Quando arrivava l’estate, la cosa che avevamo in comune con i ragazzi di oggi, era specialmente, la gioia di avere terminato la scuola e questo, è da considerare un fattore rilevante.
Di una misura un po’ diversa, confrontandole con quelle dei giorni odierni, erano state le difficoltà affrontate durante il ferreo anno scolastico, la disciplina nello studio, sul comportamento, il fatto di essersi imbattuti nella linea rigida dell’insegnamento in generale. Quel sistema scolastico esigeva un impegno totale e serio da parte nostra,in quanto, pilastro della società albanese di quei tempi. Detto questo, a tale sistema scolastico, noi, appartenenti alla generazione degli anni ’80 in Albania ( ed anche coloro, un po’ più avanti di noi in età..), dobbiamo tanto. Ci ritroviamo tuttora i suoi effetti positivi e questo non lo possiamo negare.
Con gli amici delle scuole medie, ci mettevamo d’accordo a frequentare insieme i centri estivi, organizzati sia nella nostra città, a Tirana (quelli diurni) oppure in colonia, a Durazzo, per una settimana, dieci giorni, non allontanandoci dunque, più di tanto dalla nostra città.
Erano delle belle esperienze, quelle delle colonie al mare,con tutte le limitazioni in ciò che offrivano, ma per noi ragazzi, la bella compagnia, il fatto di essere usciti da soli, senza la famiglia dietro e, la spensieratezza dell’età di per sé, contribuivano a compensare tutto il resto.. In più, lì potevamo conoscere dei ragazzi provenienti da tutta l’Albania! Questo era un fattore molto significativo per noi, ancora nel ciclo delle scuole medie che, nella Tirana dalla popolazione omogenea di quei tempi, non potevamo diversamente scontrare,avere la possibilità di conoscere dialetti, diversi da quello della capitale, usanze o modi di vivere della gente che viveva nelle altre città,più distanti e meno importanti di Tirana. Gli incontri con ragazzi delle varie zone dell’Albania, avrebbero seguito più avanti, nelle scuole superiori, quando ad alcuni di essi, venivano concesse delle borse di studio per frequentare gli studi nella capitale, specialmente nel Liceo Linguistico, in quello Pedagogico, nell’Istituto Economico e in qualche altro Istituto Tecnico Professionale, oltre che, alle varie facoltà dell’ Università.
Il mare ci attendeva!
Con una gioia incredibile, iniziava il conto alla rovescia per la partenza e, commentando tra amici, ci si arrivava ad una ‘lista’ gradevole di partenze,accompagnata dalle parole: “A te,quanti giorni mancano per partire?”.. Di solito, era il mare, la meta più preferita da tutti noi. Le varie località balneari del paese, ma per noi di Tirana, il luogo più frequentato, diventava Durazzo, vista la vicinanza e, tenendo conto del fatto che,le possibilità di spostamenti in auto erano molto limitate! Il treno era il mezzo più comune di trasporto per le persone.
La differenza sociale ,-in mezzo alla ‘parità sociale’-, faceva sì, che gli alberghi al mare o in montagna, fossero un privilegio, di solito riservato alle famiglie degli intellettuali e di tutti gli impiegati o dirigenti dell’amministrazione pubblica.
Anche se ero stata con la mia famiglia in alcuni di questi alberghi, chissà perché, mi divertivo di più, quando affittavamo qualche cabina di legno al mare!
Le automobili private, appunto, non esistevano. Allora i preparativi per la partenza al mare,-un po’ in contraddizione,-diventavano un’impresa per coloro che avrebbero dovuto trascorrere le vacanze nelle spiagge, nelle cosiddette cabine di legno, dove tutti gli occorrenti bisognava portarli da casa e che, si immagina facilmente i bagagli enormi, che sembravano essere parte del trasloco di un appartamento,- di quale automobile avessero bisogno per essere trasportati..possibilmente di un furgoncino..!
Una settimana prima più o meno, specialmente per le famiglie più numerose, (a casa mia da questo punto di vista, questo era un po’ meno impegnativo, in quanto non eravamo in tanti, ma solo in tre), iniziava la corsa per preparare i bagagli con tutto l’occorrente: abiti a parte,tutti gli utensili necessari per la cucina, pentole, tegami, piatti e posate (e di plastica,-per facilitarti la vita in queste occasioni,- non esistevano), di un’ ingombranza pazzesca, faticosa e impegnativa, ma, tanto divertente allo stesso tempo!
Quelle cabine di legno!..
Una attaccata all’altra, in schiera come si suol dire, di un legno che, ormai da anni faceva i conti con i locatori delle cabine, provenienti da chissà quali parti dell’Albania. Nel loro interno, il pavimento, anche esso rigorosamente in legno, aveva ormai iniziato a perdere colore e lucentezza,dal fatto che la gente, vi entrava così, con i piedi bagnati e con della sabbia ed inevitabilmente, l’effetto corrosivo della sabbia, ci metteva il suo zampino..era diventato consumato, che scalzo non ci potevi camminare, perché le schegge del legno ti potevano entrare nei piedi. Il suo scricchiolio? Lo sentivi sotto i tuoi piedi quando camminavi nella stanza, sembrando le ossa di una persona che aveva più di cento anni.. Le fessure tra le stanghette di legno nelle pareti, erano, in alcuni punti un po’ più ingrandite e distanziate e, occorreva per la privacy, ripararle o modificarle al momento. Da queste fessure, la notte, entravano in stanza il vento e l’odore del mare,accompagnati da un leggero fischio..
Il comfort che offrivano le cabine di legno, non consisteva alla fine, che ai posti letto, per i quali, la biancheria la dovevi portare anche essa da casa..
Il mare! Arrivavamo a Durazzo, con quel colorito spento della carnagione, come è solito scontrare ad ogni inizio estate e non solo:incontravamo la differenza di carnagione con i nostri coetanei, quelli del posto di mare, che, come normale tipicità della gente dei luoghi marittimi, hanno una bella carnagione olivastra. Si tratta un po’ di caratteristiche specifiche della pelle, ma non solo: è anche quella abbronzatura continua e costante,dovuta ed esposizioni al sole e bagni prolungati al mare, così frequenti, da rimanere come una ‘pellicola’sulla pelle, esteticamente molto bella.
Il mare e la spiaggia? Più che naturali, puliti, incontaminati, spogli da costruzioni o distrazioni varie, ma per gli occhi, solo natura e per la serenità, un elemento importante. Certo, in fondo,non sapendo neanche come in una spiaggia, di quelle dell’altra sponda del mare, oltre allo stato della sua natura, come potesse essere organizzata la giornata …
L’andamento, non solo di una giornata al mare nell’altra sponda, di quella sponda che alla fine, non ti costava tanta fatica intravedere, ma un po’di tutta la sua quotidianità, questo per gli albanesi,rimaneva un’enigma che scatenava tanta curiosità. Questa curiosità, per alcuni rimaneva solo tale e non ci si andava oltre. Per altri, per coloro forse più coraggiosi ad osare a fare certi sogni, e non solo, determinati a concretizzarli, diventava un progetto da portare a termine ad ogni costo. Il prezzo da pagare, in questi casi, sarebbe stato molto alto e ne erano consapevoli, ma, essendo la libertà stessa, a non avere prezzo, chi osava ‘queste immaginazioni’, era pronto a tutto..
Il mare incontaminato, le vacanze modeste ed improvvisate, le cabine di legno ed il senso di adattamento in situazioni varie, mi sono venuti in mente per caso, questi giorni, mentre il primo caldo si fa sentire, mentre si inizia a programmare le vacanze..
Ma, con la crisi che c’è, gli italiani quest’estate, le vacanze le dovranno ridurre e semplificare un po’. Per alcuni di loro, esse rimarranno un sogno …
Che si torni indietro? Speriamo di solo un po’… e per non più di tanto..
Questo articolo è disponibile anche in lingua albanese