“Le mie annotazioni non riguardano soltanto l’Albania, ma il Paese delle Aquile fa la parte del leone. Fin da piccolino, eravamo quattro fratelli maschi, giravo per la cucina attaccato alle gonne della cuoca. Mi piaceva il buon cibo ma ancora di più come si componevano i vari elementi fino a farne una leccornia. In famiglia tutti amavamo molto ogni tipo d’arte ma, a differenza dei miei fratelli, mancavo di qualsiasi abilità artistica. La gastronomia ha costituito l’unica forma artistica nella quale mi sono personalmente cimentato.
In Albania ho trovato pane per i miei denti: piatti dell’eccellente cucina turca; specialità slave; tradizioni della gastronomia italiana nelle sue differenti espressioni regionali (Venezia, Puglia, Napoli, ecc.). Il tutto però sempre espresso con un tocco originale della plurimillenaria arte albanese del mangiar bene.”
– Paolo Foresti
L’ex- Ambasciatore d’Italia in Albania nell’arco temporale 1993-1997, scrive un nuovo libro.
Almeno apparentemente, ovviamente per chi non lo avesse ancora letto, il libro si presenta dal genere un po’ insolito:
Cioè non un volume dai chiari tratti politico-diplomatici, ma un libro che forse tratta tutto questo, però lo realizza in modo trasversale, avvalendosi del convivio tra commensali di alto rango nei “Pranzi dell’Ambasciatore” e forse non solo…
Come nasce l’idea di scrivere questo libro? È da attribuire a qualcosa o addirittura, a qualcuno l’ispirazione per la sua scrittura?
Nasce dalla consapevolezza di avere vissuto una vita professionale ed umana straordinaria che non potevo tenere soltanto per me. Ho lasciato l’azienda di famiglia, con non pochi rimpianti del mio amatissimo papà, per seguire gli ideali intensamente vissuti in famiglia.
Prendiamo in considerazione il lemma “Pranzo”, quale punto chiave del titolo del Suo libro:
Ci stiamo riferendo univocamente al “Pranzo” formale, istituzionale, così come la copertina del libro suggerisce altrettanto?
Oppure per “Pranzo”, in senso più generico, l’Ambasciatore Foresti riporta nel libro anche momenti di convivio informali tra le persone?
È esattamente l’opposto. Ho voluto dire ai non addetti ai lavori che la diplomazia è soltanto in apparenza formalità, solennità e ritualità che pure non debbono mancare. Ma il lavoro vero è quello discreto, della mediazione rispettosa e della comprensione dell’interesse dell’altro. Sono gli operai che montano la macchina pezzo dopo pezzo: il convivio serve a trovare i pezzi giusti e far sì che i meccanici trovino il modo di assemblarli senza litigare su ogni passaggio.
A proposito: Lei si definisce un amante della buona tavola? E un ‘navigatore gastronomico’? Cosa ha scoperto di sorprendente a livello culinario viaggiando per l’Albania da Nord a Sud?
In realtà le mie annotazioni non riguardano soltanto l’Albania anche se il Paese delle Aquile fa la parte del leone.
Fin da piccolino, eravamo quattro fratelli maschi, giravo per la cucina attaccato alle gonne della cuoca. Mi piaceva il buon cibo ma ancora di più come si componevano i vari elementi fino a farne una leccornia. In famiglia tutti amavamo molto ogni tipo d’arte ma, a differenza dei miei fratelli, mancavo di qualsiasi abilità artistica. La gastronomia ha costituito l’unica forma artistica nella quale mi sono personalmente cimentato.
In Albania ho trovato pane per i miei denti: piatti dell’eccellente cucina turca; specialità slave; tradizioni della gastronomia italiana nelle sue differenti espressioni regionali (Venezia, Puglia, Napoli, ecc.). Il tutto però sempre espresso con un tocco originale della plurimillenaria arte albanese del mangiar bene.
Tra le specialità gastronomiche albanesi, che come risaputo sono un ponte tra Oriente ed Occidente, qualcuna che preferisce particolarmente?
Difficile indicare le mie preferenze: forse sarebbe meglio chiederlo ad Arlinda, originaria di Elbasan, che nel suo ottimo ristorante italiano vicino a Todi cucinava per me alcune delle ricette più amate: byrek pomodoro e cipolla (domate e qepë), yogurt e uova (kos me vezë e gjizë), agnello con yogurt al forno (tavë me kos), polpettine di manzo saporite (qofte), spezzatino di coniglio con cipolline e alloro (lepër çomlek) e con ultimo l’amatissimo raki che ormai non manca mai a casa mia (ma quello vero).
Quanto, secondo Lei, gli Albanesi riconoscono e preservano i valori delle ricchezze genuine della loro Terra e delle loro acque?
Certo quando ero a Tirana negli anni Novanta quasi tutto era estremamente genuino. Poi sempre meno, ma credo che il paese offra ancora, soprattutto nelle piccole proprietà familiari, molti alimenti genuini.
Lei attualmente si trova distante dall’Albania solo fisicamente, ma per il resto segue con attenzione tutti gli sviluppi delle vicende politico-sociali della Terra delle Aquile. Un pensiero o consiglio sull’attuale situazione albanese?
Nel rapporto di fine missione al presidente del Consiglio nel giugno del 1997 raccomandavo un’assistenza continua e puntuale dell’Europa per un lungo periodo. I danni fatti da una dittatura perversa ed ideologica non avrebbero potuto essere superati in meno di 20/30 anni e comunque non prima della scomparsa delle generazioni cresciute in quel contesto.
Credo che una risorsa importante venga dai tanti giovani albanesi sparsi per l’Europa che forse sono chiamati a svolgere un ruolo più attivo per la Patria d’origine.
ll libro
Paolo Foresti
Notizie biografiche
Paolo Foresti, ha svolto fin da giovanissimo funzioni di particolare impegno ed interesse.
Laureato in Scienze economiche all’Università di Roma e collaboratore del Professor Federico Caffè.
Entrato in carriera diplomatica nel 1967 si è occupato da assistente del responsabile dell’integrazione europea, ambasciatore Cesidio Guazzaroni, dello sviluppo ed ampliamento delle Comunità Europee; la sua prima destinazione all’estero è stata la ex Jugoslavia nel 1969 ai tempi di Tito; si è poi occupato della normalizzazione dei rapporti di confine tra Italia e Jugoslavia come collaboratore del sottosegretario al Commercio estero Corrado Belci, politico di fiducia di Aldo Moro; alla nostra rappresentanza presso le CEE a Bruxelles dall’inizio del 1973 all’inizio del 1979 ha avuto la responsabilità dei rapporti CEE-paesi mediterranei, dell’ampliamento a Grecia, Spagna e Portogallo e dello sviluppo istituzionale delle organizzazioni europee; nel 1979 ha assunto la responsabilità dell’Ufficio del Sottosegretario agli esteri, Giuseppe Zamberletti, per il semestre di presidenza italiana alle Comunità europee e, in questo contesto, ai rapporti con i Paesi terzi e soprattutto quelli mediterranei e gli associati dell’Africa-Caraibi-Pacifico (ACP); successivamente Capo degli Uffici dei sottosegretari agli esteri Speranza, Fioret e Bonalumi; dall’autunno del 1993 al giugno del 1994 Chairman dei Fellows del Center for International Affairs dell’università di Harvard (USA); consigliere diplomatico dall’inizio del 1989 all’inizio del 1993 dei ministri della Difesa Martinazzoli, Rognoni e Andò; dalla primavera 1993 Ambasciatore in Albania, subito dopo la caduta del regime comunista, fino all’estate del 1997; Capo della Rappresentanza permanente presso l’Unione Europea Occidentale dal 1997 al 2001; consigliere diplomatico del Ministro per gli affari europei, Rocco Buttiglione, dal 2001 al 2004; dopo avere ricevuto il titolo e rango di Ambasciatore d’Italia, nell’estate del 2004 si dimette per realizzare un Country Club dove riunire alcuni amici, accomunati dagli stessi valori con cui condividere esperienze ed attività.
Nel 2003 riceve la laurea honoris causa dell’Università di Scutari (Al).
Dal 2006 al 2015 è Rettore dell’Università Wisdom di Tirana (Al).
Pubblicazioni:
- Articoli sulle relazioni ed economia internazionali su vari quotidiani italiani con pseudonimo.
- Articoli sull’Europa, processi d’integrazione e meccanismi decisionali su Repubblica, la Nazione, la Discussione, Il Popolo, World Paper mensile USA.
Saggi:
- I nodi politico-istituzionali dell’integrazione europea, Affari Esteri, autunno1981.
- Il meccanismo decisionale comunitario visto attraverso il Consiglio dei ministri CEE –
- Diritto comunitario e degli scambi internazionali, 1982 n. 4.
- Globalismo o bilateralismo nella cooperazione europea – Ipalmo Politica Internazionale settembre 1983 n. 9.
- I rapporti euro-americani nell’opinione pubblica statunitense – Affari sociali internazionali,
- 1984 n. 1.
- Rapporto di ricerca su disarmo, sviluppo e debito, presentazione – Centro militare di studi
- strategici, 1990.
- Lo strumento militare italiano – Quadrante, marzo 1992 n. 3.
- Lo strumento militare ed i mutati scenari internazionali -Affari Esteri, Primavera 1992, n.94
- Per un’industria della difesa europea – Rivista aeronautica, 1992 n. 5.
Libri:
- Il dialogo con gli Stati Uniti e il malessere europeo, Soc. Editrice Il Mulino 1986.
Onorificenze:
- Jugoslavia, decorazione al merito della Stella Rossa, 1969
- Tunisia, Ordine al merito della Repubblica, 1976
- Messico, Commendatore dell’Ordine Aguila Atzeca, 1981
- Francia, Ufficiale dell’ Ordre National du Merite, 1982
- Albania, Massima onorificenza di Madre Teresa, 1997
- Italia, Cavaliere, Ufficiale, Commendatore.