Provare a tratteggiare l’Albania di Migjeni e riflettere sugli albanesi di oggi in Italia. Con queste idee nasce l’incontro “L’Albania da Migjeni all’UE”, promosso e organizzato dall’associazione Youthink in collaborazione con Artin Picari, Albania News, EastJournal e AICS.Gli ospiti Matteo Zola e Sonila Alushi hanno condiviso con i presenti la loro analisi su questi vent’anni di immigrazione albanese in Italia, rispondendo alle domande di Gerarta Ballo, giornalista e presidente di Youthink.
Organizzato alla Feltrinelli della stazione Porta Nuova di Torino, luogo simbolo di arrivo e di partenza per migliaia di immigrati di tutte le nazionalità, il dibattito ha coinvolto cittadini torinesi e non, di origine albanese e italiana.
Aprono l’incontro l’attore Artin Picari e la studentessa Evelina Skara, che leggono, con l’accompagnamento alla chitarra di Michele Alfieri, alcune delle meravigliose poesie della raccolta “Versi liberi” pubblicata da Migjeni nel 1936.
Si segnala la viva partecipazione del pubblico, specialmente quello italiano, il quale ci sorprende positivamente nel dimostrarsi bene informato sull’autore, dando vita ad una interessante riflessione sulle idee politiche del giovane Migjeni e alla sua propensione nel dare voce ai poveri criticando duramente la chiesa ed il sistema politico dell’epoca.
Il dibattito procede vivo anche dopo gli interventi di Matteo Zola, giornalista di Narcomafie e fondatore di East Journal, e della nostra collaboratrice Sonila Alushi, che rispondono alle domande di Gerarta Ballo. Nel suo intervento Alushi sottolinea i dati sulla comunità albanese che contribuiscono a sfatare lo stereotipo che ci accompagna da anni. Riportiamo le sue parole:“L’Albania è al secondo posto tra i paesi di provenienza degli immigrati in Italia. Analizzando i dati relativi alla presenza e all’inserimento lavorativo, ci si trova di fronte a dati positivi tanto in settori tradizionali quanto in settori nuovi, tanto in forme tipiche di lavoro dipendente quanto nelle prime esperienze imprenditoriali di lavoro autonomo. L’immigrazione albanese in Italia ha registrato negli anni una crescita continua, raggiungendo all’inizio del 2010 la quota di 466.684 presenze regolari sul territorio, quindi l’11% del totale degli immigrati. Se consultiamo i dati Inail, riscontreremo che gli albanesi occupano il primo posto tra gli extracomunitari per il numero degli occupati, sia in generale, sia per quanto riguarda i nuovi assunti. Si registra un aumentato del lavoro delle donne, sebbene la componente maschile sia maggioritaria. Sono 100 mila gli studenti di vario ordine e grado e 25mila sono gli studenti universitari; 26 mila i titolari di partita iva, quindi piccoli artigiani o imprenditori principalmente negli ambiti della ristorazione e dell’edilizia e un decimo di loro (circa 2.400) risiede proprio in Piemonte. Dai dati risulta che molte di queste imprese hanno a capo una donna.Le rimesse sono arrivate ad incidere fino al 27% del PIL albanese. In poche parole, i dati dimostrano innanzi tutto la stabilità e l’integrazione degli albanesi nel tessuto economico e sociale italiano, ma nonostante ciò gli albanesi sono per certi aspetti i più stigmatizzati dal pregiudizio etnico, i più lontani dalla solidarietà popolare che dipinge l’albanese come lo straniero pericoloso, con un carattere difficile e ben poche possibilità di inserimento. Stereotipo che non tiene conto del loro essere europei, mediterranei, ammiratori della lingua, cultura e società italiana, i più vicini all’Italia geograficamente e presenti sul territorio con nuclei di minoranze etniche giunte secoli fa in Italia e ormai perfettamente integrate (gli arbresh).Il ruolo dei media (Tv soprattutto) è stato decisivo nell’organizzare una percezione negativa del fenomeno. Mostrare lo spettacolo di disperazione e di miseria del mondo degli esuli albanesi ha generato paura, angoscia e ripiegamento su se stessi. Il timore dello sconvolgimento del proprio mondo ha cominciato a prevalere sugli altri sentimenti. “A riprendere il ragionamento di Alushi, interviene Zola rispondendo alla domanda di Zheji Ballo su come mai a dispetto di dati come quelli citati, la rappresentazione mediatica di questi vent’anni di immigrazione albanese in Italia abbia dipinto una realtà tanto diversa. Ecco il suo intervento:”In Italia sopravvive ad una rappresentazione mediatica assai negativa nei confronti della comunità albanese in Italia, specie nei giornali locali o di area conservatrice. I dati dell’Unar lo confermano. L’Unar è l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, esiste dal 2004, e i suoi dati mostrano bene come nel 2010 le segnalazioni di discriminazione nei confronti di minoranze etniche da parte dei mass media corrispondano al 20% del totale delle attività discriminatorie. Il doppio rispetto al 2009 e dieci volte di più rispetto al 2005. Il media che più si segnala come luogo di produzione e diffusione di discriminazione è però internet, alla faccia di chi dice che il web sarebbe un luogo d’incontro democratico. Democrazia non è certo dire quello che mi pare offendendo la dignità altrui! La cosa triste segnalata dall’Unar è che altri ambiti di discriminazione, oltre ai mass media, siano il mondo del lavoro e le forze di polizia. Per questo motivo, credo sia molto importante il lavoro di testate on line come Albania News che alza la voce contro i pregiudizi informando e facendo conoscere l’Albania.”A questo punto Gerarta Ballo domanda alla nostra collaboratrice Sonila Alushi una riflessione su come si è inserito AlbaniaNews in questo panorama, cosa porta di nuovo, quale cambiamento dell’autorappresentazione degli albanesi riflette. Riportiamo la risposta di Alushi:”Albania News si pone come un laboratorio dove ci si allena nella comunicazione interculturale. Con sede a Modena, nasce da una rete di contatti e di corrispondenti presenti nella comunità albanese residente in Italia e da giornalisti, professori, studiosi o studenti che risiedono nel paese delle aquile per dare vita ad un network di informazione indipendente e volontario, costituito da un portale in lingua italiana. Ecco, la scelta della lingua italiana come principale motivo di critiche nei nostri confronti non ha a che fare solo con l’amore verso la lingua del Paese dove viviamo, che sentiamo nostro insieme alla lingua, ma anche con il farsi conoscere informando la nostra comunità ma anche informando riguardo alla nostra comunità. L’Italiano è fondamentale se vogliamo avere una comunicazione interculturale che costruisca ponti e reti tra i due paesi. L’amore per la nostra lingua madre è indiscutibile e perciò ci complimentiamo con tutte le associazioni che si impegnano molto nella organizzazione di scuole o corsi di lingua albanese.Indipendente e senza un colore politico, la nostra testata online e fatta di notizie, di saggi, di opinioni, di ricette di cucina, di promozione alle varie attività che le associazioni albanesi organizzano in tutta Italia, ecc.In breve, Albania News è senz’altro fatta di tanti colori, ma prima di tutti, è rosso e nera.”L’Intervento conclusivo di Matteo Zola ha per oggetto il percorso e l’adesione europea dell’Albania: “L’Albania, nel 2010 ha presentato domanda di adesione. Una domanda che, se accolta, avrebbe fatto dell’Albania un Paese candidato e non più un semplice candidato potenziale. Ma Bruxelles ha respinto la domanda, ritenendo insufficiente il livello di democraticità delle istituzioni albanesi e aggravando ulteriormente il suo giudizio a seguito dei disordini politici e dei fatti di Tirana del maggio scorso. La situazione, dunque, non è rosea. L’Albania, per avanzare nel processo di integrazione europea deve cambiare decisamente rotta politica. L’attuale premier Berisha ha stretto molte mani, da Bush a Berlusconi, ma – e lancio una provocazione – lo ha sempre fa
tto per interessi di arricchimento propri o di persone a lui vicine, costruendo un’oligarchia politico-affaristica che non divide la ricchezza con la popolazione.Poco fa ho detto dell’isolamento dell’Albania. Ebbene, le nazioni isolate (per causa propria o altrui) cercano dentro di sé la forza per riemergere. Nei Balcani questo si è associato al rimontare di un nazionalismo violento ed esclusivo. L’Albania non è, per fortuna, su questa strada anche se il nazionalismo albanese, con la sua vocazione irredentista, non va sottovalutato. Proprio l’irredentismo, che sembra più che altro uno strumento retorico in mano alla politica che un reale sentimento popolare, interseca l’Albania con il contesto balcanico: Kosovo e Macedonia sono due punti caldi dei Balcani di oggi e il governo albanese dovrebbe impegnarsi di più nella pacificazione dell’area. La pacificazione generale dei Balcani, cui i destini albanesi sono legati, renderà più facile l’ingresso dell’Albania nell’UE facendone una piccola grande nazione europea.”Non poteva mancare un’ultima riflessione insieme e Gerarta Ballo sul diritto di nazionalità per i bambini nati in Italia. Un tema caldo che tocca particolarmente chi è diventato genitore in Italia come Alushi, che da madre, riflette su questo diritto, partendo dall’etimologia della parola stessa:”Vorrei soffermarmi sull’etimologia della parola nazionalità, che deriva da nazione (dal latino natio, in italiano “nascita”) Quindi la nazionalità si dovrebbe acquisire automaticamente alla nascita e nel luogo della nascita, ma solo in Italia ancora non è così. Eppure a scuola, tra i vari diritti umani e di cittadinanza, insegnano il diritto alla nazionalità: mia nipote, nata in Italia, mi lesse qualche giorno fa, i diritti che aveva scritto sul suo quaderno e mi chiese molto spontaneamente perché lei non gode di questo diritto. E’ stato complicato spiegarle la difficoltà di ottenere un diritto elementare come la nazionalità alla nascita. È proprio difficile capacitarti che tuo figlio, nato a Bergamo, che parla non solo l’italiano con l’accento bergamasco, ma anche l’albanese con l’accento bergamasco, non si consideri a casa sua. Noi dobbiamo informarci sui nostri diritti quotidianamente e li dobbiamo esigere battendoci per essi. Noi dobbiamo capire che nasciamo con dei diritti e impariamo man mano a rispettare i doveri i quali sono ugualmente importanti. Insomma: se garantiamo ai nostri figli i diritti, possiamo insegnare e pretendere da loro, i doveri. Il contrario è insensato. A conclusione dell’incontro, il regista Erion Kadilli proietta un’anteprima di “L’Albania nel Cinema”, un modo nuovo di raccogliere e riproporre le rappresentazioni che sono state fatte del paese e dei suoi cittadini nel corso dei decenni sul grande schermo. Scene tratte da 80 film che spaziano dal Rossellini del ’42 al Jackie Brown di Tarantino passando per James Bond. La proiezione di quest’Albania esotica, misteriosa, a volte violenta e molto enigmatica viene seguita con sorrisi dal pubblico. Al posto della nostra terra chiusa, in cattività dal ferreo comunismo, prendeva vita sullo schermo un paese figlio delle fantasie dei registi, spesso divertente, che nulla aveva a che fare con il grigio che ci abitava, con le nostre vere usanze, con la nostra realtà di allora.