(Capita a volte di tornare in un luogo visitato anni prima, e di non riconoscerlo quasi. Capita anche di stupirsene piacevolmente, quando il salto temporale regala a quel posto un fascino tutto nuovo che mai si sarebbe pensato.)
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A distanza di quasi vent’anni da Lamerica, Gianni Amelio volge di nuovo il suo sguardo anche all’Albania.
È nelle sale da pochi giorni L’intrepido, pellicola presentata alla 70ª Mostra internazionale del cinema di Venezia che vede protagonista un bravo Antonio Albanese.
L’intrepido è appunto il protagonista, Antonio Albanese; disoccupato che per arrivare a fine mese fa un lavoro diverso tutti i giorni, il “rimpiazzo”, in un mondo dove ormai si fa fatica a pagare l’affitto e, soprattutto, a continuare a sperare nel futuro. Accanto a lui, due giovanissimi interpreti per la prima volta sullo schermo: Ivo, il figlio sassofonista avuto dalla moglie che poi l’ha abbandonato, e Lucia, giovane incontrata per caso…presenza così breve ma così incisiva nella vita del protagonista.
“All’inizio delle riprese l’ho definito una commedia, ma in tanti saranno pronti a smentirmi, anche se si ride parecchio. Perché c’è pure chi si commuove e versa qualche lacrima”, dice il regista. E in effetti fa commuovere la storia di Antonio Pane, tappabuchi di professione che si reinventa cambiando mestiere ogni giorno in una Milano quasi disumanizzata e amorfa, e fa commuovere la sua analisi sociale di totale attualità nell’incertezza di un domani precario e nebuloso, nel dolore di vivere che affligge le giovani generazioni -una figura per tutte, quella di Lucia-.
Una società dai molti disagi, insomma: l’ansia di Ivo che, pur avendo studiato e vivendo di ciò che più ama, la musica, di notte non riesce a dormire per la sua situazione precaria, e un futuro che non sa che colore avrà. La spirale di depressione in cui è avvolta Lucia, persa nella ricerca di una strada tutta sua. E anche quel disagio chiamato corruzione, alla fine, al quale Antonio non riesce a piegarsi e che lo fa correre via, alla ricerca di qualcosa di meglio, di un posto nuovo, una speranza per uscire da quello squallido grigiore metropolitano dove la strada sembra essere già tracciata.
E qui ecco entrare in scena la nuova Albania di Amelio, luogo forse di un riscatto. Ecco un Paese nuovo, pronto, chissà, a trasformare questo finale riscrivendolo con il nome di “opportunità”, ad accogliere chi anni prima nell’accoglienza stava dall’altro lato; una terra che di Lamerica non ha più nulla: il crollo finanziario ormai lontano, così come gli esodi di massa lungo l’Adriatico e la disperazione degli anni ’90.
Dall’altro lato dell’Adriatico, semplicemente, dove forse suonare ancora il sassofono non è un assurdo, o almeno continuare a crederci ancora un po’.