Lo scorso 7 Giugno, nella cornice di Milano PhotoWeek, la Fondazione BIA (Beni Immateriali e Archivistici) in collaborazione con l’Ambasciata d’Albania e il Comune di Milano e MiBact hanno organizzato l’incontro “Marubi, l’italiano di Scutari. Fotografo d’Albania“.
La conversazione aperta, situata nella sala “Falcone e Borsellino” di CAM Garibaldi, aveva come scopo di mettere in piedi e presentare a Milano, durante la PhotoWeek, un Progetto Marubi portando presto in Italia la mostra “Dynasty Maruby”, produrne una nuova ed originale “al femminile” e costruire una serie di eventi di valorizzazione dell’offerta culturale e turistica complessiva della Repubblica d’Albania.
Un invito di collaborazione e scambio di idee, fortemente abbracciato da tutti i partecipanti, per fortificare il collegamento culturale tra i due paesi attraverso lo studio, la conoscenza e la valorizzazione della cultura visiva albanese e non solo in ambito fotografico.
Ma anche un occasione per la presentazione di un’ Albania contemporanea culturalmente e turisticamente attraente e per raccontare, attraverso anche la storia di Marubi, i legami storici culturali di ieri e di oggi tra i Paesi divisi e collegati dallo stesso mare. Legami fortemente intrecciati e piacevolmente divulgabili attraverso la narrazione in modo nuovo della romanzesca storia di Pietro / Pjetër Marubi, questo rivoluzionario italiano rifugiato in Albania, dove apre il primo studio fotografico del Paese nel 1856 che chiama Dritëshkroja (Scritti di luce) e destinato a diventare uno dei più importanti dei Balcani. Nelle proprie opere Marubi rappresentò la tradizione, i paesaggi, le foto dell’aristocrazia, la corte reale, gli abiti popolari e tutta la vita albanese dell’epoca.
Analizzando il contesto storico-politico a cavallo tra XIX e XX secolo, l’attenzione della S.
E ambasciatrice d’Albania Anila Bitri Lani, si è concentrata su Shkodra (Scutari), l’antica città che ancora oggi viene chiamata “La culla della cultura albanese.” Una città che ha sempre guardato verso l’Europa e nota anche per aver iniziato e guidato i primi movimenti femministi albanesi.
L’analisi artistica della figura di Marubi è stata fatta da Adrian Paci. L’artista scutarino e milanese, si concentrato sul grande lavoro del fotografo sollevando la necessità di promuoverlo, ma sopratutto studiarlo in modo approfondito e non solo perché un personaggio storico italo-albanese, ma in quanto un grande artista.
Accanto all’italiano di Scutari, si è parlato anche delle storie dei suoi eredi e della dinastia Marubi che prese vita grazie agli insegnamenti trasmessi a suo figlio adottivo Kel Marubi (1870-1940) il quale ebbe modo di continuare la tradizione fotografica albanese. Come suo padre, Kel fotografò tutte le classi sociali, compresi i mendicanti.
Una breve descrizione anche delle fotografie scattate alle donne albanesi dell’epoca. La nostra collaboratrice Sonila Alushi ha raccontato di due episodi simbolici ed importanti dell’arte e della personalità di Marubi: la fotografia fatta ad una donna musulmana senza il velo in aperta sfida ai divieti dell’impero ottomano e la foto del primo nudo. Quest’ultimo è quello anonimo di una donna di montagna dai tratti un po’ rudi e le vesti tradizionali che posa a seno nudo davanti all’obiettivo di Pjetër.
Lo scatto ha suscitato l’interesse di vari studiosi, che hanno così iniziato a fare ricerche nell’archivio fotografico dei Marubi, scoprendo altri ritratti di donne. Un mondo sommerso, impensabile per i Balcani dell’epoca e per l’Albania in modo particolare; se già convincere una donna a farsi fotografare era in quegli anni impresa veramente ardua, vederla posare nuda era semplicemente impossibile.
La Signora Vasenka Rangu, Referente per il Centro della Cultura Albanese per la Lombardia, ha portato alcune foto ricordo dei suoi familiari scattate nello studio Marubi agli inizi di ‘900. Con un misto di commozione e orgoglio, la Signora Rangu ha illustrato immagini che non parlavano solo dei suoi parenti, degli usi e costumi di una famiglia, ma anche di una Albania diversa da quella raccontataci dal regime comunista. Un Albania, una Scutari elegante e moderna, bella e timida, discreta e audace.
Diverso è stato il discorso della Signora Dava Gjoka, Presidente dell’Associazione Città Mondo e della Cooperativa sociale Ajks – Essenza, la quale si è concentrata maggiormente sulla comunità albanese in Italia come una delle più numerose e delle più integrate nel rispetto di ambedue le culture e amando il Paese adottivo tanto quanto quello d’origine. Le politiche, gli scambi, le collaborazioni, sono stati i temi più importanti affrontati da lei in modo molto competente e oggettivo.
Un discorso molto ampio, concentrato sui rapporti tra i due paesi e sull’immagine dell’Albania e degli albanesi in Italia, è stato quello del Signor Angelo Boscarino, il Consigliere Delegato di Bia (Beni immateriali e Archivistici). Marubi come esempio di artista da studiare, ma anche come figura di straordinario interesse e curiosità che ci ricorda quanto profondi e antichi siano i contatti tra le due sponde adriatiche. Un artista da promuovere non solo per il suo straordinario lavoro artistico e di testimonianza, ma altresì da valorizzare poiché tramite la sua figura e la sua opera, possiamo conoscere meglio anche l’Albania stessa.
Ha moderato l’incontro la Signora Paola Bocci, Presidente della Commissione Cultura, Moda e Design del Comune di Milano, contribuendo alla conversazione con l’invito e la disponibilità di parlare di più di una comunità ben inserita e considerata una ricchezza per la società italiana. “Questo progetto di BIA Srl con l’Ambasciata d’Albania e il Comune di Milano – ha detto la Signora Bocci – è l’inizio di una collaborazione che porterà ad analizzare altre figure di albanesi in Italia.”