Olen Cesari: In questo momento sto finendo il secondo video del progetto delle “Sette Meraviglie del Mondo”.
Il primo è stato quello della statua di Cristo a Rio de Janeiro, avendo già suonato sulla spalla di Cristo, che è una delle sette meraviglie per l’appunto.
Il secondo progetto riguarda suonare alla Grande Muraglia Cinese e il video dovrebbe essere pronto per essere lanciato il 5 Febbraio, in concomitanza del Capodanno Cinese.
Di progetti in generale, ne ho infiniti.
Ma, ci tengo ad annunciare particolarmente il concerto che terrò a fine aprile a Tirana. Ci ritorno dopo due anni.
Suono dappertutto nel mondo ma per me, Tirana è pur sempre Tirana!
Le mie origini di famiglia nascono in un piccolo paesino del Sud Albania, collegato con Corfù, Grecia, che secoli fa si trovava sotto il dominio della Repubblica Serenissima di Venezia. Io ho nel mio albero genealogico tracce ancestrali albanesi, greche ed italiane, per cui, sentendomi molto mediterraneo, mi sento un ponte di collegamento tra le nostre nazioni Albania ed Italia, anzi mi considero un ambasciatore dell’unione delle culture italo – albanesi.
Lui è Olen Cesari, un genio del violino di origine albanese ed un compositore eclettico.
Classe ’75, nato a Durazzo in Albania, italiano di adozione.
È figlio d’arte, in quanto la madre è una strumentista ed insegnante di violino a Durazzo.
Il primo approccio con il violino, per Olen, questo “bambino prodigio” avviene all’età di soli tre anni e, a cinque anni, la sua prima esibizione in pubblico.
Si laurea a soli 14 anni all’Istituto Superiore delle Arti a Tirana, a 17 anni si laurea con lode a Santa Cecilia (ad oggi è il più giovane violinista laureato della storia del Conservatorio romano) e l’anno successivo al Mozarteum a Salisburgo.
È un cittadino del mondo.
Ha suonato nei grandi templi della musica mondiale, dal teatro antico di Taormina al Wiener Konzerthouse di Vienna, dal Carnegie Hall di New York all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dal Théâtre Le Palace di Parigi al Teatromonumental RTVE di Madrid.
Tra le sue performances più suggestive, quella unica, sulla spalla del Cristo redentore di Rio de Janeiro, primo passo dell’ambizioso progetto alla scoperta delle 7 meraviglie del nuovo mondo.
Olen Cesari si è esibito anche davanti a capi di Stato oltre che alla presenza di Giovanni Paolo II, Ratzinger e Papa Francesco.
È stato parte del cast di artisti albanesi che hanno partecipato di recente, al grande Concerto del 19 novembre 2018 al Teatro Argentina a Roma in onore di Scanderbeg, l’Eroe Nazionale Albanese, nell’ambito della chiusura dell’anno commemorativo di Scanderbeg, celebrato nella stessa giornata con un incontro con Papa Francesco.
Oggi, con il suo inconfondibile accento romano, con la sua peculiare dose umana e molto comunicativa che la caratterizza, Olen è presente ad Albania News per una lunga conversazione sul suo percorso di vita e quello da artista e sui suoi progetti futuri.
Salve Olen, benvenuto su Albania News.
Lei è un virtuoso del violino. È stato considerato un bambino prodigio. Risulta tutt’oggi il più giovane laureato, a soli 17 anni al Conservatorio di Santa Cecilia, Roma. A proposito, c’è un ‘prodigio’ che auspica accada nel mondo al più presto possibile?
Salve Adela, grazie, bentrovati.
Come “Bambino prodigio” io, non mi sono chiamato da solo, ma solitamente è il mondo che ti attribuisce questa definizione.
In realtà è stata mia madre colei che ha scoperto questa mia predisposizione particolare per la musica, l’orecchio musicale che possedevo e ho cominciato a suonare il violino da piccolino.
Il tutto nel contesto rigido dell’Albania sotto dittatura, ho cominciato gli studi, tanti studi, dalla mattina alla sera.
Tant’è che ad un certo punto, ho terminato tutto il repertorio esistente a disposizione in Albania e lo Stato comunista Albanese è stato obbligato a rendere possibile un mio trasferimento per motivi di studio all’estero. Così eravamo partiti per andare a studiare al di fuori dell’Albania, quattro ragazzini: Io, Tedi Papavrami,- Tedi era partito quattro mesi prima di me – Klodiana Skënderi ed un altro ragazzo.
Questo, nel mio caso è successo a seguito di un’occasione rara che avveniva nei miei confronti, in quanto io all’età di soli 10 anni ho avuto accesso all’Istituto Superiore delle Arti a Tirana, ho seguito per quattro anni i corsi e, all’età di 14 anni, mi sono laureato, risultando così il più giovane mai laureato in questo Conservatorio a Tirana.
Una volta laureato in Albania, sono arrivato a Roma all’età di 14 anni al Conservatorio di Santa Cecilia, e essendo che possedevo già una laurea conseguita in Albania, al Conservatorio di Roma mi proposero di accedere soltanto agli esami finali, ma essendo che io avevo a disposizione dallo Stato una borsa di studio di due anni, ho preferito studiare ancora per quel biennio ed approfondire i miei studi precedenti per cui, mi sono laureato al Conservatorio di Santa Cecilia, Roma all’età di soli 17 anni risultando tutt’oggi, il più giovane studente mai laureatosi in quella sede.
Per quanto riguarda “un eventuale prodigio” che mi auguro accada nel mondo, io in primis ci tengo a precisare che è l’ambiente che mi preoccupa molto ed il suo grave inquinamento a cui purtroppo oggi assistiamo e ne subiamo le conseguenze. Io sono un ambientalista convinto. Soprattutto è il mare quello che mi preoccupa, e non mi stanco mai di ripetere e di parlarne in diversi contesti in cui mi trovo, che tutto ciò che buttiamo nel mare, prima o poi ci ritorna sulle nostre tavole, incide sulla nostra salute, per via del classico procedimento della catena alimentare.
Il Suo primo approccio col violino avviene all’età di soli tre anni, a cinque anni, la prima esibizione nel pubblico. Questa genialità Le ha condizionato l’infanzia e le relazioni con i coetanei?
Certo che questa posizione mi ha condizionato tutta l’infanzia! Anzi, io l’infanzia non l’ho proprio avuta, purtroppo…
Studiavo incessantemente da piccolo. Mentre da bambino mi esercitavo al violino, mi affacciavo alla finestra ed osservavo i miei coetanei giocare a pallone. Io invece, dal canto mio, mi dovevo esercitare duramente al violino, in continua competizione con me stesso e con il mondo, per raggiungere sempre nuovi obiettivi.
In vista di competizioni nazionali, mi esercitavo per 4-6 ore consecutive al giorno. Invece per le competizioni internazionali, arrivavo a studiare anche 6-8 ore al giorno.
Il Suo cognome “Çezari” in albanese, nella sua origine di famiglia, è corrispettivo di “Cesare/ Cesari” in italiano.
Lei è un cittadino del mondo, ma pur sempre, romano di adozione, è così? Che il suo cognome albanese abbia presagito il Suo trasferimento dalla Terra Madre, Albania, nella città del grande Cesare?
Sì, diciamo che il mio cognome “Çezari” si potrebbe trovare a Roma, così come a Padova, Bologna ecc.
Le mie origini di famiglia nascono in un piccolo paesino del Sud Albania, collegato con Corfù, Grecia, che secoli fa si trovava sotto il dominio della Repubblica Serenissima di Venezia. Io ho nel mio albero genealogico tracce ancestrali albanesi, greche ed italiane, per cui, sentendomi molto mediterraneo, mi sento un ponte di collegamento tra le nostre nazioni Albania ed Italia, anzi mi considero un ambasciatore dell’unione delle culture italo – albanesi.
Lei ha calcato palchi unici mondiali e dei contesti suggestionali: Da ricordare la Sua performance sulla spalla del Cristo redentore di Rio de Janeiro, inoltre si è esibito davanti a capi di Stato oltre che alla presenza di Giovanni Paolo II, Ratzinger e Papa Francesco.
Questa recente esibizione a Roma in onore di Scanderbeg, Eroe Nazionale Albanese, seguita dall’incontro con Papa Francesco, come l’ha vissuta?
Il panorama artistico in Italia e nel mondo è ricco di nomi albanesi. Tra questi artisti, specialmente nell’ultimo concerto da Papa Francesco, Le è mancato particolarmente qualcuno?
Già, ho avuto l’onore di suonare un po’ ovunque nel mondo.
Per quanto riguarda quest’ultimo concerto a Roma, sono stato contattato direttamente da S.E Majlinda Dodaj, l’incaricata dell’Ambasciata Albanese presso la Santa Sede, la quale ha avuto l’idea e si è occupata dell’evento. Intanto, all’inizio non si sapeva ancora con certezza il consenso del Papa.
Considera che il via dalla Santa Sede ci è arrivato ad agosto e il concerto è stato presentato a novembre, quindi in tempi strettissimi.
Abbiamo cercato insieme di contattare gli artisti, i quali si sono resi disponibili a seconda dei loro contratti ed impegni della propria agenda.
Ergo, gli artisti sono vincolati da contratti lavorativi che non possono sciogliere per un motivo od un altro. Per cui, la questione organizzativa risulta difficile e condizionata proprio per questo motivo.
Buona parte degli artisti ci hanno espresso purtroppo la loro impossibilità di esserci per impegni professionali, qualcun altro si è aggregato a noi all’ultimo.
Una volta avuto il cast al completo, abbiamo pensato pure alla location adeguata per il concerto. Perché a differenza dell’idea di esibirci ad una chiesa di Roma, questa volta abbiamo optato per un vero teatro e palcoscenico adeguato che potesse offrire l’opportunità anche ai ballerini di danzare, essendo che in chiesa, è vero che la musica da camera si possa eseguire, ma un balletto, no. Per cui abbiamo ritenuto consono al formato del nostro concerto, il Teatro Argentina.
L’incompatibilità nella tempistica per via degli impegni di lavoro è stata causa, ad esempio – nel mio caso personale – della mancata presenza da parte mia al matrimonio del mio più stretto amico, in cui io avrei dovuto suonare, ma che purtroppo, essendo stata decisa la data dalla coppia degli sposi in tempi ravvicinati che combaciavano col mio contratto di lavoro in Bangkok, a quel punto, con mio grande rammarico, non ho potuto essere presente nella celebrazione del loro matrimonio.
Chi è la Sua musa artistica? – Il suo violinista albanese preferito? E quello straniero?
La mia Musa preferita ha un solo nome: Charlie Chaplin.
Perché lo considero un artista completo: Lui era capace di scrivere un brano, interpretarlo, orchestrare quel brano, dirigerlo, proporre il brano all’interno di in un film, fare l’attore nello stesso film ed anche il regista, ergo per la sua figura poliedrica nutro profondo rispetto. Per me, Chaplin era un vero mito, lo adoro.
Invece un violinista albanese o straniero preferito non ne ho.
Ognuno ha un suo modo proprio di pensarla, di fare musica: c’è chi ama fare solo musica classica, c’è chi ama fare musica leggera, c’è chi come me, che ama praticarle entrambe, insomma, è per questo che credo che ognuno si approccia alla musica in maniera singolare ed individuale.
Trovarsi tra liste stilate sulle figure più brillanti di albanesi nel mondo e, al contempo, essere stato un immigrato in Italia Lei stesso, che sensazione si prova? A cosa è dovuto il nome provocatorio della sua Band “International Clandestine Orchestra”?
Il nome della mia band devo dire che non è prettamente provocatorio, o meglio: potrebbe suonare provocatorio, ma è ben pensato e scelto con amore, “I clandestini Internazionali” che eravamo proprio noi, riferito a noi stessi.
Proprio perché ogni membro della mia band, nonostante abbia la cittadinanza italiana, è di origine straniera. Loro arrivano in Italia da ogni parte del mondo e chi più, chi meno, si sono tutti imbattuti in Italia con la classica diffidenza riservata agli stranieri ed ai cavilli della burocrazia per il rilascio dei permessi di soggiorno, fogli di via, ecc.
Ma, noi ci riteniamo veramente “Clandestini Internazionali” che suonano e sono ambasciatori della musica in tutto il mondo.
Le radici in Albania, la richiamano spesso? Cosa prova – da artista rinomato e cittadino del mondo ormai – quando rientra a Durazzo, la Sua città natale?
Non sento una bella sensazione quando ritorno a Durazzo.
Sento un po’ di dolore se devo essere sincero, tristezza, perché appena entri a Durazzo, una volta attraversata la prima rotonda, si sente un odore nauseante di spazzatura bruciata.
Poi, procedi più avanti e raggiungi il grande Anfiteatro. L’unica attrazione che potrebbe far fermare le navi e riempire la città piena di turisti.
Ma, questo anfiteatro non è curato, è in uno stato di depressione totale. E qui secondo me si potrebbe fare molto di più.
Io non faccio il politico, non mi occupo di politica, bensì di musica.
Mi dispiace per questo anfiteatro romano di Durazzo, il quale di per sé è magnifico come opera, d’altronde se si pensa che l’altro anfiteatro, quello di Butrint è molto distante da lì da raggiungere, questo invece è situato proprio nella nostra città portuaria che potrebbe costituire una fonte di attrazione turistica molto elevata, e si trova in quelle condizioni, di cui mi fa male al cuore.
Accanto all’anfiteatro ci sono delle abitazioni antiestetiche da vedere e mal gestite, carenti di infrastrutture e servizi, per cui i tubi di scarico che escono da queste case, purtroppo vanno a finire proprio nell’anfiteatro. Inaccettabile tutto questo.
Progetti futuri? Sogni nel cassetto?
In questo momento sto finendo il secondo video del progetto delle “Sette Meraviglie del Mondo”.
Il primo è stato quello della statua di Cristo a Rio De Janeiro, avendo già suonato sulla spalla di Cristo, che è una delle sette meraviglie per l’appunto.
Il secondo progetto riguarda suonare alla Grande Muraglia Cinese e il video dovrebbe essere pronto per essere lanciato il 5 Febbraio, in concomitanza del Capodanno Cinese.
Di progetti in generale, ne ho infiniti.
Ma, ci tengo ad annunciare particolarmente il concerto che terrò a fine aprile a Tirana. Ci ritorno dopo due anni.
Suono dappertutto nel mondo ma per me, Tirana è pur sempre Tirana!
L’intervista è disponibile anche in lingua albanese dal titolo “Olen Çezari: violinisti gjenial shqiptar i tempujve të muzikës botërore”