Il Centenario della proclamazione dell’indipendenza dell’Albania, avvenuta a Valona nel 1912, sta facendo nascere un forte sentimento di amicizia tra il popolo albanese e gli albanesi della diaspora, ovunque essi si trovino.Risorge cioè, nel nome di due personalità importanti della nazione albanese, Ismail Qemali e Girolamo De Rada, uno spirito di fraternità che ha unito i nostri popoli nel corso dei secoli. Soprattutto nella regione Calabria gli arbёreshe costituiscono, in questo momento, l’elemento fondamentale nella ripresa di una vivacità culturale e di attività scientifica in difesa della propria identità. Siamo, dunque, di fronte a una sorta di “nuova rinascita” della coscienza degli arbёreshe, i quali pongono in questo momento il problema della ripresa di un’attività che unisca l’Arberia su un tema di grande attualità e interesse: la richiesta dell’entrata dell’Albania in Europa.
Ai tempi di De Rada,diventando portavoce in Europa per l’indipendenza dell’Albania, gli arbёreshe hanno offerto uno straordinario contributo, paragonabile a quello altrettanto straordinario dato nel Risorgimento italiano; oggi il nuovo ruolo che essi si assumono nei loro convegni, nei loro studi e ricerche è quello della ridefinizione di un ruolo positivo per essere ancora componente portatrice di unità e capace di un’azione credibile a livello europeo.
L’organizzazione che dà senso a questa tematica è la Fondazione Istituto Mezzogiorno Mediterraneo che ha sede a Cosenza e ha istituito gli “Itinerari Gramsciani” nel comune di Plataci, piccolo centro italo-albanese dell’alta Calabria di cui era originario un ramo della famiglia di Antonio Gramsci, grande intellettuale italiano del Novecento.
È proprio attraverso la fondazione MeMe che, quest’anno, si sono tenute due straordinarie iniziative, una a Plataci e l’altra a Tirana, che hanno lasciato il segno negli ambienti culturali e pubblicistici dei due paesi. Infatti, con la parola d’ordine “I due Risorgimenti”, a Plataci si è discusso della necessità di prendere il Mediterraneo come punto di riferimento per una nuova politica meridionalistica e gli arbёreshё come veicolo di unità e non di divisione, per un nuovo rapporto tra Italia, Mezzogiorno e Balcani di cui l’Albania sia il punto di forza nella richiesta dell’adesione all’Europa.
A Tirana, invece, presso l’Università Mediterranea e in collaborazione con l’Associazione “Lisi i Arbrit”, corrispondente della Fondazione MeMe nella capitale albanese, si è tenuto un convegno sulla storia dell’Albania e della proclamazione della sua indipendenza. Sia al convegno di Plataci che al convegno di Tirana il successo culturale e ideale è stato straordinario, e ancora più evidente all’atto della firma dei protocolli, nella città di Gramsci, del gemellaggio tra la città albanese e il comune di Plataci. La manifestazione popolare che ne è seguita ha creato grande entusiasmo anche per la presenza del nipote di Antonio Gramsci, Antonio Junior, grande musicista russo che si è esibito in pubblico.
Le personalità presenti, di alto livello scientifico, hanno dimostrato che, oggi, bisogna uscire dal ripiegamento intimistico, per analizzare i problemi secondo un’ottica più generale.
Per questo motivo la Fondazione Istituto Mezzogiorno Mediterraneo insiste per trovare un punto di raccordo di tutte le forze albanesi di vecchio e nuovo insediamento esistenti in Sud Italia per collegarsi poi ad altre presenze in altri paesi dei Balcani e nella stessa Albania che diano forza a questa richiesta. Scanderbeg ha dato il segnale della riscossa del popolo albanese indicando che la dignità e la libertà si conquistano attraverso la lotta agli oppressori; Qemali e De Rada, facendo tesoro del suo insegnamento, hanno indicato agli arbёreshe e agli albanesi tutti di conquistare l’indipendenza di una patria, quella albanese e quella italiana; gli arbёreshe oggi, per seguire il loro esempio devono ricollocarsi nel nuovo scacchiere geopolitico mediterraneo per dare un loro contributo di cultura e di idee e far assumere così all’Albania un posto di primo piano tra le nazioni europee.
Articolo di Caterina Dramisino