Il 27 novembre 2010 l’Osservatorio Balcani e Caucaso ha celebrato a Rovereto i dieci anni di attività con un incontro svoltosi nella Sala consiliare del Comune di Rovereto. Franco Tagliarini presente all’iniziativa ha preparato il seguente articolo per Albania News.
Non potevano mancare al decennale dell’Osservatorio Balcani e Caucaso, Andrea Miorandi, sindaco della città di Rovereto, l’Assessore alla Solidarietà internazionale e alla convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, il senatore Giorgio Tonini, il Professor Alberto Robol, reggente della Fondazione Opera Campana dei Caduti e il Presidente del Forum trentino per la Pace Michele Nardelli.
Dopo la proiezione di un video introduttivopreparato da Davide Sighele, ed un saluto del sindaco di Rovereto Andrea Miorandi, Luisa Chiodi, Direttrice scientifica dell’Osservatorio, ha tenuto una ampia relazione sull’attività della istituzione.
Ne pubblichiamo alcuni passi:«Dieci anni di lavoro sono un traguardo importante che merita di essere festeggiato insieme. Sono lieta che questo incontro avvenga nella città dove il progetto Osservatorio Balcani e Caucaso è nato e cresciuto e avvenga nella sala comunale, per eccellenza sededella democrazia cittadina. La paura è la cifra del tempo e dello spazio politico che abitiamo. È impaurita l’Europa che in questi giorni mostra di temere le conseguenze del suo stesso progetto di integrazione sovranazionale e vede una delle sue principali conquiste, la moneta unica, sotto attacco da fuori e da dentro i suoi confini. È impaurita l’Italia, incline ad usare gli immigrati per esorcizzare la propria insicurezza. Ciononostante, a macchia di leopardo, una parte del nostro paese, a cui riteniamo di appartenere, continua a lavorare e di fronte alla crisi si sforza di rilanciare, cercando nuove strade. A contatto con i Balcani, la Turchia e il Caucaso, per noi, il senso del progetto europeo non perde slancio. Nell’Adriatico e nel Mar Nero l’identità europea non si basa sul passato ma sull’adesione ad un progetto futuro. Qui l’Unione europea mantiene il significato di un progetto di pace e diritti oltre che di benessere e prosperità.
Così come in Italia, anche nei Balcani, in Turchia e nel Caucaso sono tanti i soggetti con cui è fondamentale continuare a costruire l’Europa, rilanciarne la sfida. Da dieci anni OBC dà voce a queste realtà, fa conoscere il loro impegno e le mette in relazione con la nostra società civile affinché il progetto europeo si rinnovi grazie alle relazioni tra territori.
L’attualità politica italiana con frequenza riporta ai Balcani ed al Caucaso l’attenzione dell’opinione pubblica europea sempre più riluttante all’idea di nuovi allargamenti.
Ancora oggi per la maggior parte dell’opinione pubblica italiana, e spesso anche per i giornalisti che devono informarla, è difficile persino la collocazione geografica delle sfide che vengono da est e di contro sono radicati i pregiudizi, le banalizzazioni, le teorie cospirative.
L’urgenza che anima il progetto di OBC dalle sue origini è quella di far sentire la voce dei nostri vicini, e trasformare con la conoscenza e con la passione le paure in relazioni territoriali, la geopolitica in integrazione europea, l’Europa delle sovranità nazionali in Europa delle minoranze, delle differenze, del metissage.
Osservatorio inizialmente si rivolgeva soprattutto ai volontari e professionisti della solidarietà internazionale – che l’amore per i Balcani l’avevano cresciuto sul campo. Oggi i nostri interlocutori sono studiosi; giornalisti; studenti; diplomatici; funzionari; politici; operatori economici; turisti e semplici curiosi. In questo variegato panorama mi preme sottolineare la presenza delle comunità immigrate. Gli est europei costituiscono la metà degli immigrati nel nostro paese e hanno un urgente bisogno di farsi conoscere ed apprezzare dalla società in cui vivono. Il sito di Osservatorio propone ai suoi 100mila utenti mensili chiavi di lettura delle trasformazione socio-politiche delle due regioni, ma anche percorsi per avvicinarsi loro attraverso la letteratura, il cinema, l’arte, la fotografia, i paesaggi, gli itinerari turistici. Scriviamo sì di diritti umani, di ambiente, di elaborazione del passato ma anche come si cucina il pranzo di capodanno in Armenia e quali sono i ritmi musicali più amati dai giovani bosniaci, di nuovo cinema rumeno, di dove va la letteratura albanese contemporanea. Tutto ciò favorisce l’integrazione dei migranti perché dare profondità significa restituire dignità, stimolare comprensione per le difficoltà e apprezzamento per la grande ricchezza culturale che contraddistingue queste regioni.
Dopo 10 anni di guerre alle porte di casa, con la nascita di quello che inizialmente si chiamava “Osservatorio sui Balcani” si creava finalmente un luogo di dibattito, scambio e approfondimento per la società civile italiana che si era mobilitata in sostegno delle popolazioni colpite dai conflitti.
L’intuizione con cui dieci anni fa OBC è nato continua a mostrarsi felice: per capire bisogna incrociare gli sguardi, stimolare continuamente la messa in discussione delle proprie narrazioni sulla realtà. Dal 2000 le analisi di Osservatorio sono l’espressione dello scambio tra chi nei Balcani, in Turchia e Caucaso ci è cresciuto, chi ci vive, chi per una ragione o un’altra se ne è andato e chi pur venendo da fuori se ne interessa per motivi di studio o lavoro. L’altra idea forte su cui si basa il successo di Osservatorio è stato il web. Essere online ci ha permesso fin dall’inizio di raggiungere una platea ampia e di creare un rapporto di interazione con i nostri lettori altrimenti impossibile. Nel tempo siamo cresciuti in professionalità. Pensandoci come vero e proprio laboratorio culturale abbiamo usato diversi strumenti di indagine e disseminazione del nostro lavoro con la realizzazione di documentari, ricerche, pubblicazioni scientifiche; incontrando migliaia di persone nelle serate pubbliche, nei convegni, nelle scuole e nelle aule universitarie; promuovendo iniziative di rilievo internazionale, come la conferenza del 2002 a Sarajevo; il simbolico viaggio lungo il Danubio fino a Belgrado nel 2003 e la conferenza a Vienna nel 2008.
Data l’occasione celebrativa lasciatemi aggiungere che lo sforzo di offrire una selezione del nostro lavoro anche in inglese ci è valso l’apprezzamento di uno dei più autorevoli esperti di Balcani al mondo, Tim Judah dell’Economist, che ha scritto: The Osservatorio site is fascinating. In the age of Google Translate everything the organisation publishes is accessible to non-Italian speakers, but it also boasts a comprehensive set of English-language pages. In addition much of the former Yugoslav stuff is published in BHS—a Balkan shorthand for “Bosnian-Croatian-Serbian,” a language once known as Serbo-Croatian.
Accanto agli attestati di stima, abbiamo ricevuto premi importanti. Accanto ad un sincero orgoglio, da questi risultati traiamo incoraggiamento verso nuovi traguardi e stimolo a migliorare. Così come un forte stimolo ci viene dalla società civile italiana che continua ad organizzare iniziative sui Balcani, la Turchia ed il Caucaso in ogni angolo del nostro paese.
In questo contesto Osservatorio si propone di continuare ad essere un soggetto-strumento per capire i processi di interdipendenza, iniziando dall’Europa e da noi stessi. Facendo dell’interdipendenza una grande occasione di arricchimento.
Il Trentino si è assunto una parte consistente dell’onere di consolidare l’Osservatorio nei suoi 10 anni di crescita. In primisla Fondazione Opera Campana dei Caduti offrendo accoglienza al nostro progetto, il Forum trentino per la pace e i diritti umani incoraggiandone le attività, il comune di Rovereto, la Regione Trentino Alto Adige, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto ma soprattutto la Provincia autonoma di Trento, garantendone il sostegno e la condivisione degli obiettivi.
La comunità trentina in senso lato mostra di aver chiaro che spetta a tutti occuparsi di relazioni internaz
ionali; che la paura è nemica della buona politica e per governare il cambiamento servono luoghi di elaborazione e scambio di conoscenza; che Rovereto città della pace non è uno slogan ma un lavoro quotidiano di costruzione di cultura della pace. Questa regione di frontiera, con una storia ed un presente multiculturale, si è dimostrata il luogo ideale per far crescere un osservatorio sui Balcani ed il Caucaso anche perché spassionata, senza contenziosi o recriminazioni nei rapporti con questi territori. Come mostra ogni anno la celebrazione del Giorno del Ricordo, invece, nel nostro paese la storia del nostro confine orientale attende ancora una elaborazione condivisa.
Abbiamo progetti ambiziosi per i prossimi anni: stiamo lavorando all’ideazione di un documentario sul Caucaso seguendo le orme del grande poeta russo Mandelstam; stiamo impostando una ricerca sui cosiddetti quasi-stati in Europa dalla Transnistria al Nagorno-Karabah in collaborazione con l’Accademia Europea di Bolzano; a vent’anni dall’inizio delle guerre di dissoluzione jugoslava vorremmo proporre un’ampia riflessione sull’esperienza della mobilitazione italiana per i Balcani che dagli anni ’90 arriva fino ad oggi.
Naturalmente continueremo a seguire l’attualità socio-politica delle due regioni e cercheremo di capire ad esempio dove ci porterà il nuovo Concetto strategico annunciato dalla NATO pochi giorni fa rispetto ai diritti umani in Caucaso viste le nuove relazioni con la Russia, o alla capacità di proiezione internazionale della Turchia per come è emersa proprio a Lisbona. Senza dubbio continueremo a seguire l’Unione Europea ed il suo allargamento.
Come 10 anni fa, ancora oggi, per Osservatorio l’integrazione europea resta la sola vera prospettiva di pace, non per i soli Balcani, la Turchia ed il Caucaso, ma per noi tutti» Sono seguiti brevi interventi degli ospiti ed un appuntamento per la festa al MART, dove Luka Zanoni, direttore della testata web Osservatorio Balcani e Caucaso,harivolto un ringraziamento a tutti gli amici, collaboratori e corrispondenti presenti e non alla festa dei dieci anni di OBC.«Dieci anni non sono pochi. Due lustri passati insieme, vissuti insieme. Oltre cento corrispondenti, migliaia di contatti e un gruppo di lavoro che si è allargato e professionalizzato.
Sapevo che sarebbe stato impossibile incontrare tutti, ex ed attuali corrispondenti, amici, lettori, collaboratori, persone che hanno contribuito in questi anni a costruire un pezzo di Osservatorio. Sabato 27 novembre a Rovereto siamo in tanti. Tante persone a cui per la prima volta è stato dato un volto, reale, concreto, fisico. Perché come ben sapete, lavorare sul web porta anche ad una certa abitudine alla virtualità dei contatti. Siamo abituati a lavorare con collaboratori che stanno a centinaia o migliaia di chilometri di distanza. Siamo abituati ad usare tutti gli strumenti della tecnologia web, ma alla fine manca il contatto fisico, lo sguardo nello sguardo, la stretta di mano. Il decennale di Osservatorio è stato anche questo. L’essere tutti insieme, il pomeriggioin redazione, dove ci siamo incontrati con i corrispondenti e con i collaboratori, poi nella sala del Comune di Rovereto, per la celebrazione ufficiale con le autorità della città e della Provincia di Trento, e infine alla festa, la sera, presso la caffetteria del Mart.
Condividere lo svago, ne sono convinto, rafforza lo spirito di gruppo, divertirsi insieme migliora il senso e il lavoro di una squadra. Perché si è squadra sia nei momenti difficile ma anche in quelli divertenti. E la nostra squadra è fatta anche di tutte quelle persone che anche se non sono riuscite a partecipare alla festa, anche se non hanno assistito al taglio della torta, erano con noi col pensiero e non hanno mancato di scrivercelo.
A tutti voi, amici, collaboratori e corrispondenti, a questa grande squadra che fa vincere premie porta apprezzamenti internazionali, un grazie meritato. Perché senza voi non saremmo quello siamo»