Il 24 marzo 1911 iniziò una rivolta nel nord dell’Albania. Era guidata da Ded Gjo Luli, un’uomo il quale aveva dedicato la sua vita alla protezione dell’integrità territoriale dell’Albania e la liberazione del paese dal giogo turco. Tutto l’inverno precedente era rifugiato in Montenegro con altri 7000 albanesi (Shpuza), poiché il governo turco cercava di eliminarlo o di catturarlo.
Durante l’inverno e i giorni precedenti c’è stato un viavai di rivoltosi alla frontiera con scontri anche letali fra albanesi e le guardie di frontiera (La Stampa, 12 Marzo). La repressione dell’anno precedente non era stato in grado di domare gli albanesi, che si preparavano per una nuova sollevazione. Si aspettava una nuova rivolta e secondo la stampa era imminente (Neue Freie Presse, 11 Marzo).
I combattimenti iniziarono il 24 Marzo e coinvolse a nord, tutte le regioni di Hoti, Gruda, Kelmendi, Scutari, Vermosh, a nordest, Shala, Kastrati, Kuci, a sudovest sino al passo di Peja (Bislimi). Il governo turco cercò di mettere gli albanesicontro l’un l’altro, sfruttando la divisione fra cattolici, che erano il cuore di questa rivolta, e i musulmani con scarsi risultati (Shpuza).
Il 24 Marzo attaccarono la stazione di frontiera di Rapsha, il 25 le stazioni di Stare, Pikale, e Selishta, mentre gli abitanti di Kelmendi forzarono le porte della chiesa dove erano raccolte le armi nel 1910. Il 27 occuparono alcuni postazioni attorno a Deciç e a Vermosh (Doçi). Il numero degli insorti raggiunse in pochi giorni le 3000 unità (Shpuza). Il 28 attaccarono Tuzi (Doçi) che è caduto nelle loro mani (Shpuza). Fra gli insorti c’erano anche donne che combattevano come gli uomini e con la stessa audacia e coraggio che preferivano la morte piuttosto che ritirarsi (E. E. Jacques). Il quartier generale dell’insurrezione era situato a Podgorica, il re Nicola di Montenegro supportava la rivolta per poter sfruttarla a suo favore (Vickers),ma furono poi lasciati soli ad affrontare la furia turca(M. E. Durham). Le richieste degli insorti per abbandonare la lotta erano:1.L’integrità del territorio albanese consistente nei vilayets di Scutari, Monastir, Jannina, e Kossovo;2.L’introduzione della lingua albanese in tutte le scuole ufficiali pubbliche e nelle chiese dell’Albania;3.Impiego ditutte le entrate derivanti dall’Albania a beneficio dell’Albania stessa, distratta una quota per il bilancio della guerra e per la lista civile;4.Nomina di vali albanesi per i vilayets albanesi5.Le truppe albanesi devono solo in caso di guerra essere impiegate fuori dall’Albania (La Stampa 9 Aprile) L’incontro era tenuto il 30 Marzo e il memorandum era firmato tra altri da Isa Boletini, Dede Gjo Luli, Prenk Mark Kola, Sokol Begu etc. (Reichspost19 Aprile). Il memorandum è stato inviato a tutte le potenze europee. Contro gli insorti il governo mandòChefket Turgut-pascia a capo di quaranta reggimenti di fanteria, e alcune batterie di artiglieria da montagna. Con lui c’erano anche 3 battaglioni di redifs, due squadroni di cavalleria e un distaccamento di mitragliatrici (La Stampa, 30 Marzo). Le forze albanesi hanno raggiunto il numero di 10000 unità e stavano mettendo in pericolo Scutari stesso, che era il centro della regione (Neue Freie Presse 1 aprile). Il 3 aprile Dede Gjo Luli raccolse le trupe al passo della Kisha (chiesa) è prese il comando di tutte le forze (Doçi). Il 6 aprile diresse l’attacco contro Deçiç, e la liberò, e per la prima volta dai tempi di Skanderbeg, ha issato la bandiera albanese (Gurakuqi). I turchi durante la campagna hanno devastato i villaggi albanesi bruciando le case e devastando il territorio, l’8 aprile hanno completamente messo a ferro e fuoco il paese di Bajza (Shpuza).
Il 17 Aprile arrivò al porto di Shengjin Shefket Turgut-pascia, il 18 Aprile entrò a Scutari, il 22 l’attacco sferrato contro Deçiç fallì, il 3 maggio c’è stato una battaglia che ha quasi aperto la strada per Scutari. Il 9 maggio dichiarò che gli insorti sarebbero portati davanti alla corte marziale a parte chi si consegnava entro 5 giorni (Shpuza). A meta maggio inizio l’offensiva turca in larga scala, ma avanzava molto lentamente senza raggiungere gli obbiettivi (Doçi). Il 17 giugno rinnovo la promessa di perdonare chi si arrendeva a di aiutarli per ricostruire le case distrutte.
Il 23 giugno, a Greça, si tenne un’incontro dei capi albanesi, da dove nacque il memorandum, conosciuto come il libro rosso, che è forse il documento più importante del periodo precedente alla dichiarazione dell’indipendenza. I punti salienti di questo documento sono: la garanzia che non si ripeterebbero più gli atti anticostituzionali del governo centrale, riconoscere l’esistenza del popolo albanese, liberta di scegliere i parlamentari albanesi, la diffusione della lingua e delle scuole albanesi, i funzionari dovevano essere albanesi, l’unione dei quattro vilayet in un unico vilayet, il sevizio militare doveva svolgersi dentro l’Albania e non nelle altre province dell’impero, etc. Questo morandorumtrasformò la questione dei malessori in una questione nazionale e gli ha dato il respiro autonomista e riformista (Gurakuqi). È stato importantissimo anche per la coscienza nazionale e per la dichiarazione dell’indipendenza. Anche se ad aprile le forze turche avevano ripreso Deçiç, il 7 luglio la persero di nuovo. Sotto la pressione internazionale il Montenegro ritirò l’appoggio, la Turchia scese ai patti con i rivoltosi concedendo alcuni diritti che in realtà sono rimaste scritte solo sulla carta. L’accordo è stato firmato il 2 agosto, e dal 5 agosto la gente iniziò a tornare a casa.L’importanza di questo movimento sta nel fatto che ha aperto la strada alla dichiarazione dell’indipendenza, ha messo in luce la debolezza della Turchia, la capacità di articolare delle richieste con un respiro nazionale, l’echo che ha trovato nella stampa europea e nella politica europea.
Il 24 marzo si compiono 100 anni di questo importante avenimento per la coscienza albanese, perciò è doveroso ricordare quel che è successo e onorare quegli uomini e quelle donne che hanno combattuto strenuamente per la libertà e per la nostra nazione.
BibliografiaThe Albanians: a modern history (2006)Miranda VickersKryengritja e Malësisë së Mbishkodrës e Vitit 1911 (2002)Romeo GurakuqiTwenty Years of Balkan Tangle (1920) M. Edith DurhamThe Albanians: An Ethnic History from Prehistoric Times to the Present (1995)Edwin Everett JacquesThe life and deeds of Dede Gjo Luli, the valiant man of the Albanian mountains (1996)Pal Doçi(Fordham U. Symposium, 85th anniversary of the Great Highland Uprising, April 13, 1996)Shpuza G., neHistoria e Shqiperise 1984, Kryengritja e Malesise se Mbishkodres (1911)Kryengritja antiosmane e Malesise se Madhe (2008), Mehmet BislimiLa Stampa, 12 Marzo 1911, Primavera di sangue in Albania?La Stampa, 30 Marzo 1911, L’insurrezione albanese contro il regime turco.La Stampa, 9 Aprile 1911, Nuove grandi disfatte delle truppe turche in Albania.Neue Freie Presse, 11 Marzo, Schwierigkeiten in Albanien und unter den kostandinopel Truppen.Neue Freie Presse, 1 Aprile 1911, Ernste Lage in Albanien.Reichspost, 19 Aprile 1911, Jungtürtische Greuel in Albanien.