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Home Vivi Italia

Salsa Marchionne in terra emiliana

di Pietro Tarozzi
20 Gennaio 2011
in Vivi Italia
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È strano un referendum quello nel quale se voti sì di fatto, ti autolicenzi (la Fiat ha creato una nuova società Newco senza però un trasferimento del ramo d’azienda, il referendum sarebbe quindi una barriera contro eventuali ricorsi giudiziari “clausola sociale” art.2112) mentre se voti no la minaccia è la delocalizzazione (decentramento produttivo come viene chiamata nel magico mondo dell’economia).

Lo spaccio di modernità, il passo in avanti verso la modernizzazione del paese, tanto decantata da argomentazioni trasversalmente abbraccianti il robusto pensiero della Tina (There is no alternative) sembrano piuttosto far fare all’Italia una capriola all’indietro, un ottantina d’anni circa nella storia del paese.

Le grida alla globalizzazione e al dover confrontarsi con il mercato mondiale sono sacrosante.

Ma lo è altrettanto domandarsi come un Ceo possa guadagnare quanto la quasi totalità dei suoi dipendenti in un paese e su tali profitti possedere anche il privilegio di pagare tasse irrisorie.

La globalizzazione ha le sue regole spietate ma dobbiamo ricordare, che anche il nostro paese ha le proprie ed hanno radici più profonde perchè sono il frutto di lotte, sofferenze ed emancipazione.

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La partita appena giocata da Fiat pone interrogativi sul futuro del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro CCLN e prefigura la sua scomparsa.Per chiarire le dinamiche poste in essere dai frangenti storici che stiamo vivendo è interessante la vicenda di una ditta di Campegine, in Emilia nella provincia reggiana.

La cooperativa Gfe (Gruppo Facchini Emiliani) fino a qualche tempo fa comprendeva 500 dipendenti in prevalenza stranieri (India, Pakistan, Sri-Lanka, Romania) e si occupava di logistica per conto di alcuni famosi marchi d’abbigliamento: Ralph Laurent, Chicco, Cisalfa e Intersport.

L’appalto (l’unico della cooperativa) era contratto con un altra ditta la Snatt che di fatto gestiva il servizio garantendosi manodopera a 4,95 euro l’ora, con malattie e infortuni non retribuiti.

Le nostre percezioni solitamente legano il lavoro a una condizione di vita dignitosa, l’indigenza alla sua assenza. In questo caso al lavoro evidentemente non corrispondeva un trattamento economico sufficiente a consentire una condizione di vita dignitosa dunque, nel Luglio dello scorso anno, i dipendenti della cooperativa scioperarono chiedendo che fosse applicato anche a loro il CCLN tramite un aumento nell’appalto con la Snatt che ovviamente rifiuta percorrendo altre strade.

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In Novembre si creano ex novo due cooperative la Emilux e Locos Job che subentrate all’appalto, tentarono di riassorbire il personale Gfe, nuovi colloqui di lavoro e nuove assunzioni ovviamente con contratti fuori dal CCLN.In contemporanea ai lavoratori vieniva recapitata una raccomandata nella quale li si informava della cessazione dell’attività produttiva, gli si intimava il divieto di entrare negli stabilimenti pena la dununciae si richiedeva il ritiro della denucia fatta a Luglio nei confronti della Snatt.

Come a Mirafiori, il gioco funziona, complice un permesso di soggiorno che lega al lavoro la possibilità di rimanere in Italia, i lavoratori si dividono.

Alcuni vengono riassorbiti dalle nuove cooperative, fra di loro le figure professionali più tutelate i responsabili di magazzino, altri circa 200, decidono invece di rimanere all’interno della Gfe dando vita a un presidio permanente davanti alla Snatt che dura dal 16 Dicembre.

Interessante notare come siano stati proprio i cittadini di origine straniera (molti detentori del semplice permesso di soggiorno) a non piegarsi al gioco della Snatt mentre agli altri, ex-colleghi, il destino ha consegnato meno personale e ritmi di lavoro decisamente più logoranti.

Ma la partita in questo caso prevede anche i supplemantari perchè i lavoratori in presidio, fanno domanda per potere usufruire degli ammortizzatori sociali. La Snatt, conforme alle sue maniere, propone allora la cassa integrazione a condizione del ritiro della denuncia.

Con la mediazione del sindacato Filt-Cgil si apre un tavolo con la Regione e la Provincia. Cassa integrazione in deroga per sei mesi. Nel mentre il 14 Dicembre il tribunale del lavoro di Reggio Emilia condanna la Gfe per condotta antisindacale peccato solo che il sistema appalto-subappalto nel suo complesso rimanga inalterato.La Snatt non viene scalfita e il suo Ceo Giovanni Fagioli, di cui la ditta è diretta emanazione, può continuare tranquillamente la propria partita tra Sace, Meta S.

P.

A e Banca Fin-Eco.

Dal 21 Dicembre il Cda della Gfe viene sfiduciato e la maggioranza passa ai lavoratori più attivi nella mobilitazione i quali si aspettavano di trovare tutta la decumentazione dei rapporti con la Snattnegli uffici della cooperativa.

Peccato che i documenti siano ancora tutti nello stabilimento Snatt. Chissa perchè?Ecco allora che lo spaccio di modernità che tutti propongono a gran voce suoni le note dell’ingiustizia, quelle che la legge dovrebbe tutelare e che la nostra Costituzione indica come fondamenta della Repubblica.


«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.»Pietro Calamandrei 1955

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