La 14° Fiera del Libro di Tirana si è appena conclusa. Per cinque giorni, dal 9 al 13 novembre, l’intera produzione editoriale di lingua albanese, in originale e in traduzione, si è messa in mostra per la gioia di lettori di ogni età.
Quest’anno la Fiera ha fatto registrare un record: la partecipazione di 80 case editrici, un traguardo mai raggiunto finora. Ottanta editori, per un Paese che, come l’Albania, conta tre milioni di abitanti, è un numero impressionante. Un risultato raggiunto anche grazie alla sempre crescente presenza di editori dal Kosovo e dalla Macedonia, che quest’anno hanno partecipato in misura maggiore rispetto alle precedenti edizioni.Una produzione letteraria di tutto rispetto, un’imperdibile vetrina di nuovi autori oltre che di nomi ormai affermati della letteratura albanese. Qualche esempio: fra i testi in lingua originale,la saggistica di Arshi Pipa e Nasho Jorgaqi, tutta la produzione poetica e narrativa di Dritëro Agolli, Maks Velo, Visar Zhiti. Fra gli autori stranieri in traduzione, Orhan Pamuk, Herta Müller, Umberto Eco e tanti altri. Ci sono stati dibattiti, incontri con gli autori, performance dedicate alla letteratura per l’infanzia. Insomma, un’occasione imperdibile per chi volesse avere una panoramica completa della cultura di lingua albanese, e di quello che dal resto d’Europa viene tradotto e apprezzato in area balcanica. Un evento che ha attirato l’attenzione anche dell’Economist:in un articolo pubblicato in data odierna, il prestigioso quotidiano britannico si occupa della Fiera del Libro 2011. Capita talmente di rado che i giornali europei parlino di letteratura albanese che ci siamo affrettati a visitare il sito del giornale on line. In realtà, ci abbiamo messo un po’ a trovare l’articolo: alla sezione Cultura, dove sarebbe stato ovvio che fosse, non c’era. Cercando fra le varie sezioni, siamo arrivati all’area “Blogs”: e finalmente eccolo, sotto la voce “Eastern Approaches” (più o meno, “Sguardi verso Est”). Il titolo è interessante: “All the Fun of the Tirana Book Fair”, vale a dire:”Le cose più divertenti della Fiera del Libro di Tirana”.Dalla lettura dell’articolo, apprendiamo nell’ordine che: gli stand erano presi d’assalto dalle folle ansiose di non perdersi l’ultimo best-seller; che il centro dell’attenzione è stato il libro di Elena Kadare, che ha appassionato la stampa locale per le sue rivelazioni sui veri e/o presunti tradimenti dell’illustre marito; che l’evento editoriale dell’anno è stato il libro di Edi Rama, che nei soli giorni della fiera ha venduto 8.000 copie, facendo indispettire Sali Berisha che ha snobbato lo stand dell’editore di Rama; che il giorno dell’insediamento di Basha, al municipio di Tirana è stato fatto un rito sacrificale sgozzando una pecora, “una pratica che risale all’epoca ottomana”; che è uscita una nuova biografia di Enver Hoxha, anzi “la prima seria biografia di Hoxha scritta finora”. Per concludere, viene raccontata “ancora un’altra sorpresa”, quella di uno stand serbo che vendeva kebab e birre fuori dalla Fiera. Leggiamo con interesse che la cosa avrebbe fatto arrabbiare “kosovari e nazionalisti albanesi”, e che i serbi sarebbero stati fatti andare via. Ma forse, aggiunge il cronista, c’è una spiegazione molto più prosaica: i serbi sono andati via un giorno prima della chiusura della Fiera, perché i visitatori si erano rimpinzati di carne e birra, facendo fuori tutte le riserve disponibili. Fine dell’articolo. Fine del divertimento. Restiamo con la curiosità, tuttora insoddisfatta, di sapere di quali temi, autori e movimenti culturali si sia discusso alla 14° Fiera del Libro di Tirana. Ma forse non c’era da aspettarsi molto di più: se si tratta di Balcani, sembra cambiato poco da oltre cent’anni a questa parte, quando era diventata famosa (al punto da diventare il titolo di un libro, “Trouble in the Balkans”, John L. C. Booth, 1904) la frase di un cronista che, di fronte a una realtà di cui sapeva poco o nulla, cominciava i suoi articoli dicendo “There will be trouble in the Balkans this spring”: “Ci sarà casino nei Balcani, questa primavera”. http://www.economist.com/blogs/easternapproaches