Un’azione collettiva di impegno civile per la riapertura del dialogo sulla vertenza TAV, per ripristinare una comunicazione corretta e democratica.Questa la continuazione del volantino che mi viene lasciato da Claudio Serra, uno dei promotori dell’iniziativa volta a informare su ciò che succede in Val di Susa.
L’iniziativa di digiuno è partita il 17 marzo e siamo al 18° giorno di staffetta: c’é chi fa 2 giorni, chi 3 e chi ha fatto anche una settimana.
Avete un riscontro in termini di ascolto su questa iniziativa?
C’è stata una risposta da parte dell’opinione pubblica, ma una chiusura totale da parte delle istituzioni. Mi aspettavo almeno che il vescovo Nosiglia, il cosiddetto vescovo dei poveri, che ha una sensibilità verso questi temi, quanto meno ci mandasse un emissario per questa contestazione non violenta.
In linea di massima su cosa volete essere ascoltati?
Noi da 23 anni abbiamo delle ragioni tecniche e scientifiche perché non si buttino miliardi e miliardi di euro in un buco tenendo presente gli oltre 400 milioni già spesi per potenziare la linea esistente a doppio binario e sottoutilizzata, per non parlare dell’esistenza accertata di uranio e amianto.
Come nasce questa iniziativa pacifista e come si confronta con le violenze dei No TAV che passano per l’informazione mainstream?
Il movimento No TAV è composto da persone per bene e oneste che semplicemente vogliono vederci chiaro visto che ne pagheranno le conseguenze. Tuttavia è un argomento che interessa tutti gli italiani, perché, su quest’opera assolutamente inutile, ci saranno delle spese colossali e da lì, l’aumento delle tasse, in un momento in cui non si ha la capacità di creare lavoro o di mantenere i pensionati, insomma i disagi che proviamo quotidianamente.
Secondo le istituzioni però, questa è un opera che serve all’Italia, ce lo chiede l’Europa ed è strategica per il Piemonte, che risponde a queste affermazioni?
Questo è l’aspetto più inquietante, il fatto che non vengano forniti dati ufficiali e che si dia avvio ai lavori senza un serio confronto su dati tecnici: ciò la dice lunga sul fatto che le ragioni dei favorevoli alla TAV non sono sufficientemente forti da prevalere.
Le istituzioni però dicono basta, anche perché dichiarano di avere dato spazio a tavoli tecnici e a discussioni sulla TAV già per troppo tempo.
C’è stato un tavolo, il cosiddetto “osservatorio”, che però di fatto sin dall’inizio ha escluso i sindaci No TAV, per cui questo osservatorio è stato condotto attraverso la partecipazione dei sindaci favorevoli comunque all’opera, e quindi sono stati emarginati 23 sindaci su 40 quindi, di cui la maggior parte chiaramente ostili alla TAV. Questo non può essere chiamato un serio confronto, perché era comunque un tavolo in cui sedevano soltanto i favorevoli e non i contrari, i quali avevano delle argomentazioni molto più forti.
Tornando all’iniziativa del digiuno per l’ascolto, vedo sulla lavagna dei digiunanti che non è un’azione circoscritta al Piemonte o alla città di Torino ma anche in altre città e altre regioni.
Infatti, non è più un fenomeno locale come i politici e le istituzioni lo hanno sempre voluto fare apparire ma, si sta estendendo in tutta Italia. Abbiamo una grossa solidarietà da parte dei terremotati aquilani piuttosto che dei pastori sardi o il movimento dei forconi in Sicilia e molti altri.
Per quanto tempo avete intenzione di portare avanti l’iniziativa?
Noi continueremo ad oltranza; mi auguro che domani si possa sospendere, il che significherebbe che si dia ascolto alle ragioni dei No TAV, ma se cosi non fosse andremo avanti finché non raggiungeremo l’obiettivo.
Esclusi alcuni consiglieri comunali o regionali, già No TAV, c’è un segnale di dialogo da parte delle istituzioni?
Non abbiamo avuto nessun riscontro, nè dal presidente della regione Cota nè dal sindaco Fassino, quest’ultimo quanto meno dovrebbe scendere in piazza, una delle piazze principali della città, ma neanche da Saita presidente della provincia e nemmeno da parte della curia torinese, e questo mi sembra un aspetto veramente triste e deludente.
C’è curiosità e voglia di informarsi da parte dei passanti qui in piazza?
Anche se la maggior parte ormai solidarizza con noi, gli indifferenti hanno modo di informarsi attraverso l’opera di volantinaggio e il materiale divulgativo messo a disposizione nella tenda, tra l’altro, ci tengo a precisare che questa tenda proveniente dalla Maddalena di Chiomonte è oggetto dello sgombero avvenuto il 27 giugno. Era molto più grande ma ahimè, i teli sono stati squarciati dalle forze dell’ordine quando sono intervenuti sparando lacrimogeni ad altezza d’uomo. Questi che rimangono sono i teli più sani, e volevo ringraziare il movimento No TAV della Val di Susa che ce l’ha messo gentilmente a disposizione per tempo illimitato, quindi ha anche un valore simbolicamente molto forte che sia qui in piazza Castello a Torino di fronte al Palazzo della Regione.
Visto che abbiamo toccato il tema degli scontri e degli sgomberi, questa iniziativa, come dicevo precedentemente, è in netta contrapposizione con le immagini delle violenze che passano per i media tradizionali.
Sì, vero, ma il movimento No TAV è un movimento trasversale: qui non c’è una questione di fede politica o di religione o quant’altro, semplicemente è un movimento di cui i partecipanti appartengono ai ceti sociali più diversi, alle ideologie politiche più diverse, ma siamo tutti accomunati dal sapere che quest’opera è inutile e dannosa.
Desideriamo informare l’opinione pubblica la quale purtroppo riceve immagini che spesso parlano solo di violenza, mentre invece non è cosi.
Il movimento è fatto di famiglie, di ragazzi, di giovani, di anziani, ma anche di sacerdoti e di suore che partecipano in incognito, da quando il vescovo di Susa ha proibito le manifestazioni, mentre prima anche egli partecipava in abito talare.
È un movimento estremamente complesso e non violento.
Questa è una breve intervista con Claudio Serra, uno dei promotori dell’iniziativa.