Irida Gjergji ti sorride con un una certa timidezza, come volesse scusarsi per aver osato esprimere un proprio sentimento.
Per questo incontrandola, si sente il bisogno di venirle incontro a braccia aperte, per farla sentire subito a proprio agio. Così è stato.
Anche se Irida ha dimostrato già da piccola di avere carattere e idee precise. A sei anni vuole per regalo non una bambola, ma un violino. E i nonni l’hanno accontentata.
Racconta: “Vivevo a Durazzo a casa loro, insieme ai miei zii. I miei genitori, impegnati col lavoro tutti i giorni, per non lasciarmi sola, mi hanno affidata a loro.
Mi trovavo bene nel loro ambiente, perché si respirava un’atmosfera artistica. Chi dipingeva, chi scriveva ed io cominciavo a destreggiarmi col violino.”
C’è un episodio che dimostra la sua risolutezza.
“In quel tempo c’era una insegnante che andava nelle case del nostro quartiere per prendere i nomi dei bambini che avrebbero dovuto iscriversi nella scuola elementare più vicina. Io mi sono impuntata e ho proibito al nonno di dare il mio nome, perché avevo altro in mente. Volevo frequentare la scuola di musica. Il risultato è stato che i miei nonni dovevano accompagnarmi in quella scuola che distava 20 minuti a piedi per molti anni”
Raggiunto il suo sogno, si sentiva felice. Infatti, essendo molto piccola, non poteva avvertire il peso della dittatura allora incombente.
La sua famiglia, al contrario, da quella dittatura veniva perseguitata per vendicarsi di una vicenda che la riguardava da vicino: un loro zio era emigrato senza lasciare traccia.
“Senza la musica non sarei quella che sono. Fa parte di me. Privata della musica non mi sembrerebbe di vivere.
Aveva iniziato studiando il violino e ha proseguito i studi laureandosi in viola al Conservatorio di Musica di Pescara.
Intervista a Irida Gjergji
Oltre alla musica ha scelto di diventare anche attrice? Come mai?
“Tutto è nato per caso. Ero a casa del mio maestro, che aveva una vasta libreria. Mi colpì un libro di Carmelo Bene, che tra l’altro diceva: diffidate degli attori che non sanno nulla di musica.
Quella frase mi ha colpito ed è scattata dentro di me una molla: capii che anche quella poteva essere la mia strada”
Mi sembri una persona inquieta, continuamente alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Sì in realtà sono molto bramosa di imparare e interessata a tutto ciò che mi circonda. Mi considero una nomade. Riguardo la musica, ondeggio tra quella dell’avanguardia e le musiche di Monteverdi
Cosa provi quando devi salire sul palcoscenico?
Fino a che sono dietro le quinte ho una grande paura, vorrei fuggire, poi una volta sul palcoscenico mi sento tranquilla perché capisco che quello è il posto per me. E’ la mia casa
Quale è lo spettacolo al quale sei più legata?
Sarabanda Postcomunista,una biografia traslata sul tema delle radici , in cui si parla di emigrazione, della mia infanzia in Albania e di molto altro.
In quella occasione ho potuto conoscere molti bravi artisti albanesi
Il 5. Luglio sarà presentato a Pontassieve (Fi) per il Festival dei Mondi.
Cosa è il successo per te?
È riuscire a fare nella vita quello che vuoi fare.
Come ti autodefiniresti?
Mi considero come un prodotto chimico; ogni esperienza mi trasforma in bene o in male, cercando di tenere accesa sempre la macchina dello stupore.
Quali i tuoi interessi?
Sembro banale, mi piace leggere soprattutto romanzi, viaggiare anche se solo col sogno.
E l’Albania cosa rappresenta per te?
Sono di Durazzo. L’ Albania rappresenta la parte più bella della mia vita. La mia giovinezza è stata semplicemente felice.
Come ti mantieni?
Facendo concerti e progetti di musica per le scuole.
Quali i tuoi progetti per il futuro?
Ho un nuovo progetto in solo: Nostos. Un cortocircuito geografico di sonorità che partono dai Balcani per raggiungere il mediterraneo e il Medio Oriente. Per solo viola voce e electronics.
(In greco “ritorno” si dice Nòstos. Álgos significa “sofferenza”. La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.)
Questa sera a cinema L’Aquila di Roma ci sarà la prima di un film MACBETH NEO FILM OPERA dove hai partecipato anche tu. Di che si tratta?
E’ un film di Daniele Campea, un giovane promettente regista con il quale ho avuto la fortuna di lavorare nel ruolo di Lady Macbeth, insieme a molti altri attori che stimo tanto.
Non c’è una pausa nel cammino variegato di Irida.
La sua tenacia, la inesauribile voglia di imparare, di non stancarsi mai di ricercare il bello, saranno compensate da un meritato successo.