milione di presenze (quasi 900mila residenti); seguono albanesi e marocchini, quasi mezzo milione, mentre cinesi e ucraini sono quasi 200mila. Nell’insieme, queste 5 collettività coprono più della metà della presenza immigrata (50,7%). Gli europei sono la metà del totale, gli africani poco meno di un quinto e gli asiatici un sesto, mentre gli americani incidono per un decimo.
Stranieri e sicurezza
Per gli albanesi (2008) è stato mostrato che la loro stigmatizzazione è continuata per forza di inerzia anche negli anni 2000 quando, stabilizzatisi i flussi, la loro rilevanza nelle statistiche criminali è risultata in realtà fortemente ridimensionata;Ma i timori e il senso di insicurezza degli italiani dipendono in prevalenza da altri fattori, considerato che:1. la criminalità in Italia è aumentata in misura contenuta negli ultimi decenni, nonostante il forte aumento della popolazione straniera, e addirittura è andata diminuendo negli anni 2008 e 2009;2. il ritmo d’aumento delle denunce contro cittadini stranieri è molto ridotto rispetto all’aumento della loro presenza, per cui è infondato (e non solo per il Dossier) stabilire una rigorosa corrispondenza tra i due fenomeni: ciò si desume anche, per quanto riguarda le diverse province, dalla raccolta statistica curata per i Consigli territoriali per l’immigrazione nell’ambito del Fondo europeo per l’Integrazione (2010) e, per quanto riguarda le principali collettività di immigrati (con alcune eccezioni), dal Rapporto del Cnel sugli indici di integrazione (2010);3. il Rapporto del Cnel ha mostrato che il tasso di criminalità addebitabile agli immigrati venuti ex novo nel nostro paese, quelli su cui si concentrano maggiormente le paure, è risultato, nel periodo 2005-2008, più basso rispetto a quello riferito alla popolazione già residente; 4. il confronto tra la criminalità degli italiani e quella degli stranieri, attraverso una metodologia rigorosa basata sulla presa in considerazione di classi di età omogenee, ha consentito di concludere che gli italiani e gli stranieri in posizione regolare hanno un tasso di criminalità simile;5. lo stesso coinvolgimento criminale degli immigrati non autorizzati al soggiorno, innegabile, di difficile quantificazione e spesso direttamente legato alla stessa irregolarità della presenza e alle difficili condizioni di vita che ne conseguono, va esaminato con prudenza e con rigore in un paese in cui entrano annualmente decine di milioni di stranieri come turisti o per altri motivi. Queste linee interpretative non devono portare ad “abbassare la guardia”, bensì a vincere i preconcetti e a investire maggiormente sulla prevenzione e sul recupero, coinvolgendo i leader associativi degli immigrati, come avvenuto nel passato con positivi risultati tra i senegalesi.
Il contrasto degli sbarchi non deve far dimenticare che nella stragrande maggioranza dei casi all’origine dell’irregolarità vi sono gli ingressi legali in Italia, con o senza visto, di decine di milioni di stranieri che arrivano per turismo, affari, visita e altri motivi. Rispetto a questi flussi imponenti, e non eliminabili, anche la punta massima di sbarchi raggiunta nel 2008 (quasi 37mila persone) è ben poca cosa.
Seguendo un’ottica realistica, Eurostat ha precisato che il miraggio di una “immigrazione zero” in mezzo secolo farebbe perdere all’Italia un sesto della sua popolazione.
Percezione
Gli italiani sembrano lontani, nella loro percezione, da un adeguato inquadramento di questa realtà. Nella ricerca Transatlantic Trends (2009) mediamente gli intervistati hanno ritenuto che gli immigrati incidano per il 23% sulla popolazione residente (sarebbero quindi circa 15 milioni, tre volte di più rispetto alla loro effettiva consistenza) e che i “clandestini” siano più numerosi dei migranti regolari (mentre le stime accreditano un numero attorno al mezzo milione). Su questa distorta percezione influiscono diversi fattori, tra i quali anche l’appartenenza politica.
ITALIA. Prime5collettività di stranieri residenti (31.12.2009)Paese di cittadinanza Totale % vert. Paese di cittadinanza Totale % vert.Romania 887.763 21,0Albania 466.684 11,0 Marocco 431.529 10,2 Cinese, Repubblica Popolare 188.352 Ucraina 174.129 4,Totale 4.235.059 100,0FONTE: Dossier statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati Istat