Nell’ambito della Settimana della Cultura albanese 2010, a Parma si è tenuto sabato scorso l’iniziativa “Informazione e identità”. L’esperienza di Albanianews e il ruolo delle associazioni albanesi in Italia, le due tematiche al centro di questa iniziativa.
Un pomeriggio all’insegna dei media e dell’associazionismo quello di “Informazione e identità”, iniziativa organizzata dall’associazione Scanderbeg di Parma, l’associazione Alba Media e Albanianews, in collaborazione con Resi Group e Poste Mobile. Sono stati Flora Raffa, Direttore del settore Welfare del Comune di Parma, e Gentian Alimadhi, Presidente di Scanderbeg, ad aprire l’incontro. Raffa ha portato ai presenti i saluti dell’Assessore al Welfare di Parma che ha patrocinato la Settimana della Cultura albanese, invece, Alimadhi ha sottolineato come la giornata fosse particolarmente significativa proprio perché dava la possibilità di un confronto diretto tra giornalisti e lettori di Albanianews.
Come si fa a fare informazione oggi in Italia? Quali sono le difficoltà quotidiane nell’affrontare temi cosi complessi come l’integrazione della comunità albanese in Italia? Fino a che punto Albania News può conservare l’equilibrio che ha trovato: il dover informare, ma svolgere anche un ruolo di rappresentanza? Sono questi alcuni dei temi che Olti Buzi, Darina Zeqiri, Pietro Tarozzi e Darien Levani della redazione di Albanianews hanno affrontato durante la prima parte di “Informazione e identità”, moderata da Gerarta Ballo, giornalista albanese, autrice e conduttrice di un programma radiofonico su Radio Torino International.
L’immagine di Albania News ne esce sicuramente rafforzata, anche se durante la discussione non sono mancate le polemiche. Quello che è certo dopo l’incontro di Parma è che il giornale è seguito da lettori attenti i quali pretendono di poter dire la loro sulla sua linea, proprio per mostrare il loro attaccamento e il desiderio di farne parte. Quello che risulta limpido dalla redazione del giornale è altresì l’obiettivo di non costituire un entità lontana dai migranti, ma essere parte integrante della comunità albanese e una piattaforma aperta a tutti. Cogliendo l’occasione di una domanda dal pubblico, si è sostenuto che Albania News intende presentare tutti quelli che non hanno una voce, e non solo la comunità albanese.
È stato Buzi a lanciare un segnale di allarme però: “Certamente abbiamo mancanze nella cronaca quotidiana e in tutti quelli articoli che normalmente si firmano dalla redazione. E questo è spiegabile dal desiderio dei tanti di vedersi affermato il proprio nome, ma sarebbe certamente utile se ci fosse meno protagonismo e più voglia di informare”.
Parlando della fondazione del giornale, Levani è tornato indietro nella memoria “ Credevamo di fondare Albania News perché al tempo credevamo che il razzismo si potesse combattere con la conoscenza. Spiegando la nostra cultura, le nostra tradizioni, la nostra identità. Col senno di poi posso dire che era un idea ingenua. Il razzismo è uno strumento che alcuni usano per precisi scopi, e non può esserci un odio che passa attraverso la conoscenza. Credo che sia per questo che le associazioni, che nei primi anni 90 erano mezzi di divulgazione di identità, negli ultimi 10 anni si sono trasformate in mezzi di conservazione dell’identità.“
Il dibattito è stato molto acceso quando si è affrontato il tema della piramide di Tirana . Negli articoli pubblicati da Albania News, ci si esprime contro la sua demolizione, una posizione quella del giornale online che a volte può essere interpretata come una battaglia politica, e probabilmente è questa la differenza che non si è riuscito a cogliere a Parma. Si è discusso molto anche dell’Albania, mostrando come sia il giornale sia i suoi lettori sono sempre attenti agli ultimi sviluppi nella madrepatria.
Invece durante la seconda parte dell’incontro, si è discusso soprattutto dei processi di integrazione dei cittadini albanesi in Italia e delle loro associazioni. Manfred Bushi, nel ruolo di moderatore, ne ha parlato con il giornalista Antonio Caiazza, il sociologo Vincenzo Romania, il Presidente della Rete FARE, Endri Xhaferaj, e il Presidente di RAT, Ismail Ademi. Una discussione interessante che ha spaziato dalle radici della migrazione albanese, al lontano 1990, fino a giungere alla creazione di due reti di associazioni di secondo livello: il Forum Associazioni Albanesi in Emilia-Romagna e la Rete Albanesi Toscana, create ambedue a ottobre 2010.
Caiazza ha fatto una panoramica della Tirana degli anni 80, una Tirana che ricordava “immersa nel buio, con la luce che illuminava i monumenti, per poi iniziare a spegnersi mano mano mentre si diradava nella città”. Il sociologo Romania, autore di “Farsi passare per italiani: strategie di mimetismo sociale”, ha poi parlato del fenomeno albanese si/albanese no, e di come in un primo momento di impatto con il mondo del lavoro, molti albanesi, temendo discriminazioni, evitavano di dire la loro provenienza.
“Ma sembra che alla fine questi albanesi siano venuti alla luce”, ha introdotto Manfred Bushi, le due reti regionali. Ismail Ademi ha illustrato i risultati raggiunti dalla RAT che al momento, appoggiandosi ad ACLI Toscana, ha i suoi uffici in quattro città italiane ove offre consulenza. Ha raccontato di come in Toscana si sta riuscendo a reagire anche verso i giornali locali minacciando esposti all’Ordine dei giornalisti appena ci siano delle violazioni della Carta di Roma. Endri Xhaferraj, Presidente della Rete FARE invece ha fatto un discorso molto più schematico, elencando i punti forti e quelli deboli della rete. Va sottolineato che Xhaferraj ha posto l’accento sul fatto che per continuare a sopravvivere, è assolutamente urgente uscire dall’ambito del lavoro volontario e quindi offrire una maggiore professionalità.
Ma è stato Caiazza a far emozionare la platea, quando ha sostenuto che l’unica scelta possibile per le associazioni è quella di fare politica: “quando le donne hanno avuto il diritto di voto nel 1946, erano già una fetta importante della società… nessuno ti regala niente, e ci sono delle battaglie che è necessario combattere, il diritto di voto è una di queste e le associazioni devono farsi carico…”. Un richiamo rivolto in primis a Ademi e Xhaferraj, ma anche a tutti i presenti nell’incontro.
E chissà se non sarà proprio la comunità albanese a farsi carico delle battaglie di tutti gli stranieri in Italia.