Mercoledì 13 maggio 2009, presso il Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale dell’Università di Napoli “L’Orientale”, la Prof.ssa Ledi Shamku-Shkreli, dell’Istituto di Linguistica e Letteratura di Tirana, ha tenuto una conferenza dal titolo “Dialetti albanesi e lingua standard”, nell’ambito del ciclo di lezioni per il dottorato di ricerca in Culture dell’Europa orientale.
Nella presentazione il Prof. Italo Costante Fortino, commentando il titolo del libro della relatrice, “Standard dhe neostandart” (Tirana, Botime Çabej 2007), ha sottolineato la novità del termine “neostandart”, che sottende il superamento della staticità di cui si avvale generalmente il concetto di “standard”.
Il rapporto dialetti albanesi e lingua standard è uno degli argomenti più importanti del dibattito culturale in Albania negli ultimi 20 anni. La lingua standard, in vigore dal 1952, e riaffermata con rigore dal Kongresi i Drejtshkrimit (Congresso sull’ortografia) del 1972, aveva lasciato irrisolti una serie di problemi.
A. Metodologia e standardizzazioneScegliendo come base della nascente lingua standard il dialetto tosco si capovolgeva la decisione della Komisia Letrare di Scutari che nel 1916-1917 aveva, invece, posto a base della lingua del neonato stato albanese la variante linguistica di Elbasan, come orientamento per la confluenza di elementi dei due grandi rami dialettali, il ghego e il tosco.
D’altra parte la scelta della Conferenza linguistica del 1952 era stata operata senza alcuno studio preliminare scientifico sull’usus né della lingua scritta né di quella parlata. Dalla debolezza di impostazione del problema sarebbero derivate varie conseguenze, la più grave delle quali è stata l’accantonamento della ricchezza della varietà dialettale ghega, che si avvale di una consistente esperienza letteraria. Lo standard nuovo avrebbe respirato con un solo polmone, quello tosco.
Esaminando il lavoro svolto in Albania nel secondo dopoguerra, la Prof.ssa Shamku ha messo in evidenza come i difetti del codice standard scaturiscano proprio dal capovolgimento del modo di procedere nel lavoro per la definizione del codice. Di regola, per definire una norma standard, inizialmente vengono raccolti e studiati tutti i fenomeni di cui dispone la lingua e poi viene scelta la norma.
Nel 1952, quando tramite gli atti ufficiali venne elevato il dialetto tosco a livello di lingua ufficiale, questo studio non era stato ancora effettuato.
A testimonianza della sua tesi la Prof.ssa Shamku ha ricordato che all’epoca non era stato ancora creato presso l’Istituto delle Scienze neanche il settore dell’archivio riguardante il lessico albanese, nato solo un anno dopo la pubblicazione del dizionario della lingua albanese nel 1954.
La relatrice, a sostegno della sua argomentazione, ha citato la posizione del Prof. Eqrem Çabej, il quale nel dibattito precedente il Congresso del 1972 sosteneva: “Per quanto riguarda la lingua dell’amministrazione si pone la domanda: in quale direzione andrà la sua convergenza? Quale dei due dialetti prevarrà? Oppure la domanda potrebbe essere posta diversamente: in quali forme e parole si imporrà un dialetto ed in quali l’altro? Per tutto il tempo in cui il problema della costituzione di una lingua comune è legato alla questione dei due dialetti, io, per quanto detto sopra, considero la questione irrisolvibile senza studiare prima i dialetti dell’albanese. Come faremo noi a prendere come base uno dei due dialetti, nel momento in cui non è stato studiato bene né l’uno né l’altro?”Dunque il capovolgimento del procedimento scientifico, l’applicazione della norma prima dello studio dei mezzi linguistici determinò una natura alquanto soggettiva della norma dello standard. Ne derivano numerose limitazioni ed inefficienze che oggi impediscono alla lingua di diventare un mezzo efficace di espressione.
B. Neostandardizzazione e processo evolutivo internoLo standard albanese è molto giovane e ciò potrà fare superare gli atteggiamenti rigidi degli studiosi che difendono la tesi dell’intoccabilità del codice dello standard.
La linguistica oramai ha la consapevolezza e la possibilità concreta per eliminare le incoerenze linguistiche, come accade alle lingue inglese e francese, che registrano un forte divario tra grafia e pronunzia. La standardizzazione dinamica sopperisce a tali inconvenienti e supera la staticità passiva che impone la norma.
Se gli sviluppi nell’applicazione dello standard sono stati accompagnati da un andamento irregolare nel campo linguistico, la pubblicazione dell’Atlasi Dialektologjik i Gjuh?s Shqipe (L’Atlante Dialettologico della Lingua Albanese), avvenuta di recente (Vol. I 2007, Vol. II 2008) presso il Dipartimento di Studi dell’Europa Orientale di Napoli, dietro l’impegno del Prof. I. C. Fortino, viene a riportare la questione nei termini scientifici, di cui si è detto prima, e dunque colma una lacuna anche nel processo di neostandardizzazione della lingua, con un interessante apporto della variante linguistica soprattutto tosca e ghega. Si profila, dunque, un quadro interessante per la lingua albanese: un quadro che vede al centro la lingua standard che vive respirando con due polmoni principali, il tosco e il ghego, senza, tuttavia, disdegnare l’alimento proveniente anche dalla variante della diaspora arb?reshe. La lingua albanese neostandard, senza tradire la sua strutturale connotazione, va arricchendosi di continuo con apporti lessicali, morfologici e sintattici che le garantiscono sempre fresca vitalità. Uno standard che sa mettere in moto tutte le forze endogene per rigenerarsi permanentemente e per offrire le più ampie possibilità espressive.
In questo ambito di rivitalizzazione degli studi dialettologici e linguistici, in genere, trova piena giustificazione anche il ruolo primario degli studi filologici, abbandonati all’università di Tirana nel 1963; infatti per un vero arricchimento dello standard non si può prescindere dalla conoscenza autentica delle opere che compongono l’intera letteratura albanese, di espressione ghega, di espressione tosca e di espressione arb?reshe.Una particolare lacuna è costituita dal mancato studio della lingua e della cultura arbëreshe, tenuto conto che gli arbëresh? dal 1501, anno della caduta in mano degli ottomani di Ulqin, e fino alla fine dell’Ottocento e inizio del Novecento, con il risveglio nazionale albanese del movimento patriottico promosso dalla Rilindja in Albania, costituiscono l’unico collegamento solido ed ininterrotto tra il mondo albanese e l’Occidente. E’ grave constatare che la letteratura arbëreshe sia poco conosciuta in Albania, se pensiamo che viene letta solo “tradotta” nella lingua standard.
La relazione della Prof.ssa Ledi Shamku-Shkreli ha dimostrato che la lingua albanese saprà rispondere alla fase attuale che registra un palese impoverimento nell’uso linguistico, con risorse che provengono dall’interno della stessa lingua sia sotto il profilo diacronico della lingua scritta, sia sotto il profilo sincronico, ossia della lingua parlata.
Fonte: Città di Torino, edizione in lingua albanese