La rete FARE desidera esprimere sincero cordoglio alla famiglia di Behexhed Bushi, il ragazzo ventisettenne di Grumello che è rimasto ucciso la notte di 23 novembre a Bolgare, in provincia di Bergamo.
In questi momenti di dolore, la rete si mette a disposizione della famiglia offrendo tutte le sue risorse umane per aiutarli ad attraversare questo momento tragico, ben consci che né questa disponibilità né il dolore sincero possono sopperire alla grave perdita.
Anche questa volta, la tragedia scatena polemiche che appaiono futili, sterili e strumentali, figlie di estremismi che non sappiamo se guardano al rendiconto personale, ma di certo non aiutano a stabilire la verità. E ci riferiamo alle parole del sindaco di Chiuduno, il sig. Stefano Locatelli, il cui commento denota la mentalità di chi sembra non provare più alcuna umana pietà verso il suo simile, di chi denigra la vittima, di chi non esprime quei valori universali dei quali dovrebbe, in quanto cittadino e sindaco, essere non solo portatore, ma anche partigiano ed esempio.
Ma ci riferiamo, con la stessa forza e con la stessa fermezza, anche a chi si forgia del diritto di parlare in nome di tutti gli albanesi ed usa questa tragedia per dividere nell’odio anziché unire nel dolore. Di chi denigra la giustizia italiana parlando di fantomatici ricorsi al tribunale dell’Aia e di chi grida vendetta. Questa non è la posizione di tutti gli albanesi di Bergamo, di chi lavora onestamente e contribuisce a migliorare la città della quale si sente cittadino.
Chi trova motivazione di tale battaglia nella bontà della vittima non è distante da chi non prova pietà in virtù di un furto o di presunti precedenti della vittima.
Ribadiamo la nostra totale fiducia nella giustizia italiana, convinti che la tragedia sta nella perdita di una vita umana, e che questa non possa essere qualificata dal suo passaporto o dalla sua etnia.
In quanto cittadini di questa nazione, vogliamo crescere i nostri figli in un mondo migliore e più giusto dove chi ha sbagliato, se ha sbagliato, deve essere giudicato dagli organi predisposti, non per un desiderio di vendetta, ma per un’aspirazione di giustizia.
Per altri dettagli visitate la pagina ufficiale della Rete FARE