Sonila Alushi è andata oggi a Brembate di Sopra per accogliere il clima che si respira in questo paese in Provincia di Bergamo, dopo la scomparsa di Yara e l’accusa indebita a Mohammed Fikri, additando l’intera comunità marocchina. Sono in pochi a voler parlare della vicenda a una corrispondente insolita per un giornale dal nome AlbaniaNews.
Abbiamo tutti il gelo nel cuore in questi giorni tristi per la vicenda ancora irrisolta della piccola Yara. A Bergamo è calata una nebbia di malinconia che insieme alla neve e al freddo, ci fa sentire ancora più sconfortati. I nostri pensieri vanno prima a Yara con la speranza che sia viva e torni presto tra le braccia dei suoi genitori, e poi a loro e alla sua intera famiglia, al dolore e abbattimento che regna nella loro casa. Sono dieci giorni che con il fiato sospeso ci auguriamo di sentire buone notizie mentre la tensione cresce e con lei anche la paura. Siamo tutti più o meno genitori, zii, zie, nonni e da tali non possiamo che sentirci spaventati quando succedono fatti del genere, malgrado ciò, il razzismo e le espressioni di odio che molte persone esprimono senza pudore, non trovano giustificazioni e non saranno di conforto a questa famiglia.
Cartelli con scritte “Occhio per occhio e dente per dente” o “Marocchini tutti a casa loro”, “Marocchini fuori da Bergamo” ecc., sono apparsi nel Paese di Yara nonostante le raccomandazioni della famiglia di non aggiungere violenza alla violenza. Brembate di Sopra è un Paese nelle vicinanze di Bergamo dove Lega Nord ha il sostegno del 62% della popolazione autoctona. Il Sindaco, leghista anche lui, ha cercato di mantenere la calma e ha fatto togliere dai terrazzi, dalle finestre e auto queste scritte che di violenza ne esprimevano tantissima. In questi momenti, appare in qualche finestra la bandiera italiana e dappertutto ci sono gli adesivi dello stemma di Lega Nord. È ovvio checriminalizzare un’intera comunità, non vendicherà la scomparsa della piccola. I pregiudizi, la rabbia e l’odio, diversamente da come credono queste persone, non possono e non potranno mai fare giustizia.
I media, specialmente quelli televisivi, hanno giocato un ruolo molto importante nell’incoraggiare questi atti vergognosi. Definendo questo giovane uomo “il marocchino”, hanno dato così tanta importanza alla sua provenienza e scatenato ancora di più l’odio latente verso lo straniero nelle case di molti italiani. Codesti giornalisti professionisti hanno scelto questo particolare aspetto da ingrandire ed esaltare, senza invece, specificare bene il fatto che questa persona è allo stato di fermo e non allo stato di arresto, per cui ancora innocente fino a prova contraria. Si apprende ora che la difesa di Mohammed Fikri, il ragazzo indagato, ha chiesto la scarcerazione “per mancanza di gravi indizi di colpevolezza”.”Hanno solo l’intercettazione e alcuni elementi ancora più deboli”. Lo ha dichiarato l’avvocato Giovanni Fedeli e la sua collega Roberta Barbieri che assistono Mohamed. Il quadro degli inquirenti si basava su poche parole intercettate nelle conversazioni telefoniche. Parole che non hanno trovato conferme nell’interrogatorio affrontato dall’indagato in stato di fermo. Quindi niente prove, niente conferme, eppure molti mediadanno in pasto lui e un intera comunità all’odio e alla xenofobia latente in Italia! Questo affrettarsi di dare come notizie “voci di corridoio”, usando un linguaggio allarmistico, ed enfatizzando sempre più le vicende di cronaca nera con al centro un immigrato, non fa altro che alimentare le contrapposizioni, i conflitti e l’odio tra i cittadini. Questo modo di impostare la notizia, ha influenzato il modo di percepire i fatti e l’accaduto inducendo l’opinione pubblica ad assimilare sempre più il messaggio di pericolo e di paura verso gli immigrati. Infatti, la preoccupazione per la sicurezza è in crescita anche se in Italia dal 2000 ad oggi, si assiste ad una progressiva riduzione del numero di omicidi, che secondo “Cento Statistiche per il paese”, pubblicazione dell’ISTAT nel 2008, passano da 13,1 a 10,3 per milione di abitanti, mentre è in crescita il numero degli immigrati sul territorio. Sono forse gli stranieri gli autori della maggior parte dei reati? Nient’affatto se guardiamo i dati del rapporto EURES-ANSA 2007 sull’omicidio volontario in Italia: il totale dei delitti attribuiti agli stranieri può essere considerato marginale rispetto a quello degli italiani. Al Nord prevale l’omicidio familiare che muove un omicidio su due, seguito dagli omicidi della criminalità comune. Al Centro il primo ambito è quello familiare, con il 46,3% dei delitti consumati; al secondo posto gli omicidi fra conoscenti, seguiti da quelli compiuti dalla criminalità comune o occasionale. Al Sud il primo ambito è quello della criminalità organizzata, seguito dall’aumento dei delitti compiuti dalla criminalità comune e infine quelli in ambito familiare. L’edizione del 2003 dello stesso rapporto, ci fornisce anche il profilo dell’autore: nella stragrande maggioranza dei casi il killer è un uomo italiano tra i 25 e i 34 anni, e gli autori over 65 si incontrano soprattutto negli omicidi in famiglia, sul lavoro e nel vicinato. Nel 20% dei casi il killer è agricoltore, bracciante o operaio, nel 15,8% un commerciante, imprenditore o libero professionista. In altre parole, applicando l’allarmismo dei media: se per strada vedete un giovane italiano in tutta verde o blu, chiamate subito la polizia, o meglio, fattevi giustizia da soli. Di sicuro è un assassino.
I dati parlano chiaro eppure il sentimento di avversione nei confronti degli immigrati, aumenta e con essa anche la paura! È necessario urgentemente che i media si responsabilizzino, raccontando i fatti veri con un linguaggio che non suoni bellico, ma adeguato di modo che non scateni reazioni esasperate come quelle degli ultimi giorni di cui siamo tutti testimoni.Il clima cupo che si è creato, è molto preoccupante e noi immigrati ci sentiamo profondamente offesi dall’immagine che emerge di questo modo da moltissimi media italiani. Siamo molto risentiti di essere considerati una presenza negativa a prescindere da ciò che siamo, ciò che facciamo e dal contributo che diamo alla società italiana. Di una cosa non c’e’ nessun dubbio: extracomunitari e non, cittadini di Bergamo, cittadini di tutta l’Italia, stiamo pregando o sperando che Yara torni a casa restituendo la serenità a quella famiglia e a tutti noi. Oggi sono quì a Brembate di Sopra ed ascoltando alcune persone del luogo, ho saputo che nella casa della piccola entrano ed escono tanti amici e familiari che trovano due genitori forti e ottimisti. La mamma di Yara esce spesso a offrire il caffè agli agenti di polizia locale e ripete continuamente alle persone fuori casa di stare calmi e non reagire in modo aggressivo. Ricordiamolo tutti che la persona più ferita e addolorata in questa situazione è la madre e lei ha detto: “Non aggiungete violenza alla violenza, ne ora, ne mai”.