Dioràma Storico Albanese (9°) – In ricordo ed in onore del carismatico leader politico Ibrahim Rugova, Padre della Patria. Kosòvo 1878: Gli albòri del Nazionalismo Indipendentista Shqipëtar—————————-di Tiberio OcchioneroTrentacinque anni ed un secolo sono trascorsi da quando, grazie alla tenacia di alcuni intrepidi patrioti albanesi capitanati dal grande Abdyl Frashëri (1839-1893), fu fondata la mitica Lega di Prizren, la più formidabile resistenza contro la nefasta mutilazione dell’Albania.
Prizren (un importante centro industriale sino a quel tragico marzo del 1999!) è una città situata nella parte meridionale della Repubblica Indipendente del Kosòvo. Sì, di quel Kosòvo che ha subito, da un lato, l’inaudita ferocia del regime serbo-nazi-comunista di Slòbodan Miloševiç e, dall’altro, la vile inerzia della pavida Europa di Maastricht!
Che cosa aveva per obiettivo la Lega Nazionale di Prizren se non l’Albania etnica? Chiaro, inequivocabile era il suo programma: salvare anzitutto la Patria dalle mutilazioni decise al Congresso di Berlino (luglio 1878) a favore dei suoi vicini. In secondo luogo imporre al Governo ottomano l’autonomia dell’Albania entro i confini amministrativi dei quattro Vilajet e Governatorati di Janina, Manastir, Shkup e Shkodër, con la città di Ohër per capitale. Infine preparare la Nazione alla lotta suprema per la sua completa indipendenza.
Da molte parti si è cercato di vedere nella Lega di Prizren una manovra turca per frustrare le decisioni che le Grandi Potenze d’Europa avevano preso a danno dei territori della Sublime Porta. Affermiamo, documenti alla mano, che il movimento albanese, che nell’estate del 1878 (dieci luglio) dette vita alla suddetta Lega, fu assolutamente spontaneo e di carattere nazionale. L’idea di organizzare la Nazione per una resistenza armata ad ogni tentativo di spartizione o mutilazione del territorio albanese, nacque schiettamente in tutti i Capi del sud e del nord dell’Albania subito dopo la firma del famoso trattato russo-turco di Santo Stefano (13 luglio 1878) e trovò terreno favorevolissimo nel sentimento di tutto il popolo, senza distinzione né di regione né di confessione religiosa.(nella foto la città di Prizren oggi) In un rapporto spedito, in quel tempo, al Foreign Office dall’ambasciatore di Gran Bretagna a Costantinpoli leggiamo fra l’altro i seguenti brani: «La situazione si è complicata per il fatto che la sorte degli Albanesi è stata compromessa da una prima cessione di territorio shqipëtar al Montenegro e, inoltre, dalla esasperazione che ha causato la proposta di annettere alla Grecia una parte del Governatorato di Janina ed altri territori appartenenti all’Albania.Quantunque si dica che la cosiddetta “Lega di Prizren” sia incoraggiata dalle autorità ottomane, è certo che l’incendio, comunque acceso, rischia di bruciare gli stessi Turchi. Non si può negare, inoltre, che questa “Lega” sia del tutto autonoma.
Razza antica, più notevole delle altre che la circondano, gli Albanesi hanno visto le nazionalità vicine essere protette ed aiutate dalle Potenze europee nel raggiungimento dell’indipendenza. Hanno visto, così, i Bulgari completamente emancipati in Bulgaria e padroni della Rumelia Orientale. Hanno visto l’ardente desiderio dell’Europa di liberare dalla dominazione ottomana i territori abitati dai Greci. Gli Albanesi, ora, vedono che la “questione d’Oriente” viene risolta sulla base del principio della nazionalità e la penisola balcanica sistemata gradualmente sempre su questa base secondo le diverse razze che vi abitano. E, d’altra parte, vedono ogni volta che essi sono esclusi da questo principio. La loro nazionalità è ignorata. I territori abitati esclusivamente da Albanesi sono ceduti al Montenegro per accontentare il suo protettore russo, ed alla Grecia, a sua volta protetta dall’Inghilterra e dalla Francia. Quindi la resistenza degli Albanesi contro la volontà dell’Europa non mi sembra né artificiale né biasimevole». Fin qui il diplomatico britannico. Più oltre egli sostiene apertamente la costituzione di una Grande Albania autonoma in nome del diritto, della giustizia e dell’interesse europeo!La Lega Nazionale di Prizren, anche se in principio non dispiacque al Sultano òsmanlo Abd ul-Hamid II (1842-1918) per i suoli fini verso l’Europa, è ormai incontestabilmente noto che in seguito fu da lui combattuta ed i suoi capi vennero tutti perseguitati. La prima parte del programma della Lega ed il suo scopo immediato consistevano nell’organizzare la Nazione per una opposizione armata alle mutilazioni del territorio albanese. Per questo bastò un semplice Kushtrìm (allarme), lanciato a tutti gli uomini idonei al combattimento, perché da tutte le parti del Paese accorressero migliaia di volontari e si mettessero a disposizione del Movimento irredentista stesso. Gli accaniti combattimenti svoltisi fra i volontari leghisti e l’esercito montenegrino per Pilàvë e Gushinjë, e per la regione cattolica dei Hoti, Gruda e Triepshi nelle montagne scutarine, sono stati immortalati dalla più bella poesia epica di Gjergj Fishta (1871-1940) e dalla poesia popolare. Infatti mai la Nazione albanese, sino ad allora, si era presentata al mondo più unanime nei suoli propositi e più compatta nelle sue azioni. Basta citare i nomi delle città e contrade ufficialmente rappresentate nella Lega di Prizren. Esse sono: Shkodër, Pilavë, Gushinjë, Xhakòvë, Ipek, Senitza, Novipazar, Mitrovitza, Vuçiterni, Prishtina, Njëlanë, Shkup, Prizren, Dibër, Tetovë, Gostivar, Ohër, Manastir, Vëleshie, Korçë, Kolonjë, Frashëri, Leskovik ed altre località del Sud.
La Lega di Prizren aveva formulato il suo atto costitutivo in tre laconici punti fondamentali:1) – La Lega albanese è costituita per la difesa e rivendicazione del territorio nazionale.2) – Ogni Albanese può far parte della Lega giurando, nel momento dell’ammissione, di propugnare la completa autonomia della Patria.3) – Qualunque membro della Lega che, mancando ai propri doveri, si sarà reso colpevole di tradimento verso la Nazione, sarà inesorabilmente soppresso.
Il pensiero e l’aspirazione degli Albanesi per la vera Nazione libera noi li troviamo espressi soltanto dalla Lega di Prizren. Che cosa avevano in mente e nel cuore i 500 Capi e Notabili albanesi convocati e fatti trucidare a tradimento nella città di Manastir dal Gran Visir Mustafà Reshit Pasha (1800-1858) il 3 luglio 1830 se non l’Albania etnica, libera e indipendente? E quale poteva essere la causa vera di 54 insurrezioni in quattro secoli e mezzo delle varie regioni dell’eroica Albania contro il colosso turco se non l’insofferenza delle catene e la volontà di spezzarle? La Storia non potrà non riconoscere nemmeno ad Alì Pasha Tepelene (1741-1822), Governatore quasi indipendente di Janina, ed alla Dinastia dei Bushati di Shkodër, il fine intimo di costituire la Grande Albania Libera sotto la propria sovranità. Il poeta e uomo di Stato Pashko Vasa (1825-1892) di Shkodër, così ha cantato: «Da Antivari fino a Prevesa, ovunque il sole riscaldi e illumini la terra con il suo calore e con i suoi raggi, è la Patria nostra tramandataci dai nostri Avi; chiunque oserà toccarla ci troverà tutti pronti a morire!».Mustafa Reshit PashaIl popolo albanese ha versato il suo sangue a torrenti nel corso dei secoli; ora per difendere la sua libertà ora per riconquistarla. Le sue lotte incominciano fin dai tempi antichi, quando si chiamava illiro. Esso perde la sua partita, come era fatale, con i Romani sia sotto il Re eacide Pirro I sia sotto i Sovrani del Settentrione. E finisce per far parte integrante dell’Impero augustèo, al quale dà, durante lunghi secoli, legioni imbattibili, generali di grandissimo valore e persino una schiera di grandi Imperatori. Caduto l’Impero Romano d’Occidente (anno 476 d.
C.), gli Illiri (antenati degli Albanesi) sono costretti a far fronte alle orde barbariche sopravvenute dal Nord e Nord-Est. Alcune valanghe passano e se ne vanno dopo decenni, a volte dopo qualche secolo di stragi e di distruzioni, lasciando dietro di sé il vuoto, le rovine, il terrore. Esse sono seguite, infine, dalla marea slava che trova il terreno già preparato ad una facile irruzione. Il popolo illir
o, già molto ridotto di numero, è ormai sfinito, esausto. La sua vena combattiva, la sua capacità di resistenza sono affievolite. Si arriva, pertanto, ad una fatale “coabitazione” con i nuovi arrivati. Gli Slavi si stabiliscono definitivamente nelle belle contrade degli autoctoni. È l’invasione più seria, più gravida di conseguenze per la stirpe illira. Difatti, una parte rilevantissima di quest’ultima è assorbita dalla straordinaria forza assimilatrice slava. Ancora oggi, esaminate alla luce della scienza antropologica ed etnologica, molte genti slave risultano chiaramente appartenenti alla stirpe illira. L’assimilazione slava di elementi albanesi si può dire che è continuata fino ai giorni nostri. Possiamo dire senza tema di sbagliare che, se dopo tante e millenarie peripezie, esiste ancora oggi un popolo albanese, relitto del ceppo illiro, ciò si deve principalmente alla forza intrinseca della razza shqipëtare e poi ad un fattore storico-geografico, essendo stato il versante adriatico, oggi abitato dagli Albanesi, relativamente meno accessibile alle invasioni barbariche e nello stesso tempo in continuo contatto, attraverso il mare, con il mondo europeo. Il francese François Laurent Pouqueville (1770-1838), riferendosi alle vicende storiche degli Albanesi, così scrive: «Questo popolo d’eroi, che tante volte durante i secoli dovette rifugiarsi nelle sue inaccessibili montagne per conservare la propria libertà, guardava dall’alto gli Imperi che nascevano e morivano per poi ridiscendere e recuperare le terre abbandonate».
Si può anche aggiungere che se l’invasione e la conseguente dominazione turca hanno tolto al popolo albanese la sua libertà, d’altra parte l’hanno indirettamente aiutato a preservare la sua individualità nazionale dal pericolo di una assimilazione slava.
Nel Medio Evo la Nazione albanese, dopo aver subito per lungo tempo la dominazione bulgara e serba, con la morte di Stevan Dušan (1355) e la disgregazione del suo Impero potè costituirsi in vari Principati indipendenti, e sotto la Dinastia dei Balsha di Shkodër vediamo il più potente Stato albanese che la Storia ricordi: le sue frontiere arrivavano fino al cuore della Bosnia e a Sebenico da una parte ed oltre Gjirokastër e Kostur dall’altra. Gli storiografi serbi hanno un bel pretendere che i Balsha erano di origine slava. Essi avevano, invece, nelle loro vene il più puro sangue albanese! Tanto che Balsha 1°, per meglio accentuare il suo distacco e la sua indipendenza dal mondo serbo ed orientale, diremmo quasi la sua intima estraneità e avversione a quel mondo, si convertì subito al Cattolicesimo, cioè alla religione che professava allora il popolo albanese nella sua grande maggioranza, alla religione che lo portava verso l’Occidente. Altri Principi albanesi, come gli Shpata ed i Losha (secolo XIV), allargarono il loro dominio nel sud su tutto l’Epiro, l’Acarnania e l’Etolia. Ma una nuova bufera sopraggiungeva dall’Oriente per sconquassare tutto quanto trovava in piedi nei Balcani. Un popolo asiatico, pieno di vigore e d’entusiasmo religioso, minacciava tutta la civiltà cristiana. I Serbi hanno le proprie beghe interne e non si accorgono che la fiumana asiatica sta dilagando inesorabilmente e che presto arriverà a casa loro. In una località pianeggiante del Kosòvo chiamata Campo dei Merli (in lingua serba Kosovo Polje, in albanese Dheu Zògjevet) avviene, infatti, l’urto fatale fra il giovane Impero della Mezzaluna e una Coalizione cristiana sotto il comando supremo di un Sovrano serbo. È il 28 giugno 1389. Durante questa famosa battaglia cade in combattimento il Re Lazar Hrebeljanoviç che è vendicato, a guerra finita, con l’uccisione a tradimento, da parte del nobile serbo Miloš Obiliç, del Sultano Murad 1° Khudavendghiar. Molto caso hanno fatto i Serbi di questa battaglia perduta, appropriandosene tutto il sacrificio. È necessario mettere bene in chiaro che l’urto di Campo dei Merli non fu sostenuto dai soli Serbi, ma da tutta una coalizione cristiana composta anche di Bosniaci, Dalmati, Ungheresi e Albanesi. Questi ultimi erano comandati dal Principe Gjergj Kastrioti, nonno paterno del futuro Kreshnik Gjergj Skënderbèu. E se il comando supremo venne affidato dagli alleati al Re serbo, ciò avvenne per la semplice ragione che nessuno altro esercito coalizzato era comandato da un Sovrano.
Dimenticavamo di aggiungere che il Kastrioti venne validamente coadiuvato, nel comando, da altri due illustri personaggi shqipëtarë: i Principi Gjergj Balsha e Tërdhorìni Muzàqit.
La cosa più importante per gli Albanesi sta nel fatto, che se il Regno serbo crollò dinanzi al colosso òsmanlo in una sola, quantunque grandiosa battaglia, il Popolo delle Aquile sbarrò ai Turchi la via dell’Occidente ancora per altri 79 anni. E se il popolo serbo può pretendere un diritto storico di fronte all’Europa per la semplice morte di un Re in una battaglia contro i Turchi, a maggior ragione si dovrebbe concedere al popolo albanese il diritto alla riconoscenza della Civiltà Cristiana Occidentale, che per più di tre quarti di secolo ha avuto in esso una barriera insuperabile contro l’espansionismo ottomano! Ma di questo debito di riconoscenza l’Europa si è scordata da tempo immemorabile. Prendiamo, ad esempio, la tragedia senza fine del Kosòvo di oggi a stragrande maggioranza albanese (1.800.000 a fronte di 200.000 serbi). Fagocitati dalla Jugoslavia comunista di Josip Broz (alias “Maresciallo Tito”) alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Albanesi kosovari hanno patito inenarrabili vessazioni e persecuzioni per oltre cinquant’anni, fino ad arrivare ai tragici ed infernali sviluppi culminati (quattordici anni fa) nei massacri perpetrati dal regime nazi-stalinista di Slòbodan Miloševiç (1941-2006)!Arriviamo all’attualità. Noi Arbëreshë e Shqipëtarë plaudiamo e partecipiamo, commossi, alle celebrazioni per il 5° anniversario di fondazione della Repubblica Indipendente del Kosòvo. Formuliamo, altresì, l’auspicio che la Serbia del sessantunenne Presidente Tomislav Nikoliç dimostri saggezza e realismo politico e non si lasci turlupinare da un massone nazional-bolscevico come Vladimir Putin!Atifete JahjagaDal 17 febbraio 2008, dunque, sui cieli della Patria kosovara sono tornati ad aleggiare gli Spiriti (finalmente placati!) degli eroici Balsha 1°, Gjergj Kastrioti Skenderbeu, Abdyl Frashëri e Ibrahim Rugova! Al Capo dello Stato Atifete Jahjaga, al Presidente del Parlamento Jakùp Krasnìqi ed al Premier Hashim Thaçi i nostri migliori auguri di buon lavoro. Rrofësh Kosòvëja e Lirë!