Un reportage di Darina da Parma all’iniziativa “Etnogusti”, organizzata dall’Associazione Scanderbeg in collaborazione con altre realtà associative.
Villa Fulcini è una vecchia splendida casa patronale, con un immenso giardino tenuto con una cura quasi maniacale a San Polo di Torrile nella provincia di Parma. Lontano dai rumori della Provinciale e con la dovuta discrezione per il vicinato, il 5 giugno scorso il cielo di San Polo insieme alla luna e alle sue stelle che illuminavano il verde di Villa Fulcini, si è messo ad osservare il fondarsi di tante culture a ritmo di musica e pentole sul fuoco.“Etnogusti 2010”, questo il titolo dell’iniziativa che l’Associazione albanese “Scanderbeg” porta avanti per il quarto anno consecutivo, avvalendosi anche della partecipazione di altre rappresentanze comunitarie venute da tutta la provincia di Parma, nonché Modena, Forlì, Reggio Emilia, Bologna e Ravenna.Un’anteprima meravigliosa in attesa del grande evento fu offerta dalla dolcissima “Festa dei bambini” del 1 giugno in Albania, celebrata in ritardo in occasione della chiusura del primo anno della scuola di lingua albanese dell’Associazione Scanderbeg. In uno spettacolo concorso i bambini si sono messi alla prova dimostrando ai presenti quanto appreso durante la scuola. Non sono mancate le pagelle del primo anno e tra piccoli regali, scherzi, tanto divertimento, i giovanissimi attori che hanno recitato nella lingua madre poesie e prose dei grandi della cultura albanese, si sono tuffati dopo in pista da ballo sotto le note di Lady Gaga. “Etnogusti” è soprattutto un piacere in tavola, dove le cucine delle diverse etnie si fondono l’un l’altra regalando cosi piaceri unici da condividere insieme. Tutti a tavola! Mettete insieme il byrek, riso pilaf, kebab, qofte, cous cous e pizza, il tutto farcito con tanta buona volontà e voglia di conoscere ed otterrete la magia unica di una serata all’insegna dell’integrazione. L’uomo è ciò che mangia. Italiani, albanesi, egiziani, tunisini e croati si sono messi tutti in fila per assaporare le prelibatezze che i cuochi professionisti ed improvvisati hanno saputo servire con la semplicità di un sorriso, come la giornalista albanese Anila Kadija, VicePresidente dell’Associazione Scanderbeg e Direttrice della omonima scuola di lingua albanese, alle prese con il riso pilaf al sugo di vitello e le famosissime qofte ossia le polpette di Korça, la città dove prese vita la prima scuola albanese. Culture diverse, culture lontane e spesso contrapposte, si sono trovate in completa simbiosi sotto il richiamo dell’integrazione. Perché l’integrazione non voglia dire accettare ma conoscere ed apprezzare le diversità altrui. E questo “Scanderbeg” di Parma lo sa bene, organizzando con una tenacia unica continua eventi che richiamano sempre di più l’attenzione delle associazioni di varie etnie per una collaborazione sempre più fitta. E come in ogni festa multiculturale che si rispetti a svegliare l’anima dei partecipanti è la musica del proprio Paese, che li porta ad essere più caldi e più vicini a tutti.È Albert Bekja, regista e coreografo talentuoso albanese, insieme al suo gruppo di ballo volontario albanese ad aprire le danze ed a dare il primo segno di unione. La sua prima ballerina per la prima volta non è sua moglie. La meravigliosa danzatrice Lindita Sota Bekja, per l’occasione la voluto lasciare il posto all’italianissima Lidia Grandi, insegnante di fisica, nel ruolo di una elegante ragazza di Ciameria (regione albanese sottratta dalla Grecia) che portando leggera sulla spalla l’anfora piena d’acqua raccolta nel fiume vicino non cede al corteggiamento del suo amato. Janni Cajku, giornalista albanese trapiantato a Milano, non è voluto mancare a quest’evento che aveva dell’insolito. Anticlassista per natura ed abituato alle delusioni date da chi dice di portare cultura ma discrimina per colore della pelle, sorridendo, mi confermo la sua grande soddisfazione nel vedere tutti al loro posto, nessuno più in alto dell’altro. A scaldare l’atmosfera della serata ci ha pensato anche il complesso musicale tunisino con la tipica musica nazionale insieme agli animatori di danza latino-americana che hanno chiamato tutti in pista a scatenarsi. Infine, l’esibizione della danzatrice del ventre ha catturato l’ammirazione di tutti per l’eleganza espressa in una tale danza sensuale.
Piccoli e grandi, genitori e figli, studenti e lavoratori, stranieri si, ma anche italiani alle prese con ciò che le mostra al meglio: essere se stessi e sentirsi a casa anche la dove vi abitano in mille nazionalità.
Al finire degli avanzi in cucina e degli ultimi passi di danza che si riusciva ancora a tenere si è fatto notte inoltrata. Il “Buona notte” dato a tutti in lingua italiana è la dimostrazione di come si possa stare tutti insieme a divertirsi e condividere emozioni senza mai notare opposizioni ma differenze che accrescono le anime. Un esempio di convivenza desiderata e portata avanti con la forza della tolleranza che apre le porte alla conoscenza ed all’arricchimento culturale.
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