Il 13 ottobre di quest’anno gli albanesi nel mondo hanno ricordato il centenario della nascita di Millosh Gjergj Nikolla.
Decine di articoli in giornali d’Albania e dell’immigrazione dall’Inghilterra agli Stati Uniti all’Italia. Ma non solo. Centinaia di migliaia di post su Facebook che recitano “O’ si nuk kam nji grusht të fortë..” o “Na t’birt e shekullit të ri..”Scritti da persone di ogni età che abitano in una moltitudine di paesi diversi. Basta vedere la provenienza dei 23.440 iscritti alla pagina più popolare di Migjeni creata sul social network per eccellenza, Facebook appunto.
E colpisce pensare che si tratta di parole e pensiero di un ventenne che vediamo raffigurato in una foto in bianco a nero e che di lì a poco, a 27 anni non compiuti, sarebbe morto di tubercolosi a Torino, nel 1938.Vale allora la pena provare a indagare tra i versi di questo scutarino per tentare di capire quali corde nella sensibilità delle generazioni di albanesi che si sono nutriti della sua lirica abbia toccato. Può la sua poesia di ventenne parlare ai ventenni di oggi?Ci interroghiamo su questo, con l’interpretazione di Artin Picari, venerdì 25 novembre a Torino nella sala eventi della libreria Feltrinelli, all’interno della stazione ferroviaria Porta Nuova. Una stazione simbolo dell’immigrazione albanese in questa città, primo approdo torinese di migliaia di immigrati di prima generazione che hanno scelto Torino come città dove stabilirsi e piantare radici. In un viaggio iniziato giusto vent’anni fa. E sul quale non possiamo far mancare una riflessione, un racconto condiviso di esperienze sedimentate e speranze da far crescere. In un futuro che ora viene chiamato “seconda generazione”, ma ha un’identità ancora da capire, in bilico tra due paesi di cui non si sente pienamente cittadino.
Ma “un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via” ci dice Pavese.
E allora tentiamo di raccontare gli albanesi andati via da vent’anni, ma anche il paese dal quale sono andati via. Com’è l’Albania oggi? Cosa ne pensano i giovani che ogni anno vengono a compiere gli studi universitari in Italia? Ne parliamo con Sonila Alushi, giornalista del quotidiano Albanianews e con Matteo Zola, direttore del quotidiano EastJournal.
E non solo. Il regista Erion Kadilli presenterà in quest’incontro il suo lavoro “L’Albania nel Cinema”, un modo nuovo di raccogliere e riproporre le rappresentazioni che sono state fatte del paese e dei suoi cittadini nel corso dei decenni sul grande schermo. Scene tratte da 80 film che spaziano dal Rossellini del ’42 al Jackie Brown di Tarantino passando per James Bond.
Pezzi di identità, espressione e racconto in forme diverse di noi e del nostro posto nel mondo. Alla vigilia del centenario dell’Indipendenza.