Da quasi un anno l’associazione Iskander si occupa di promozione e tutela del patrimonio storico, linguistico e culturale albanese in Campania, soprattutto a Napoli.
In seguito al successo ottenuto dal primo tour a Greci dello scorso 11 maggio, per venire incontro alle numerose richieste, l’associazione Iskander ha deciso di replicare l’esperienza con una nuova visita guidata, fissata per il prossimo 26 ottobre.
Greci è uno dei territori arbëreshë dell’Italia meridionale, estremamente interessante dal punto di vista culturale. Il tour, che parte da Napoli in mattinata, prevede una vera e propria esperienza sensoriale. Le musiche popolari arbëreshe accompagneranno i visitatori lungo le strade e alla scoperta dei luoghi d’interesse, mentre a pranzo un rinfresco evocherà i sapori della tradizione. Sarà una vera e propria immersione nel passato di Greci, circondato dai verdi boschi dell’Irpinia: si tornerà indietro di cinque secoli, come se non fossero trascorsi.
Un po’ di storia
Nell’ambito della contesa del Regno di Napoli fra angioini e aragonesi, il paesino di nome Greci, greco per fondazione, assunse la fisionomia che ancora oggi conserva: un piccolo pezzo d’Albania in Italia.
Greci, infatti, occupava una posizione strategica sul territorio campano. All’epoca le vicine colonie francesi di Faeto e Celle San Vito erano filoangioine; per questo motivo Ferdinando d’Aragona concesse alle famiglie dei soldati albanesi di costruire a Greci un nuovo paese.
Nella seconda metà del XV secolo iniziò così la rifondazione di quello che prenderà il nome di Katundi, cioè “il paese”. Le famiglie si stanziarono nella località detta Breggo, “monticello”, e costruirono le kalive o halive, ossia “capanne”. Si trattava di case rurali molto modeste, col tetto in legno e tegole; generalmente formate da un unico ambiente, fungevano sia da abitazione che da ricovero per gli animali. Nonostante siano oggi disabitate, nel rione Breggo e lungo alcune vie potremo comunque scorgerne i ruderi.
Un capitolo interessantissimo della storia di Greci riguarda ovviamente le tradizioni, in particolar modo quelle religiose. Gli albanesi portarono con sé il rito greco-ortodosso, che si conservò soltanto fino alla fine del XVII: la Chiesa infatti mal tollerava la persistenza di legami col patriarca di Costantinopoli. Ciononostante, delle tradizioni originarie permangono ancora canti, musiche e riti popolari. Potremo, tra l’altro, visitare la Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, in cui all’epoca si celebrava il rito bizantino.
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