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L’iconografia della citta’ di Berat

di Redazione
14 Maggio 2008
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Berat

Berat

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La citta’ di Berat, favorita dalla posizione geografica e dalla properita della zona attorno ha svilupato una vita continua cittadina dell’inizio (IV-III secolo a.

C.) fino ai nostri giorni. Gli splendori dei periodi storici non possono affievolire la sua importanza dalle cadute nelle lunghe tenebre durante vari periodi e la sua influenza che ebbe nella vita politica, economica e culturale.

Centro episcopale alle dipendenze degli arcivescovadi de Durazzo e di Ocrida, nel XVII secolo diventa autocefala mantenendo i legami diretti con la Patricana di Istambul. “La Santa Metropollia” di Berat divento un centro importante della produzione e della conservazione dei valori importanti della pittura bizantina e post bizantina, e quali, giunto fino ai nostri giorni, costituiscono tesori imortanti della cultura nazionale.

Dal periodo bizantino (VI sec.) sono ereditati alcuni elementi architettonici usati poi nelle chiese posteriori (XVI secolo), ma i famosi codici conservati nella biblioteca di Metropolia, Codex Purpureus Beratinus ( Codice porporeo del VI secolo) e Codex Aureus Anthimi (Codice aureo dell’IX secolo), l’Epitafio di Gllaveniza (XIII secolo) e le pitture del periodo paleologo della Chiesa di Santa trinità (XIV secolo) testimoniano l’importanza della città e le qualità culturali e artistiche che aveva Berat. Questi valori, le miniature dei codici, le pitture anonime delle chiese del XIV secolo, le icone realizzate qui a portare da altri centri ebbero un’influenza per i pittori post bizantini del XVI secolo, i quali presentano lineamenti relativamente chiari e sviluppo unico realizzando opere importanti e valori artistici di prima mano.

La città di Berat nella carta dell’impero si posiziono in periferia, alla confine dove la pressione del centro era debole e l’influenza della chiesa occidentale era in rivalità con la cultura e con l’arte dei centri periferici. La distanza dal metropoli favoriva una libertà dalla pressione del potere centrale e dei contatti degli atelier e degli artisti ella provincia, i quali mediante la forza del talento elaborarono e svilupparono elementi importanti. Nelle loro creazioni, benché tradizionalmente seguono i programmi iconografici bizantini, si notano mescolanze dei modelli paleologhi, influenze cretesi, elementi iconografici macedoni, elemnti etnografici locali e influenze di origine occidentale.

Tranne un numero di artisti anonimi dal XIV secolo, sono identificati i nomi dei maestri più grandi della Storia del’Arte Albanese. Onofrio e il rappresentante piu importante della pittura postbizantina nelle aree albanesi e oltre. Lui, nella sua creatività ereditata, si presenta come un maestro importante, professionalmente perfetto e che aveva anche funzioni ecclesiastici (protopapa Neokastron). La geografia della sua creatività include un vasto territorio: nei Balcani, in Albania centrale, nella Grecia settentrionale e occidentale, nella Macedonia occidentale e in Romania. Lui dipinge gli affreschi delle chiese degli Apostoli (1547) e degli Anargiri (dopo l’anno 1553) a Custur, delle chiese di San Nicola (prima dell’anno 1553) a Shelcan, di Santa Epremte (1553-1554) a Valesh. A lui vengono attribuite le pitture nelle chiese di Alterazione (1535) e di San Nicola (1535) a Zerce e Prilep e la chiesa nel monastero di Moldaviza (1537) in Moldavia.

A Berat lui ha una parte importante della sua creatività rappresentata da alcuni frammenti di affresco realizzato nella chiesa di San Teodoro (1547) e le icone dell’iconostasio della chiesa di “Vangelizmo” nel castello, nella chiesa di San Teodoro e nel cattedrale “Il sonno di Santa Maria”. L’arte di Onofrio si distingue per una conservazione della tradizione bizantina per una contrapposizione verso ogni eretismo, per l’altra tecnica di esecuzione, per l’eleganza del disegno e per i rapporti coloristici molto attraenti ecc.

Benché la discussione per la sua origine continuano, noi sosteniamo che l’altro maestro, Nicola, si formo come artista nell’atelier del padre, Onofrio. Come tale lui eredito lo stesso stile e lo stessi modelli di Onofrio. Ad eccezione di Krujan e Arbanas, Bulgaria dove lui dipinse insieme ad un altro maestro chiamata Joan, la sua creatività si svolge a Berat dove dipinge la chiesa di Santa Maria Vllaherna, la pittura murale, l’iconostaso e le altre icone.

Onofrio Cipriota e il terzo grande maestro che si connette con l’arte e con la pittura nella chiesa di Berat. Lui realizza la pittura murale e le icone della chiesa di San Collo (1591), l’iconostasio della chiesa di San Costandino e di Elena e molte icone nelle quali lui scrive il suo nome. Sono altrei le sua anche “Le porte reali” dell’iconostasio della chiesa di Santa Maria Vllaherna, dipinteda Nicola.

Nel territorio della Santa Metropolia di Berat hanno svolto la loro attivita anche molti altri maestri nel periodo del XVI – XIX secolo. Tra di loro citano Costandin e Atanas Zografo, XVII secolo, i quali realizzano la pittura murale della chiesa di San Collo ad Ardeniza e molte icone. Questa pittura influenzo molti suoi maestri della famiglia Cetiri, i quali in questo periodo lavorano nel atelier. Nella chiesa di San Collo ad Ardeniza, un altro maestro del XVI secolo realizza le icone dell’iconostasio, Kostandin Shpataraku, il quale si presenta come un miniaturista eccellente.

Nel periodo tra XVII – XIX secolo e importante l’ attività del atelier dei maestri di famiglia Cetiri. Loro realizzano il dipingere delle molte chiese e degli iconostasi di Berat e Museqe. Questi maestri hanno dipinto nello stesso atelier insieme ereditando la maestria su altre generazioni. I pittori di questa famiglia sono stati Giorgo e Joan, Naumo e nocola. Gli ultimi pittori di questa famiglia sono Giorgo e Prendi, con i quali si presentano le tendenze degradanti nell’arte del dipingere. Dopo di loro l’attività iconografica degenera in attività artigianale da pittori anonimi.

Visitate il sito ufficiale della città di Berat

Argomenti: Berat
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