Una raccolta di quattordici ritratti folgoranti che raccontano la tragicommedia di chi si sente in trappola, costretto a rimanere immobile o proteso per sempre verso infinite terre promesse.
La scrittrice albanese Ornela Vorpsi presenta il suo libro Bevete Cacao Van Houten (Einaudi, 2010) sabato 18 settembre 2010 alle ore 18.30, presso lo Spazio Incontri di Piazza San Carlo a Torino, nell’ambito della manifestazione Portici di Carta, promossa dalla Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura. Conducono l’incontro Cecilia Cognigni (Biblioteche Civiche Torinesi), e Benko Gjata (giornalista, corrispondente accreditato A.
T.
A. in Italia). L’evento, organizzato dalle Biblioteche Civiche Torinesi in collaborazione con l’Associazione Culturale Italo-Albanese Vatra e la casa editrice Einaudi, è stato realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica d’Albania in Italia, della Federazione delle Associazioni Albanesi, Italo-Albanesi e Arbereshe del Piemonte, dell’Associazione Culturale Shkodra Life e dell’Ufficio di Rappresentanza della C.
C.
I.
A. di Tirana a Torino.
Ornela Vorpsi
Ornela Vorpsi (Tirana, 1968) ha studiato Belle Arti in Albania, e, dal 1991, all’Accademia di Brera. Dal 1997 vive a Parigi. È fotografa, pittrice e videoartista. In Italia ha pubblicato Il paese dove non si muore mai (Einaudi 2005; Premio Grinzane Cavour opera prima, Premio Viareggio Culture europee, Premio Vigevano, Premio Rapallo opera prima, Premio Elio Vittorini opera prima), Vetri rosa (Nottetempo 2006) e La mano che non mordi (Einaudi 2007; Premio per la letteratura di viaggio l’Albatros città di Palestrina, Premio Città di Tropea). È stata segnalata tra i 35 migliori scrittori europei nell’antologia Best European Fiction curata da Aleksandar Hemon (Dalkey Achive Press 2010). “Bevete Cacao Van Houten!”
Quando si nasce nella «prigione chiamata Albania», esistono solo due modi di orientare lo sguardo. Nel pittore Petraq c’è lo sguardo basso di chi si vergogna della propria vecchiaia. Poi ci sono gli occhi puntati verso formidabili orizzonti: quelli di Gazi che attraversa l’Adriatico e sogna di portare la sua musica in Italia, in Francia, negli Stati Uniti; di Teuta mentre stropiccia il foglietto su cui è segnato l’indirizzo che dovrebbe accoglierla a Roma; di Sabrina inghiottita dal mare e di Lumturi che si nutre delle pagine di Proust e Stendhal. Complice un tempo che sembra eterno, l’Albania smette di essere prigione per diventare limbo, uno stato transitorio nel quale si sopravvive coltivando «promesse d’altrove», fino al giorno in cui si parte davvero. Ed ecco finalmente «il paese dei miracoli», un luogo in cui la bellezza femminile non è più dannazione ma fortuna, il pesce non ha lische e le scatole di tè racchiudono prodigi mai sentiti. Ma l’autrice di questi 14 racconti, che ha lasciato Tirana a 22 anni e ha scelto di scrivere in italiano, ha inventato un altro sguardo: obliquo, che gioca a ribaltare le ovvietà della lingua e dell’esistenza. Coniugando crudeltà e tenerezza, Ornela Vorpsi ritrae quell’essere meraviglioso e fragile che è l’umano, capace di vendersi al prezzo di un sogno, persino nel momento dell’ultimo respiro. Una scrittura spietata e intrisa di ironia, animata da una lingua unica, ricca di potenza simbolica, che fa dell’assenza di radici la sua forza e trasforma lo spaesamento in strumento di conoscenza.