La visita del Presidente albanese Bamir Topi in 5 città italiane, Antrodocco, Rieti, Prato, Pistoia e Firenze, tra il 20 e 22 novembre scorso, ha portato non solo l’immagine istituzionale e formale del Capo dello Stato, ma ha anche sollecitato nuove realtà che la comunità albanese si prepara a vivere negli anni a venire.
Il Presidente Topi e la delegazione che lo accompagnava sono stati accolti dalle autorità locali con interesse e considerazioni propositive sulle politiche di cooperazione tra i due Stati e i concittadini albanesi e italiani, come si è più volte ripetuto durante gli incontri istituzionali. In più di una occasione, si è fatto vivo il sentimento d’orgoglio e la voglia di riconoscersi nel Capo dello Stato, insieme a quella di partecipare, politicamente e sentimentalmente, constata dalla stessa delegazione che hanno sentito il calore della “shqiptaria” nelle comunità di Prato e nei giovani del gruppo cattolico di Pistoia, “Vëllazëria Rinore e Zemrës së Krishtit”, che da mesi preparavano la festa e la pioggia incessante non li ha fermati. “Si è dato spazio ai giovani, alla musica e all’entusiasmo accompagnato dalle bandiere tricolore e quella albanese”, hanno dichiarato le personalità presenti a Pistoia. Invece, per costruire insieme un dialogo sempre più profondo e una politica di comunanza, come ha detto il Sindaco di Pistoia Berti: “è necessario mettersi le scarpe nuove”. La Regione Toscana ha definito la visita del Capo di Stato albanese “di particolare importanza per lo sviluppo delle relazioni in tutti i settori tra i due Paesi, mettendo in risalto il ruolo considerevole degli immigrati albanesi in Italia che hanno dato un contributo effettivo ad approfondire la tradizionale amicizia e le relazioni albanese-italiano”. Infatti, più volte a Prato e Firenze vengono ricordati i progressi fatti dalle due nazioni negli ultimi anni, e il Presidente Topi non ha perso l’occasione durante la sua visita per invitare tutti a scoprire l’Albania sia con interesse turistico che economico, sottolineando l’importanza di aumentare la presenza degli investitori.
La Toscana diventa terreno per una nuova “Rinascita”, dove diritto e immigrazione fanno da lanterna. È esauriente riportare la frase di don Ciotti alla Festa di Pistoia in cui afferma che “non basta essere credenti, ma credibili”. È proprio su questa credibilità da parte delle cariche politiche, istituzionali, culturali ed economiche che è necessario soffermarsi per esaminare le necessità che i cittadini riflettono a loro. Non a caso, il tema dominante a Pistoia è l’immigrato e il suo mondo nuovo. Si consolidano i risultati raggiunti e si stabilisce che quella albanese è ormai una comunità ampiamente integrata che soffre ancora della mancanza di diritti e riconoscimenti che spesso volutamente rimangono in fasi ambigue. Si ricordano le sofferenze, le morti sul lavoro, le mancanze e le ingiustizie a livelli legislativo, si cercano basi nuove per migliorare e costruire un futuro dove nessuno viene escluso, e ci cerca di allontanare la tendenza ad approfittarsi. Basti pensare alla motivazione scandalosa di una sentenza del Tribunale di Torino dell’ottobre scorso sulla morte di un operaio albanese che varrebbe un decimo di quella di un suo collega italiano. Risuonano negli incontri le parole “giustizia e uguaglianza- sorpasso dei confini geografici – legalità – patto sociale – gradini fatti” ecc. Tutto ciò riflette il bisogno di spinte nuove nelle politiche di immigrazione in Italia, come anche in Albania. Basta ricordare che rimangono tutt’ora irrisolte le questioni sulla cittadinanza, soprattutto di quei piccoli italo- albanesi che pur essendo nati in Italia, per diventare cittadini devono aspettare la maggiore età, dichiarare di volerlo essere entro un anno e aspettare a lungo la risposta. Legge questa datata a febbraio 1992 che rende la vita difficile ai 400 mila non-italiani nati in Italia. Anche in Albania mancano le azioni per agevolare il ritorno degli emigranti albanesi che decidono di farlo. È dal 2004 che ci sono state iniziative sulle politiche di Brain Gain, ossia, di “rientro dei cervelli”, un processo che rende l’esperienza e la competenza degli albanesi qualificati all’estero importante per lo sviluppo in tutti i settori in Albania. A questa pratica del governo manca un sistema chiaro, un ambiente competitivo, informazioni adeguate sulle opportunità di lavoro, strutture che si occupino della sicurezza sociale e finanziaria, come anche un importantissimo collegamento con il settore privato. Vanno aggiunte poi le mancanze di programmi di riqualificazione delle professionalità, ossia per i lavoratori che hanno compiuto anni di esperienza in un settore operativo all’estero e che vorrebbero rientrare e lavorare nello stesso settore in Albania. “A tal fine sono necessarie anche aggiornamenti di formazione professionale sia per chi rientra che per gli stessi residenti”- informano le politiche di sviluppo europee. Sono tutte questioni che evidentemente vanno al di là della visita del Presidente, che ricordiamo, come capo di Stato, secondo l’articolo 86 della Costituzione della Repubblica di Albania, rappresenta l’unità del popolo albanese, il 30% dei quali vive ormai da anni all’estero. È proprio questa numero consistente, indispensabili per lo sviluppo in Albania, che collega il Presidente con la realtà degli emigranti. È significante menzionare che secondo recenti sondaggi ottenuti in collaborazione con la Caritas italiana, almeno il 23% di loro pensa di fare ritorno in un futuro non lontano. Non ci rimane che attendere nuovi incontri con lo stesso entusiasmo, pieni soltanto del sentimento della “albanesità”, ma anche di scambi di richieste e riconoscimenti politici.