[ Omaggio per l’imminente Centenario dell’Indipendenza Nazionale Shqipëtare ]Dioràma Storico Albanese (4°)Un temerario e nobile illiro che osò sfidare Roma-Il cugino del FaraoneNjë guximshëm dhe fisnìk ilir çë guxojëti të kërcënòji Ròmën-I kushërìu Faraònit—————————-SARÀNDË (Estate dell’anno 312 a.
C.) / «Figlio mio, quanto è accaduto oggi rappresenta certamente un presagio chiarissimo. Gli Dei, avendo permesso che tu domassi fulmineamente questo bizzoso puledro, hanno deciso senz’altro di aiutarti a soggiogare (in un prossimo futuro) l’intero Occidente!».Questa la solenne affermazione profetico-augurale rivolta, secondo una tradizione semileggendaria, dal Re Eàcida di Epiro al figlio di appena sette anni, il futuro temerario condottiero Pirro I. La Dinastia Epirota degli Eàcidi apparteneva al popolo dei Molossi. Essa faceva risalire la propria origine alla discendenza di Eàco attraverso Peleo, Achille e il figlio di questi, Neottolemo o Pirro). Il primo membro della Famiglia a noi noto è Tharyps (V secolo a.
C.) che diede inizio al processo di unificazione dell’Epiro. A lui succedette verso il 390 il figlio Alceta I e a questi succedettero i figli Neottolemo I e Aribba che governarono congiuntamente, dando origine a quella diarchia che sarà una caratteristica ricorrente, da questo momento, del Regno dei Molossi. In questo stesso periodo l’Epiro cominciò a gravitare nell’orbita degli interessi macedoni in seguito al matrimonio di Filippo II di Macedonia con Olimpiade, figlia di Neottolemo I, e a quello di Alessandro, successore di quest’ultimo, con Cleopatra, figlia di Filippo II. Con alterne vicende la diarchia sopravvisse fino agli inizi del III secolo a.
C., allorché si estinse il ramo principale della Dinastia e rimase a governare quello discendente da Aribba. Il ramo cadetto ebbe discendenti regnanti fino verso la metà del III secolo a.
C., allorché morì l’ultimo dei Sovrani epiroti, Tolomeo. Attraverso la madre Olimpiade, anche Alessandro Magno ricollegava la propria origine con la discendenza di Eàco. Veniamo, ora, al figlio di Eàcida. Pirro I nasce verso il 319 a.
C. (1). Erede minorenne al Trono del Re dei Molossi, e imparentato con la Stirpe di Alessandro il Grande (2), dominò brevemente la sua terra d’origine (dal 306 al 302), poiché venne cacciato dagli avversari del suo protettore e cognato Demetrio Poliorcete. Egli seppe però crearsi grande prestigio al seguito dei generali macedoni. Dopo la sconfitta di Antigono I presso Ipsos (anno 301) fu inviato come ostaggio di Tolomeo I ad Alessandria, ne ebbe in moglie la figliastra Antigone (3) e ne guadagnò l’aiuto per il ritorno in patria (anno 296), dopo di che incamerò vasti territori (fra l’altro l’isola di Corfù come dote della sua seconda moglie Lanassa, figlia di Agatocle di Siracusa). Dopo un breve intervallo come Re di Macedonia, Pirro riprese il piano, fallito già 40 anni prima, del suo parente Alessandro I di Epiro (cugino in 1° di Eàcida), di fondare un Regno nell’Italia meridionale, non senza la speranza di potere impossessarsi, come genero dello scomparso Agatocle, anche della Sicilia. Inquieta per la spinta di Roma verso sud, la ricca Taranto chiamò in aiuto Pirro, che battè nel 280 con un esercito (4) rafforzato da elefanti i Romani presso Eraclea (l’odierna Policoro) sul Siri e attaccò la Campania. La sua offerta di pace venne tuttavia respinta da Roma che sperava nell’appoggio dell’alleata Cartagine. Dopo la vittoria (anche per lui con pesanti perdite) ad Ascoli Satriano (anno 279) giunse al Re la richiesta di aiuto di Siracusa, minacciata da Cartagine. Egli si ritirò dall’Italia meridionale, e grazie alla superiore tattica bellica greco-illira sottomise tutta la Sicilia fino al Lilibeo a ovest e a Messina a nord-est (anno 277). Ma anche sull’isola si fu presto stanchi della guerra e del nuovo esercito. Pirro fu costretto a ritornare in Italia, dove, sconfitto dai Romani a Benevento (anno 275), perse le sue speranze per la fondazione di un Regno, definitivamente. Il suo ritorno nell’Epiro, minacciato dai Celti e dal Re di Macedonia Antigono Gonata, era ormai necessario. Tentando di riassicurarsi il suo dominio morì, in uno sfortunato attacco al Peloponneso, ad Argo nell’anno 272 (5).
ANNOTAZIONI /(1) – Il Consolato della Repubblica romana è nelle mani di Lucio Papirio Cursore e Quinto Aulio Cerretano.(2) – Nell’anno 332 a.
C., visitando i luoghi santi egizi (tra le quali l’oasi di Siwa), “decide” di farsi proclamare, solennemente e secondo tutti i crismi, Faraone dai sacerdoti di Menfi.(3) – Pirro I, cugino in secondo grado di Alessandro Magno, ebbe ben cinque mogli: ANTIGONE (anno 297), figliastra di Tolomeo I d’Egitto; LANASSA (295), figlia di Agatocle di Siracusa; una figlia (281) di Audoleonte, Re dei Peoni; BIRCENNA (279), figlia di Bardhylli d’Illiria; una figlia (276) di Tolomeo Cerauno. (4) – La base dell’esercito di Pirro era la falange di 20.000 uomini, i quali in battaglia (schierati in profondità) costituivano un fronte irto di punte di lancia che si rivelava impenetrabile come un groviglio di filo spinato; ed il loro scopo era quello di impegnare le legioni romane, mentre la cavalleria, spiegandosi alle ali, aveva il compito di colpire dal di dietro o sui fianchi. Pirro portava con sé anche un contingente di venti temibili elefanti da guerra indiani, con i quali introdusse l’innovazione di usarli, non frontalmente come carri armati, secondo la tecnica del tempo, ma lateralmente, in modo da farli partecipare insieme alla cavalleria all’attacco dei fianchi del nemico.(5) – A Roma in carica c’è un solo Console, Lucio Papirio Cursore il Giovane.