Con una mia amica, ci trovavamo ad un mercato a Parma, girando per le bancarelle per curiosare di qualche novità per la stagione ormai alle porte: La primavera!
Ci sono per la verità due o tre venditori, che vendono cose carine, di buona qualità e ad un prezzo accessibile. Giravo tra le bancarelle, cercando con gli occhi, possibilmente anche il banco di qualche antiquario che si trovasse lì, così per caso tra gli altri mercanti, in quanto l’antiquariato mi affascina…
Discutendo tra di noi su qualche capo d’abbigliamento che avevamo in mente di andare a cercare ed eventualmente, sulla bigiotteria da poterli abbinare, la nostra conversazione s’ interruppe da una voce sottile di donna, con la pronuncia di un italiano strano: “Signola, questa, la nuova loba..”
Ci faceva capire che si trattasse della “Nuova roba”…, i capi d’abbigliamento della nuova collezione ed era una signora cinese, una venditrice che cercava di catturare la nostra attenzione, dall’angolo del suo banco..
Mi girai, la fissai negli occhi e come per incanto, davanti a me si spalancò un’ atmosfera facente parte del mio passato, della mia infanzia a Tirana, nella mia città natale …
Il Lago Artificiale della nostra città Tirana, era di una bellezza inaudita.
Non solo perché i contorni della città non erano poi così circondati da edifici maestosi e appariscenti come ora, da pretendere essi in primis dell’attenzione e da sminuire il fascino della natura e del verde, ma anche perché lo sguardo si focalizzava spontaneamente su quella fetta verdeggiante, ricevendo in cambio una tale serenità non solo per gli occhi, ma anche per l’anima.
La natura era incontaminata, il verde salvaguardato e curato e, di conseguenza, l’aria che si respirava, purissima. Questo lo rendeva il parco più bello della nostra città ed allo stesso tempo il punto di ritrovo, specialmente per coppie di giovani, amici, gruppi di famiglie composte da bambini, genitori e nonni.
C’era anche un altro motivo che ci spingeva a trasformare questi luoghi in meta dei nostri pic-nic e passeggiate all’aria aperta: Le visite al giardino zoologico! Pieno di animali ( in effetti, pieno sembrava ai nostri occhi che non avevano visto qualche Zoo Safari o qualche Parco Naturalistico occidentale), chiusi nelle loro gabbie, che se avessero avuto bocca per parlare, non so cosa avrebbero avuto da raccontarci sulle loro vite lì dentro..
Ma per noi, allora bambini, diventavano ambienti ricchi di curiosità e novità da esplorare.
Era una giornata di primavera, come la stagione che stiamo trascorrendo adesso. La primavera, di per sé mette allegria e io tra l’altro, sono anche nata in questa stagione, per cui cammino a pari passo con lei e con la positività che intende trasmettere, a tutti e senza curare noie o preferenze.
Una domenica, come spesso usavamo andare fuori con la famiglia a pranzare in compagnia di amici o parenti, decidemmo di pranzare all’aperto, nei pressi del Lago! La giornata era brillante, di sole e aria primaverile che riempiva i polmoni.
Avevo si e no 6 anni. Ricordo la mia età collegata a questo episodio per un altro fattore: Avevo dentro di me la gioia di avere appena fatto i buchi nelle orecchie per poter finalmente godere i nuovi orecchini che i miei mi avevano regalato per il mio compleanno! Solo che, per fare i buchi nelle orecchie non avevamo le comodità di adesso. Non potevamo rivolgersi ad un orefice o ad un infermiere, ma venivano fatti in casa. Questo, con mezzi tutti fai da te:Con ago normale, con dentro infilato del filo di seta, un disinfettante, alcool, niente di che..
Occorreva di certo la mano di una persona esperta ed ecco fatto: Noi bambine, ci tenevamo tanto portare gli orecchini a quell’età e riuscivamo a far esaudire questo desiderio, nei modi e nei tempi che ci potevamo permettere!
Dunque, quel giorno al Parco, io andai con un vestitino nuovo addosso e con gli orecchini nuovi! Ero talmente contenta che, pensavo che tutti, non solo amici e parenti della nostra comitiva, mi osservassero. Ma non per niente, solo per far notare i nuovi orecchini, che non erano cosa da poco per quei tempi! Stranamente, la sorpresa non tardò ad arrivare!
Nel momento in cui, gli adulti del nostro gruppo stavano cercando un posto dove sistemare le nostre cose per il pic-nic, noi bambini ci siamo un attimo distaccati, da bravi osservatori della natura, a guardare gli alberi, a contare i cerchi su un tronco tagliato per poter calcolare la sua età, per trovare muschi e licheni sotto la guida dei ragazzi più grandi del nostro gruppo, di scuola media e che questo cose le studiavano nell’ora di scienze e biologia.
Ad un tratto, davanti a me appare una coppia di adulti! Come mi sono sembrati strani e il motivo per sembrarmi così diversi, sussisteva davvero!
Loro non erano albanesi come noi, non erano di lineamenti e tratti fisici come noi, sembravano tutt’e due quasi uguali, con occhi a mandorla e la pelle un po’diversa dalla nostra! Figuriamoci, agli occhi di una bambina albanese di allora, abituata a vedere solo cose ‘normali’, come potevano sembrare le persone di un’altra razza, gli asiatici! Che non me ne vogliano queste persone, ma immaginate l’effetto che hanno avuto queste persone su di me, quando era la primissima volta in vita mia che vedevo due asiatici!
Me li ricordo come se fosse ieri: Mi si avvicinarono, molto sorridenti, con un bel sorriso sulle labbra, con gli occhi socchiusi, mi fecero una domanda: E provate a indovinare quale …
Mi chiesero in un albanese tintinnante: “Oh, ma come sono belli i tuoi orecchini, piccola! Chi te li ha fatti i buchi nelle orecchie?”.. Non credevo ai miei occhi ed alle mie orecchie..
Se avessi osato ad assaggiare qualche fungo, di sicuro avrei attribuito questa sensazione strana a qualche effetto del fungo, ma invece mi resi conto che la situazione era vera e reale, perché nel frattempo si avvicinarono curiosi anche i miei amici.
La prima cosa che me mi venne in mente, gliel’ho detta: “E’ stata la mia mamma!”… Forse mi rendevo conto, che neanche mi avrebbero capita se l’avessi fatta tanto lunga, nel spiegare che era stata in realtà, una nostra amica di famiglia a farmi i buchi nelle orecchie!..
Loro, nel ricevere la mia risposta, con un altro sorriso, mi diedero una pacca sulla spalla e se ne andarono, proseguendo la loro passeggiata..
Lo stupore in cui mi fui immersa durò ben poco: Quella pacca sulla spalla da parte di quei asiatici che allora, appunto non sapevo distinguere con esattezza se fossero cinesi, vietnamiti, cambogiani..ecc, ( anche perché, a quell’età non potevo conoscere la storia così bene, non potevo saper quando e come l’Albania aveva interrotto le relazioni e le sue cooperazioni con la Cina..), fu’ accompagnata da un’altra pacca, ma stavolta, più pesante e determinante a fermarmi nel saltare di gioia di questa novità a cui avevo appena assistito..: Due uomini, mi si avvicinarono e mi chiesero con una voce non troppo alta, ma imposta ad un certo modo, da mettere paura a dei bambini ( quasi, quasi, anche a dei grandi ): “Bambina, cosa volevano quelle persone? Cosa ti hanno chiesto? Cosa volevano sapere? In quale lingua ti si sono rivolti?..”, questo e non so cos’altro mi domandarono nell’arco di pochi secondi, con un’ansia curiosa ed insistente di voler a tutti i costi sentire da me, qualcosa che li avrebbe forse fatti salire di carriera …
Ero piccola, ma ciò che era il sistema sotto cui vivevamo, la disciplina, la paura nei confronti dell’estraneo ( e per di più, più estranei di coloro che avevo appena visto..), la diffidenza e certe imposizioni nel nostro comportamento, li conoscevo, così senza saperne dare una spiegazione, ma li conoscevamo bene tutti noi coetanei di quel periodo..
“Oh, ma niente, -risposi, – volevano solo sapere chi mi ha fatto i buchi nelle orecchie e mi hanno fatto i complimenti per i miei orecchini..
Di certo mi hanno parlato in albanese, io non conosco nessun’altra lingua..”
Non posso dire di non essere stata convincente, che non hanno capito alla fin fine, che veramente di ciò si trattasse e che, una bambina piccola, non li avrebbe mai mentiti …
Ah sì, su una cosa, veramente li avevo mentiti: Sul fatto che conoscevo solo la lingua albanese: Io, essendo nata in una famiglia bilingue, avevo imparato l’italiano dalla mia nonna, da piccolina, parallelamente all’albanese..
Ma queste famiglie bilingue, in città erano talmente poche, che mai e poi mai, quei signori si sarebbero posti ulteriori domande..
Nel frattempo, si erano avvicinati tutti: I miei genitori, tutti i nostri amici, increduli anche loro di questo episodio..
Era l’inizio degli anni ’80 e sicuramente questi asiatici erano tra gli ultimi ‘superstiti’ degli scontri tra il nostro governo e quello del loro paese confinante, La Cina che, fino ad un po’ di tempo prima, erano stati considerati da guida e da esempio, da migliori amici o meglio ‘compagni’; a cui, il nostro paese avrebbe cercato di strapparli tanti aspetti da essere imitati, diventando una certa copia..
I genitori e tutti gli adulti del nostro gruppo, che sicuramente capirono l’importanza dell’episodio, raccontato da me e dagli altri bambini con l’euforia dell’età che portavamo, cercarono di passarci sopra e di distrarci con altre curiosità improvvisate sul momento, perché una sola insistenza in più da parte loro, avrebbe scaturito in noi bambini, centomila domande del tipo:” Perché dietro a quelle persone asiatiche, correvano altri tre o quattro signori albanesi?Qual’era la professione di questi signori albanesi? Perché non li lasciavano passeggiare tranquilli oppure, liberi di scambiare due parole con la gente?…” E i “perché” dei bambini si sa quando iniziano, ma non si sa quando finiscono …
Mi veniva da sorridere quel giorno al mercato a Parma, nel momento in cui mi trovavo davanti ad un commerciante cinese, che era uno delle tante migliaia ad invadere l’Italia, che mi diceva: “Bella la tua borsa, chi te l’ha fatta, perché noto che non è comprata, ma forse fatta a mano, non è vero?..”
E’ vero, loro sono curiosi e grandi osservatori di tutto ed hanno notato una bella borsa che porto di solito, anzi, ne sono affezionata. Si tratta di una borsa particolare, fatta tutta a mano, con i ferri da mia madre. Il cinese, la guardava e non vi staccava gli occhi. Secondo me, l’aveva già disegnata nella sua testa per produrre ed imitare una simile anche lui, da parte sua..
Con orgoglio, venendomi in mente gli asiatici curiosi che mi chiesero degli orecchini da piccola, come allora gli rispondo: “Hmm, me l’ha cucita mia mamma, a mano..!”
Loro, mi fanno i complimenti come allora, sta volta per la borsa. Unica cosa è che cambia il contesto: A parte la mia età cambiata un bel po’ oramai, cambiano i tempi, il nostro trascorso di vita, cambia la terra dove attualmente viviamo, quella terra che oltre a noi albanesi e gli asiatici, sta ospitando chissà quante altre etnie diverse..
In quel preciso istante, in quel mercato, con quell’ episodio nella mia memoria, eravamo:
Io, la mia amica, le bancarelle e i commercianti cinesi. E loro, non erano due o tre come quelli che spuntarono all’improvviso quella volta al parco del Lago Artificiale della mia città, Tirana: Loro sono in tanti, curiosi come sempre, di una curiosità innata che li ha portati ad esplorare tali orizzonti, a molti altri, ancora sconosciuti..