La guerra di Chioggia tra Genova e Venezia ebbe fine l’8 agosto dell’anno 1381, con la pace di Torino. Secondo il trattato, pur uscendo vincitrice, Venezia dovette cedere la Dalmazia all’Ungheria, ma riuscì ad annettere molti altri possedimenti albanesi, tra questi: Durazzo (1392), Scutari (1396), Alessio e Divastro (1403). La popolazione era stata decimata a causa della guerra ma anche per via della peste.
Verso la metà del XIV sec. la situazione politica in Albania era molto instabile perciò molti albanesi, specialmente mercanti, emigrarono a Venezia dove furono accolti a braccia aperte.
Molti degli immigrati albanesi furono utilizzati all’inizio come marinai e mercenari: i famosi stradioti o cappelleti (nome che deriva dal nome di un tipico elmo, in acciaio o cuoio che loro portavano durante la battaglia). Gli stradioti o stratioti (greco: στρατιώτες, stratiotes; albanese: stratiotët) guerrieri in genere albanesi ma anche greci, erano soldati a cavallo armati alla leggera conosciuti per il loro coraggio ed efficaci nei loro assalti.
Dal XV secolo fino alla metà del XVIII sec. gli stradioti erano molto apprezzati e ingaggiati dalla Repubblica di Venezia e dal Regno di Napoli ma, anche altri Stati dell’Europa centro-meridionale li hanno assoldati nei loro eserciti.
Galea veneziana XII-XV sec. L’uso dei rematori continuò, sino all’ultimo secolo della Serenissima. Il nome galea deriva dal greco γαλέoς (galeos), cioè “squalo” perché richiamava la forma di tale pesce.
A quei tempi, la maggior parte degli albanesi proveniva dalla Morea (allora la penisola del Peloponneso), dove vivevano in gran numero.
Mentre nel meridione, per i servizi militari resi, gli stradioti furono ricompensati con la concessione di alcuni territori, ancor oggi esistenti nel sud d’Italia, in veneto non sono rimasti insediamenti stabili.
Il flusso migratorio continuò anche nel 1388 mentre la Serenissima concedeva l’arrivo di altri albanesi, preferibilmente di confessione cattolica, su navi provenienti da Ragusa e da Dulcigno, porto a Montenegro.
L’età minima era di dieci anni e dovevano pagare sei ducati per attraversare l’Adriatico. Chi non poteva pagare, doveva lavorare gratuitamente per almeno quattro anni per lo stato veneziano ma visto che il fabbisogno della città di manodopera era molto più grande allora il Senato decise di ridurre il prezzo a quattro ducati e la durata del lavoro alternativo, per pagarsi il viaggio, a due anni.
In Albania, dopo l’estinzione della famiglia dei Balsa, gli abitanti di Scutari avevano ottenuto la protezione di Venezia: nel 1474 sostennero lo scontro contro l’esercito turco guidato da Suleiman pascià. Nel 1479, Antonio di Lezze lasciò la cittadella difesa eroicamente, con 450 uomini e 150 donne che lo seguirono a Venezia portando gli oggetti sacri, le armi e quanto era rimasto delle loro ricchezze.
La piccola comunità albanese della città di Scutari, sopravvissuti dall’assedio dei Turchi, si rifugiarono nel territorio della Repubblica veneta e in seguito si sistemarono presso la Cittadina di Gradisca (città nel Friuli d’Italia)…
Referenze:
- Lucia Nadin: Venezia e Albania. Una storia di incontri e secolari legami, Regione del Veneto, 2013.
Internet:
- Venice and its Lagoons
- Portal of scientific journal of Croatia
- Storia e arte veneta
- Wikipedia (illustrazioni)
- Gradisca d’Isonzo