Nella sua intensa vita culturale la bella città di Torino ha saputo includere gli stranieri, così come questi ultimi hanno saputo costruire all’interno della città il proprio spazio. Tra essi, in particolare, gli albanesi hanno creato svariate associazioni che organizzano continuamente attività culturali, incontri e dibattiti.
Una di queste è Vatra, promotrice di molti eventi, che conta tra le sue fila membri appassionati come Benko Gjata. Ma non solo: l’imprenditore Hajri Kaci allestisce dal 2004 concerti dal titolo “Shqip Këndoj” a cui partecipano i più famosi cantanti di musica leggera e popolare albanese, mentre sul piano dell’informazione c’è la pagina internet Qyteti i Torinos (che trovate su www.comune.torino.it/sq ), con notizie in lingua albanese che riguardano Torino ma non solo, curata dal giornalista Blenti Shehaj. Un ottimo quadro globale, quindi, che è la risultante dell’impegno mostrato dagli albanesi, ma senza dubbio anche dell’appoggio offerto dalle autorità locali, cosa che manca in altre grandi città italiane come Roma o Milano e che siamo abituati a trovare solo nelle piccole realtà.
E in questo quadro si è inserito da circa due mesi un nuovo mezzo di comunicazione per i circa 45 mila albanesi che vivono in Piemonte: la trasmissione radiofonica “Shqip in Torino”, frutto dell’incontro tra le idee di Rino Cassese, editore di Radio Torino International, e quelle della giovane giornalista albanese Gerarta Ballo.
La trasmissione per ora si occupa soprattutto della comunità albanese in Italia, con l’aggiunta di notizie dal Piemonte e dall’Albania. Il tutto accompagnato da musica albanese, mediterranea e internazionale, che occupa in tutto cinque ore e mezza della giornata.La scelta delle notizie così come la conduzione in studio è curata da Gerarta, per gli amici Geri: giovane, mora, occhi verdi e un sorriso dolce.
Ha passato l’infanzia a Tirana, l’adolescenza a Cuneo e oggi vive a Torino, dove studia scienze politiche. Però a Geri la definizione “studentessa” sta davvero molto stretta. Da quando si è trasferita a Torino, accanto agli studi ha sempre lavorato: insegna inglese, scrive per diverse redazioni locali, ha dato vita all’associazione “Youthink” con la quale organizza attività culturali, dedicando un posto particolare all’arte e alla cultura albanese. Perché Geri fa parte di quei giovani attivi che non solo partecipano ad attività sull’Albania, ma le organizzano. Anche se è arrivata qui a soli 11 anni, si sente molto legata al suo paese d’origine, dove torna alcune volte l’anno e di cui, anche per il lavoro che fa, segue regolarmente gli sviluppi.
L’abbiamo incontrata per farci raccontare qualcosa in più sulla sua trasmissione “Shqip in Torino” e su di lei.
Bota Shqiptare: Cos’è “Shqip in Torino”?
La trasmissione “Shqip in Torino” è frutto dell’incontro tra le mie idee e quelle di Rino Cassese, editore di Radio Torino International, che ha preso in mano una storica emittente piemontese degli anni ‘70 e ’80, facendola diventare l’unica radio italiana interamente dedicata alle comunità di immigrati presenti nel territorio piemontese e non. Attualmente come ore di programmazione l’albanese è la lingua alla quale viene dedicato maggiore spazio, accanto a quella rumena, i cui ascoltatori compongono la comunità immigrata più numerosa del Piemonte. Più nel dettaglio, gli orari in cui si può ascoltare musica albanese ogni giorno sono i seguenti:
- 08:30-09:30 Musica albanese
- 12.30-13:00 Musica albanese
- 13.00-14:30 “Shqip in Torino” con Gerarta Ballo
- 14:30-16:00 ‘Mediterraneo’ curato da dj Rinis, con musica albanese e mediterranea
- 20:00-21:00 Musica albanese
Tu conduci la trasmissione in studio. Ti occupi anche di scegliere le notizie e decidi la linea editoriale?
La trasmissione richiede il mio impegno a 360°, sia come giornalista che cerca e seleziona i contenuti, sia come speaker, sia come regista del programma. Riporto ai miei ascoltatori ogni giorno notizie dall’Albania, dall’Italia ma anche dal resto del mondo, scegliendo quelle che desidererei commentare con loro. L’idea è quella di trovare news e argomenti di conversazione originali o quantomeno di trattare argomenti comuni in modo nuovo. Ciò per evitare la sensazione di “già sentito” siccome chi ascolta è già informato dei fatti sia italiani che albanesi attraverso internet e attraverso il collegamento satellitare con le tv dell’Albania.
Per quanto riguarda, invece, la parte musicale, per ora si tratta di costruire un archivio che contenga un po’ tutti i generi albanesi e in futuro si tratterà di scegliere gli spazi da dedicare a ciascuno. Dell’archivio si occupa Rinis Damo, un ragazzo di 26 anni, che da quando è arrivato a Torino per studiare, si è anche dedicato all’organizzazione di feste, affollate di giovani albanesi che riscoprono il piacere di ritrovarsi danzando sui ritmi della musica tradizionale del loro paese ma anche di quella internazionale.
“Shqip in Torino” si rivolge ai giovani albanesi che sono praticamente cresciuti qui o ai più grandi, appartenenti alla prima generazione di immigrati? E quanto contano questi due diversi profili di ascoltatori nella scelta delle notizie e della musica?
Per ora credo sia molto difficile capire quale tra questi due gruppi ascolti maggiormente “Shqip in Torino”. Sicuramente posso dire che i giovani sono coloro che partecipano di più, sia inviando sms al numero 327 028 43 56, che io leggo in diretta, sia scrivendo commenti, considerazioni e consigli nella pagina di “Shqip in Torino” su Facebook.
La maggior parte dei giovani chiede di ascoltare brani nuovi, possibilmente appena usciti in Albania, mentre la mia impressione è che la generazione più grande preferirebbe ascoltare le canzoni “vecchie”, nelle versioni originali e non riarrangiate o riproposte da altri cantanti giovani. Queste preferenze divergenti diventano, comunque, spunti per costruire un programma il più ricco e il più variegato possibile, che mette al centro l’interazione con il pubblico.
Com’è andato questo primo periodo? Il pubblico si mostra interessato ad intervenire in trasmissione?
Nel corso di questi primi due mesi di programmazione si è trattato di costruire un rapporto con gli ascoltatori. Il pubblico era inizialmente un po’ timido. Poi, con il passare dei giorni, abbiamo stabilito un buon feeling: gli ascoltatori mi chiedono ora di poter partecipare alla trasmissione scegliendo loro stessi uno o più brani da trasmettere, sul modello “una canzone per te”, oppure proponendo un tema di cui discutere insieme. Inoltre sono immancabili ogni giorno i messaggi di saluti agli amici, ma anche quelli di complimenti al programma. Senza trascurare i temi seri e di forte attualità: un argomento che raccoglie sempre molti commenti è, per esempio, quello sull’entrata dell’Albania nell’Unione Europea, che accende dibattiti legati alla liberalizzazione dei visti, al momento opportuno per entrare e alle possibili conseguenze per gli albanesi che vivono nei paesi europei.
Quando sei arrivata in Italia e qual è il percorso che ti ha portata a fare tutto ciò che fai oggi?
Ho vissuto a Tirana fino all’età di 11 anni. Poi, appena terminata la quinta elementare, all’inizio dell’estate, sono venuta in Italia tramite un ricongiungimento familiare con mia mamma, che lavorava a Cuneo da qualche anno. Nei mesi estivi ho avuto la possibilità di ambientarmi nella mia nuova città frequentando l’oratorio salesiano. Poi sono iniziate le medie e la mia vita cuneese ha preso il via.
Mi sono spostata a Torino per iscrivermi alla facoltà di Scienze Politiche, indirizzo Studi Internazionali. Intanto ho iniziato a mantenermi insegnando inglese incorsi della Regione e poi sono approdata nelle redazioni di alcuni giornali e siti internet. Tra i tanti per cui ho scritto in passato e per cui scrivo tuttora, vorrei ricordare digi.to.it, la comunità dei giovani torinesi, ma anche la redazione torinese del blog in sei lingue Cafébabel.
Sono due realtà giovani e vivaci, che mi hanno permesso di imparare molto. Così come è stato istruttivo creare l‘associazione interculturale “Youthink”, attraverso la quale siamo riusciti a realizzare progetti culturali che mi stavano a cuore, soprattutto legati all’arte albanese. Spero comunque che le attività più intense ed interessanti siano quelle che ci attendono nel prossimo futuro, anche perché trovo Torino molto stimolante dal punto di vista culturale.
Ti senti legata all’Albania? Ha influito sulla tua formazione l’essere albanese?
Mi sento legatissima all’Albania da sempre. Questa, però, è una cosa che scopri quando lasci il tuo paese. A me è successo di andare in vacanza per 4 mesi da mia zia in Israele quando avevo più o meno otto anni ed è lì che ho scoperto quanto fossi legata all’Albania. Ero spesso malinconica e dicevo con convinzione di capire bene a quel punto cosa provavano i patrioti albanesi costretti a vivere in esilio nel corso del nostro Risorgimento.
Ritornata a Tirana, ricordo di aver scritto una poesia intitolata “Malli per Shqiperine” (Nostalgia dell’Albania), che ho letto ad un concorso di poesia per scuole elementari e che ha suscitato l’ilarità della giuria perché era l’unica poesia scritta da uno studente e affrontava un tema così “da grandi” da non risultare credibile come opera di una bambina della terza elementare.
Poi sono venuta in Italia e di nuovo il mio legame con l’Albania è saltato fuori in modo acuto: l’ansia infinita per i fatti del ’97 e il grande dolore provato durante la guerra del Kosovo, ma anche le mie spiegazioni appassionate e a volte gli scontri verbali con amici e conoscenti che volevano scoprire il mio paese oppure pensavano già di conoscerlo attraverso un servizio al tg o l’ultimo fatto di cronaca.
Ma la parte più importante dell’essere una persona la cui vita si divide tra due paesi è la particolare visione della realtà e delle identità che si viene a formare. In questo senso mi rendo conto della grande ricchezza di punti di vista, conoscenze e prospettive che l’esperienza dell’immigrazione ha portato nella mia vita, permettendomi di guardare il mondo con una varietà di lenti e colori che sono essenziali per il mio lavoro, ma ancora di più per vivere bene.
Qual è l’aspetto della tua esperienza radiofonica che preferisci: l’attività giornalistica o la conduzione della trasmissione?
Al mio primo colloquio con l’editore di Radio Torino International sono andata come giornalista, visto che lui cercava qualcuno che curasse i contenuti dello spazio riservato alla comunità albanese. Solo dopo averlo incontrato e dopo avergli spiegato la mia idea di trasmissione, ovvero come avrei gestito io questo spazio, Cassese mi ha chiesto di condurre la trasmissione in diretta. E’ stata sicuramente una soddisfazione, ma anche una sfida per chi, come me, non aveva mai lavorato prima in radio.
Ora questa nuova esperienza sta iniziando a piacermi. Cerco di curare in modo particolare la conduzione perchè l’attività puramente giornalistica è già parte del mio quotidiano e riesco a gestirla meglio. Comunque penso di avere ancora molto da imparare su entrambi i fronti e mi applico per riuscirci.
Cosa pensi che farai ‘da grande’? L’Albania fa parte dei tuoi progetti?
In Albania sono sempre andata almeno un paio di volte all’anno, ma gli utlimi anni sono riuscita a farci un salto anche tre o quattro volte. Da grande spero che continuerò a scrivere, perchè è una mia grande passione, così come lo è anche ideare e organizzare eventi culturali. Ma non mi dispiacerebbe anche l’idea di intraprendere la carriera diplomatica, ideale prosecuzione dei miei studi universitari. In ogni caso, l’Albania fa sempre parte dei miei progetti, nel modo più naturale possibile, ovvero perché il mondo culturale, letterario, politico e artistico albanese entra nella mia quotidianità. Per questo sicuramente ha un grande merito mia madre, che ha sempre coltivato in me la scoperta dell’ ”albanesità” di cui parlavo prima. E una delle conseguenze è la passione e l’impegno con cui mi sto dedicando oggi al progetto “Shqip in Torino”.