Lo scorso 12 ottobre, al convegno per il centenario dell’Indipendenza d’Albania organizzato a Parma dalla Rete F.A.R.E (Forum delle Associazioni Albanesi dell’Emilia Romagna) e l’associazione albanese a Parma, sono intervenuti i professori Pëllumb Xhufi, storico albanese tra i più accreditati all’estero, e Luciano Monzali, docente presso l’Università degli studi Aldo Moro di Bari. I due hanno illustrato la storia dell’Albania dal Risorgimento fino ai giorni nostri.
Marion Gajda ha incontrato il professor Xhufi, di cui segue l’intervista che ha rilasciato.Prof. Xhufi, a breve l’Albania festeggerà il centenario dell’indipendenza; come trova l’Albania questo centenario?
L’Albania è cambiata tantissimo; ho un’ età che mi ha permesso di vedere anche il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza albanese ma stavolta il contesto è diverso. L’Albania è un paese democratico, ha rotto con la dittatura comunista e ha raggiunto la maggior parte dei processi d’integrazione, ormai è anche membro della NATO e sta lottando per diventare anche membro dell’Unione europea -ovviamente attraverso tante difficoltà, dovute sia al suo passato sia all’incapacità e alla mancanza di responsabilità della classe politica albanese-. Invece per quanto riguarda il posto dell’Albania nei Balcani, devo dire che abbiamo ragione di essere molto contenti perché è stato realizzato un sogno dei padri del risorgimento albanese, l’indipendenza del Kosovo, sottratto ingiustamente all’Albania nel 1913. Oggi, per fortuna, il Kosovo è un paese libero e anch’esso ha intrapreso la strada verso l’integrazione europea. Questa è una grande vitoria storica ma anche il compenso per una grande ingiustizia fatta all’Albania dai paesi europei.
Prof.Xhufi, che cosa pensa degli eventi e delle iniziative che si stanno organizzando in Albania per la celebrazione del centenario dell’indipendenza?
C’è un grande impegno ovviamente, su tutti i livelli. Il governo ha creato un comitato apposito che si occupi delle celebrazioni del centenario dell’indipendenza albanese, e molte di queste iniziative sono già partite -come l’inaugurazione di mostre fotografiche e di monumenti storici, le conferenze, etc-. Ma penso che molti eventi potevano essere programmati meglio. Per fare un esempio: io, come storico, ho almeno 14 conferenze alle quali dovrei partecipare, tutte in Albania e con lo stesso tema. Infatti avevo pensato di organizzare una grande conferenza storico-scientifica che sarebbe molto utile, considerando il fatto che ci sono molti documenti storici venuti alla luce sulla questione dell’indipendenza dell’Albania che meritano di essere trattati in una conferenza storico-scientifica. Purtroppo quei pochi storici albanesi che ci sono non sono tutti allo stesso tavolo per dibattere su questi argomenti, ma ognuno partecipa invece a una conferenza diversa trattando lo stesso argomento.
Professore, sembra che anche in questa occasione, come in altre feste storiche nazionali, la politica sia divisa e avremo così due cerimonie diverse il 28 novembre, una a Tirana e l’altra a Valona. Che cosa pensa di questo fatto?
Questo è molto preoccupante. Sembra, infatti, che si stiano creando due poli di festeggiamenti per il 28 novembre. Vedo che c’è la tendenza da parte del governo e della maggioranza a concentrare tutti i festeggiamenti a Tirana, dimenticando che questo fatto storico è collegato quasi esclusivamente alla città di Valona. Ciò accade per ragioni esclusivamente politiche, e rischia di dividere il paese proprio nel giorno della sua indipendenza nazionale. Questo dovrebbe essere invece un giorno che unisce tutti, come 100 anni fa, dove rappresentanti di tutte le regioni dell’Albania, del Kosovo e della Çamuria si riunirono a Valona per proclamare l’indipendenza.
Prof. Xhufi, lei parlava prima di inaugurazione e di monumenti storici, infatti il governo albanese ha dedicato due monumenti a due figure famose della storia dell’Albania: uno a Ismail Qemali, padre dell’indipendenza albanese, l’altro all’ex sovrano dell’Albania, Re Zog I. Ma ci sono altre figure importanti nella storia del paese che hanno dato un contributo enorme alla causa nazionale come Luigj Kurakuqi, Elez Isufi, Isa Boletini, Dom Nikoll Kacorri, Fan Noli etc. Però, sembra che loro siano stati totalmente dimenticati in queste iniziative.
Si, questo è vero, ha pianamente ragione. Purtroppo anche questo fatto fa parte di quella polarizzazione della quale ho parlato prima. Questo centenario indecente, dal modo in cui si sta organizzando, ha assunto chiare e inaccettabili connotazioni politiche; infatti, è da qualche anno che il premier del governo albanese Berisha sta cercando di cambiare i fatti storici. Ultimamente, come ormai sanno tutti, il premier ha chiesto che vengano rivalutati molti personaggi storici della storia dell’Albania -e fin qui niente di male, anche se una cosa simile non dovrebbe essere chiesta dal capo del governo-, ma Berisha è andato anche oltre dettando lui stesso i criteri con cui valutare i vari personaggi della storia e come interpretare vari momenti storici: questo vuol dire contaminare la storia e contaminare la realtà.
Vede, l’atto dell’indipendenza noi sappiamo essere stato l’incoronazione di una grande lotta dei padri del risorgimento albanese sin dalla prima metà del XIX sec. Essi posero i pilastri della liberazione albanese e dell’indipendenza con uno stacco netto dal passato, ma non fu una semplice divisione nel tempo bensì una vera divisione di classi (la divisione, appunto, dalla classe dei bey e di Aga e dei nobili albanesi che appartenevano al vecchio regime, al regime arcaico degli ottomani). Infatti i fondatori del risorgimento albanese appartenevano alla classe media, alla classe degli intellettuali, scrittori, giornalisti,insegnanti, i quali fecero quello che fu fatto anche in Francia, in Italia e in altri paesi europei alla nascita degli stati nazionali: lo stacco dal passato, dal vecchio regime arcaico e la fondazione di uno stato europeo.
Purtroppo, oggi vediamo che c’è la tendenza da parte del governo a riabilitare ingiustamente queste figure arcaiche appartenenti alla classe ottomana che non solo non hanno fatto niente per l’indipendenza dell’Albania, ma anzi hanno tramato tutti i complotti possibili a danno dello stato albanese e degli albanesi. Una di queste figure è Esad pasha Toptani, che merita veramente di essere chiamato “traditore della patria.” La notizia del suo assassinio da parte di Avni Rustemi fu accolta infatti dalla popolazione di allora come una seconda indipendenza. Un’altra figura è anche quella di Re Zog I il quale -a differenza di Esad Pasha- ha ovviamente dei meriti per quanto riguarda la consolidazione di alcune istituzioni politiche dello stato di allora, ma alla fine dimostrò di non tenere così fortemente alla causa nazionale… e tutti sappiamo come è finita. Per meri motivi politici stanno cercando di riabilitare ingiustamente queste figure, ma anche altre, calpestando i fatti storici e la storia.
Prof.Xhufi, l’Albania festeggia il centenario dell’indipendenza, ma l’Albania è veramente indipendente oggi? La politica albanese è indipendente nelle sue decisioni e scelte politiche?
Io penso che uno stato degno di questo nome e che si reputa sovrano non deve tacere quando viene interpellato da un altro stato, anche se quest’ultimo fosse più potente. Purtroppo, questo è successo nel nostro paese e il nostro stato, il nostro capo del governo Berisha è stato zitto. Tutti sono a conoscenza degli affari che Berisha ha fatto con il governo greco vendendogli una buona parte del territorio marittimo albanese, tutti hanno visto i monumenti stati costruiti nel sud dell’Albania che evocano simboli greci, e il governo è stato zitto. Tutti hanno visto il famoso cimitero, di cui si è tanto discusso perché sono stati fatti de
gli scavi dalla parte greca violando apertamente la nostra legge nazionale e nessuno, né il governo né la procura, ha mosso un dito per fermare questa situazione. Tutti hanno visto le scuole di lingua greca che sono state aperte apposta a Himara, nel sud, dove i greci hanno rivendicato territori, e per quanto riguarda invece la questione albanese in Grecia della Çamuria, il governo albanese tace perché cosi gli è stato ordinato. Devo ammettere con rammarico che in questi anni la politica albanese non è stata indipendente e sovrana in nessun momento.
So che per uno storico è difficile descrivere la situazione attuale, ma lei è stato un politico e diplomatico albanese e inoltre oggi è anche un noto analista della politica nazionale, per questo vorrei farle anche qualche domanda sulle ultime vicende in Albania. In questi giorni La Commissione europea ha dato il via libera al conferimento all’Albania dello status ufficiale di Paese candidato all’adesione all’Ue, “ma sotto condizione” che; cosa ne pensa?
Innanzitutto bisogna precisare che l’Albania è uno degli ultimi stati della regione a ricevere lo status di paese candidato, lasciando dietro di sè paesi come Bosnia-Erzegovina e Kosovo che sono usciti recentemente da guerre disastrose. Ma comunque lo status è stato concesso sotto condizione, il che vuol dire che non siamo stati promossi a pieni voti, ma ci è stata data la sufficienza, e che bisogna attuare una serie di misure chiave nel settore giudiziario, nell’amministrazione pubblica e soprattutto intensificare la lotta contro la corruzione.
Questi aspetti evidenziati dalla commissione europea sono problemi seri, non c’è da festeggiare con i fuochi d’artificio. La corruzione è uno dei problemi principali di questo governo, e bisogna che la magistratura, che ormai è controllata da Berisha, effettui una serie di arresti esemplari tra gli alti funzionari politici. È pieno di alti funzionari del governo stracorrotti, alcuni hanno anche le mani sporche di crimini spaventosi ma Berisha li protegge; ogni tanto finge di arrestare dei funzionari pubblici che non contano niente, e così giustifica la lotta contro la corruzione del suo governo.
Allora la tanto discussa “coalizione per l’integrazione” tra il partito di centrodestra di Berisha e il partito di centrosinistra di Meta non ha migliorato per niente la situazione?
Assolutamente no. Questa è una coalizione di interessi personali tra Berisha e Meta, una coalizione di mercenari che fanno affari a discapito dei cittadini albanesi. Non si può chiamare coalizione d’integrazione un governo che non ha fatto niente per l’integrazione del paese, ma ha solo pensato a come arricchire le proprie tasche. Stanno vendendo tutto ciò che è proprietà dello stato e dei cittadini per i loro interessi personali.
Ma l’opposizione secondo lei come si sta comportando?
L’opposizione sembra un po’ confusa e con le idee non molto chiare. Spesso è stata vittima delle sue stesse leggi che ha proposto e votato insieme a Berisha, come l’ultimo caso nelle elezioni del Presidente della Repubblica. Tra meno di un anno ci saranno le elezioni parlamentari e Berisha non accetterà mai una sconfitta: metterà in atto tutte le misure possibile per non perdere, e l’opposizione deve tenerne conto e fare l’impossibile perché la volontà degli elettori venga letta correttamente.