Sabato scorso a Torino, oltre venti mila partecipanti hanno manifestato insieme per i diritti
“Accettiamo che ognuno di noi sia diverso nel suo modo di pensare, credere e vivere e nelle sue scelte personali e sessuali. L’essere diverso dalla maggioranza di questo mondo e di questo paese non deve impedire di accedere ai diritti, libertà e ad una vita dignitosa. Non vogliamo la tolleranza per chi è diverso di colore, di cultura o di orientamento sessuale. È di uguaglianza e parità che parliamo”. Parole pronunciate da Blerina Pashollari dal palco del Pride, manifestazione unitaria tra tutti coloro che son costretti a subire, svolta lo scorso 19 giugno a Torino.“Siamo qui perche nell’assenza dei diritti ci ritroviamo tutti sulla stessa barca, – continua la Pashollari, – questa di oggi è solo l’inizio di qualcosa di grande che spetta a noi portare avanti. È una strada nuova nella barriera immobile del pensiero politico italiano”.Quest’anno, il Pride dei Diritti, a differenza delle precedenti edizioni del Pride, è caratterizzato dalla sinergica collaborazione del Coordinamento Torino Pride, delle Donne di Torino per l’Autodeterminazione e del Collettivo Immigrati Auto Organizzati di Torino. Per Daniele Viotti del Coordinamento del Torino Pride, “questa non è la solita manifestazione del Pride, quest’anno è diverso, mai ci saremmo aspettatitanta partecipazione da parte dei migranti”. Un grande evento con oltre venti mila partecipanti che ha visto racchiusi nello stesso spirito di protesta donne e uomini, migranti e italiani, tutti uniti contro la discriminazione, che sia essa di genere, di sesso o di provenienza geografica. E alla fine del corteo, oltre ai discorsi dei rappresentanti del comitato organizzatore del Pride, viene consegnato il premio “Banana Marcia”, premio inventato ad hoc per le personalità di ogni campo che si sono distinte per le loro battute omofobe o razziste.Per citarne solo uno, il premio speciale della giuria popolare è andato al premier Silvio Berlusconi con la seguente motivazione: per essersi distinto per le molti frasi sessiste contro le donne e specificamente per lo spirito da caserma con il quale si è espresso nell’incontro con il suo omologo Albanese, Sali Berisha a palazzo Chigi, parlando di sfruttamento e sbarchi disse: «Faremo un’eccezione per chi porta belle ragazze». “Noi non ci fermeremo qui,questo è solo l’inizio”. dice Marco Giusta. Con queste parolesi chiude la manifestazione del Pride dei Diritti, con la promessa degli organizzatori di riunirsi per procedere il loro percorso.