Dopo cinque interminabili anni la famiglia Berisha ha potuto finalmente riabbracciare il piccolo Alvin mettendo in questo modo la parola fine alla sua odissea.
Alle 6.50 di questa mattina un aereo – partito da Beirut e arrivato a Roma – lo ha riportato dal papà e dalle sue due sorelle.
“Alvin è scampato all’inferno. È stata un’operazione difficile con un aspetto politico molto delicato. C’è stato un grande impegno coordinato tra le polizie dei nostri Paesi, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa. Voglio esprimere il grande ringraziamento del Governo albanese agli attori coinvolti” – ha dichiarato il ministro degli interni albanese, Sander Lleshaj, alla Croce Rossa Italiana.
La storia di Alvin
Proprio Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (omologo arabo) hanno portato avanti il corridoio umanitario che, assieme all’operazione di cooperazione internazionale tra polizia italiana, Ros e autorità albanesi, è risultato decisivo nella liberazione dal campo di Al Hol del bambino albanese di 11 anni.
Nel 2014 la madre, radicalizzata, aveva preso Alvin e lo aveva portato dall’Italia nei territori controllati dall’Isis. Da allora il padre, Afrim, non vede più suo figlio. Tre mesi fa la svolta: la Croce rossa internazionale manda al padre una lettera di Alvin che gli chiede di riportarlo a casa.
Con l’aiuto delle autorità curde, la troupe giornalistica della trasmissione televisiva “Le Iene” – fondamentale nel sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso del piccolo Alvin – guidata da Luigi Pelazza assieme al padre riesce a entrare nel campo, dove vivono anche i figli e le mogli dei miliziani dell’Isis.
A quasi un mese di distanza dalla messa in onda di quel servizio, è arrivato il tanto atteso lieto fine: Alvin è tornato in Italia dalla sua famiglia.
https://www.facebook.com/ItalianRedCross/videos/2708017585927697/
Lettera aperta dall’avvocato: concedete ad Alvin di godersi la famiglia
Dopo cinque anni di attesa, è fatta! Padre e figlio sono insieme. Non intendo mettervi in contatto con il padre o con Alvin, comunicarvi il loro numero di telefono, inviare fotografie personali o rivelare dove si trovano.
Personalmente non sono stato con loro a Roma perché la mia presenza non era necessaria. Altre persone, più meritevoli, sono state presenti e pubblicheranno le loro fotografie ecc. Sto cercando di fare il possibile affinché la famiglia Berisha possa trascorrere almeno qualche giorno con il piccolo senza poliziotti, giornalisti, avvocati, ecc. Se lo meritano e questo glielo dovete permettere anche tutti voi.
Se davvero tenete ad Alvin, lasciatelo libero di vivere e godere questi giorni felici con la sua famiglia! Nel campo di prigionia Al Hawl ci sono ancora tanti bambini che hanno bisogno di essere salvati. Cercate di aiutare loro, sollecitate le autorità, vedere cosa si possa fare per sensibilizzare anche per la loro situazione.
Grazie a tutti!