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Intervista con l’ambasciatore albanese a Roma, Llesh Kola

In un'intervista esclusiva per Albanianews, l'ambasciatore albanese a Roma, Llesh Kola, parla sui rapporti con la comunità albanese in Italia, il suo impegno nel tutelare l'immagine dell'Albania e degli albanesi

di Ismail Ademi
31 Maggio 2009
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Llesh Kola

Llesh Kola

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In un’intervista esclusiva per Albanianews, l’ambasciatore albanese a Roma, Llesh Kola, parla sui rapporti con la comunità albanese in Italia, il suo impegno nel tutelare l’immagine dell’Albania e degli albanesi, spesso presenti nella cronaca nera, il call center dell’ambasciata, gli ostacoli nella libera circolazione degli studenti, il diritto di voto per gli emigrati e la diversificazione delle risorse energetiche in Albania.

Quali sono i rapporti dell’ambasciata con la comunità albanese in Italia, le associazioni, le altre forme organizzate, e cosa fa concretamente per svilupparle?

Vi ringrazio di essere venuti in ambasciata a contattarci direttamente, dandoci l’opportunità di parlare delle posizioni della nostra ambasciata, il lavoro che stiamo facendo per la comunità albanese che vive in Italia, e la collaborazione con le associazioni e i cittadini. Voglio sottolineare che abbiamo rapporti ottimi con la nostra comunità. L’ambasciata con il suo staff sono vicini alle persone entro il quadro istituzionale.

Con le associazioni facciamo un lavoro permanente e al mio arrivo ho nominato un diplomatico che si occupa dei rapporti con le associazioni, in modo che quest’ultime e i nostri connazionali considerino l’ambasciata rappresentante e tutore dei loro interessi, e credo di esserci riuscito concretamente.

L’ambasciata ha avuto ed avrà la porta aperta per tutti i cittadini albanesi. Mi sono impegnato di persona, insieme allo staff, di trasformare l’ambasciata nella casa di tutti gli albanesi, in primo luogo per gli artisti. Di fatto, sono state organizzate mostre di fotografia, pittura e arte sia all’interno degli ambienti dell’ambasciata, sia all’esterno. Tutte le attività le trovate anche sul sito internet dell’ambasciata. Abbiamo partecipato in alcuni eventi organizzati dalle associazioni albanesi a Roma, Lazio e in Italia, offrendo il nostro patronato e sostegno nella promozione di attività in collaborazione con le istituzioni locali italiani. Nel sito internet dell’ambasciata, creato da poco, abbiamo pensato di inserire una rubrica per presentare le attività delle associazioni quando quest’ultime ci avvisano.

È un modo per dare uno spazio di visibilità istituzionale alle attività delle associazioni e nello stesso tempo per promuovere la collaborazione tra associazioni e l’ambasciata che le rappresenta in Italia. È un lavoro permanente che stiamo mandando avanti per mettere in risalto i valori degli albanesi, il loro livello di integrazione e per occuparci dei problemi che non sono stati pochi.

Molto importante è anche la collaborazione che l’ambasciata ha con le istituzioni centrali e locali, con le ong italiane, in modo che la comunità albanese, come succede fortunatamente, venga trattata dignitosamente, abbia i suoi diritti e divenga parte dei rapporti bilaterali. I rapporti con la comunità italiana sono migliorati. Fortunatamente è cambiato anche l’immagine dell’Albania e degli albanesi, che secondo le statistiche sono la comunità più integrata in Italia. Ed è un successo comune degli albanesi ma anche del lavoro che abbiamo svolto durante questo periodo.

Per quanto riguarda l’immagine degli albanesi, spesso ci accompagnano pregiudizi negativi grazie alla nostra presenza nelle cronache della stampa italiana. In alcuni casi si è trattato di una sorta di “cannibalismo mediatico” generalizzando alcuni particolari come se appartenessero a tutti gli albanesi. Un po’ di tempo fa, avete preso una posizione, ringraziando il direttore del Corriere della Sera per aver riportato i casi di successo degli albanesi che vivono in Italia. Com’è possibile che l’ambasciata, nostra rappresentante in Italia, non reagisce in tutti i casi in cui veniamo discriminati nei media?

In primo luogo non è vero che l’ambasciata non reagisce. Ha reagito con la forza della ragione diplomatica e della rappresentanza di tutti gli albanesi e abbiamo casi concreti in merito. Personalmente sono andato a Torino quando ci sono stati problemi con un alunno a scuola. Ho reagito con il sindaco di Roma e altre istituzioni centrali per il caso di Kledi Kadiu e altri casi. Essere presenti nella stampa con le nostre reazioni, non fa parte delle nostre responsabilità. Invece è nostra responsabilità essere vicini agli albanesi e alle loro problematiche. Penso che per nostra fortuna e quella di tutti gli albanesi, il volume del nostro lavoro è diminuito in questo ambito perché l’immagine degli albanesi è migliorata, segnando anche un calo dell’attenzione negativa dei media, e ormai gli albanesi non sono un problema. Lo affermano i media, le tv, le delegazioni che vanno in Albania. Sono molto orgoglioso e lo devono essere anche loro per lo status che hanno raggiunto in Italia.

Non possiamo definire quello degli albanesi uno status discriminato, al contrario godono lo status degli immigrati di successo, una storia di successo dovuta al livello di integrazione raggiunto. Dobbiamo vedere i lati positivi. L’ambasciata lavora sempre anche se non è presente nella stampa, sia quello italiano che albanese. Il fatto che lei ha parlato della mia lettera indirizzata al direttore del Corriere della Sera che ha mi risposto positivamente anche se la lettera non è stata pubblicata, dimostra che seguo la stampa e i media, le loro reazioni positive e negative. Noi reagiamo e riceviamo sempre risposte. È questo che conta, il fatto che siamo un fattore importante a livello locale e nazionale.

Le posizioni e le reazioni dell’ambasciata, probabilmente sono conosciute solo da chi è beninformato, perché non tutti i nostri connazionali hanno la possibilità di avere accesso a queste informazioni. Sarebbe proficuo anche da parte vostra di comunicare il più possibile attraverso vari canali, negli ambienti consentiti, la stampa online, i giornali albanesi, attraverso le associazioni.

Preferirei che succedesse, vi aspettiamo per collaborare in questo ambito. Non ho mai preferito che le reazioni contro la negatività della stampa italiana siano posizioni pubbliche. Le ho considerato parte delle mie azioni diplomatiche per poter risolvere i problemi e non ho voluto che fossero parte di un marketing pubblicitario che non mi sarebbe servito. In questo momento, l’immagine degli albanesi è alta, e questo non aiuta solo loro ma anche i rapporti bilaterali tra i due paesi.

Albanianews potrà essere una buona opportunità ogni volta che avrete bisogno di comunicare con gli albanesi perché si sente il bisogno per avere risposte sulle problematiche che i cittadini albanesi incontrano in Italia.

Assolutamente si.

La comunità Albanese è una di quelle più integrate in Italia, come emerge chiaramente anche dall’ultimo Dossier Cartias/Migrantes. La presenza di moltissimi studenti, di persone impegnate nel sociale e in politica, indica una passo importante in avanti verso l’integrazione della comunità albanese. In questo periodo si sta discutendo anche in Albania del diritto di voto agli emigrati, dibattito sicuramente legato alla campagna elettorale in corso. Lei pensa che siano maturi i tempi per far votare gli albanesi che vivono all’estero?

Il livello di integrazione della comunità albanese è molto buono. Non siamo noi a dirlo, ma i dossier elaborati dalle istituzioni italiane. Gli albanesi sono presenti ovunque, nel mondo della cultura, dell’impresa, delle università. Più di 20 mila connazionali sono titolari di piccole medie imprese e pagano le tasse in Italia. Il loro status e grado di integrazione ci fa sentire orgogliosi.

Io non posso che essere un forte sostenitore del diritto dei cittadini albanesi di votare nei paesi dove vivono, ma ovviamente questo non dipende dall’ambasciata, in quanto non siamo un organo legislativo. Sulla questione decide lo stato e nello specifico il parlamento albanese.

Prima di tutto penso che il governo debba pensare agli aspetti tecnico-organizzativi per questo tipo di votazione: dove si svolgeranno, chi ne sarà il responsabile, come saranno raccolti, e poi passare a un livello decisionale politico riconoscendo il diritto di voto agli emigrati albanesi. Quindi, due livelli, uno politico e l’altro tecnico. Finche non si da una soluzione adeguata al livello tecnico penso che non si possa arrivare alla soluzione politica.

Quindi lei pensa che prima ci sia bisogno di un’organizzazione tecnica e poi successivamente passare ad una consapevolizzazione politica della classe dirigente albanese?

Penso che la consapevolezza politica già esiste, e non ne dubito perché si tratta di un diritto costituzionale. Personalmente ritengo che gli esperti dei sistemi elettorali in Albania debbano studiare le legislazioni degli altri paesi, adattandole al contesto albanese, dopo di ché si può prendere la decisione politica per il riconoscimento del diritto di voto degli albanesi all’estero. Penso che una procedura di questo tipo aiuterebbe nella buona riuscita del progetto, perché prima di tutto si deve fare all’interno di un quadro normativo e poi riuscire a dare un’immagine positiva, evitando i problemi che potrebbero nascere. Va fatta e bisogna trovare il modo che il voto vada dove l’elettore decide.

Un altro aspetto che molti lettori, soprattutto studenti, hanno evidenziato, riguarda gli ostacoli legati al loro status giuridico in Italia. Le faccio due esempi di massima. Le matricole universitarie che non possono tornare in Albania senza il permesso di soggiorno originale, e lei è beninformato che i ritardi nel rilascio dei permessi di soggiorno dalle questure italiane vanno oltre un anno. L’altro caso riguarda gli ostacoli che incontrano gli studenti che hanno il permesso di soggiorno in fase di rinnovo, per potersi specializzare e viaggiare in Europa. Può l’ambasciata, il nostro governo, prendere iniziative a livello bilaterale con l’Italia su queste questioni?

Avete pienamente ragione per quanto riguarda i ritardi nei permessi di soggiorno, non solo degli studenti ma anche degli altri cittadini. Il sistema dei rinnovi, cosi come ci viene comunicato dal Viminale e da diverse questure, zoppica e questo è un problema che riguarda tutti gli immigrati. Stanno pensando seriamente di organizzare diversamente il sistema, perché cosi sta solo creando dei problemi, anziché risolverli. Anche se il problema non riguarda solo gli albanesi, la nostra ambasciata ha richiesto spiegazioni in merito ai ritardi e ci hanno risposto che il sistema non funziona bene per tutti. Quindi spetta alle autorità italiane risolverlo.

Per quanto riguarda la circolazione degli studenti non solo dall’Albania ma anche nell’Unione Europea, voglio sottolineare che è legata più che altro ai documenti di viaggio, visto che con una ricevuta di rinnovo non si può viaggiare in Europa, si necessita il passaporto e un visto. Il governo albanese e tutte le sue istituzioni, compreso l’ambasciata, stanno lavorando per risolvere il problema con la libera circolazione degli albanesi non solo verso l’Italia ma anche in tutta l’Europa. Non esiste la possibilità di accordi bilaterali in questo ambito.

Ogni cittadino albanese ha il suo passaporto e l’Italia, membro dell’area Schengen, non può prendere iniziative unilaterali senza l’approvazione degli altri stati membri. Noi seguiamo attentamente l’evolversi della situazione, ma la soluzione finale sarà la libera circolazione dei cittadini albanesi nell’Unione Europea, ed entro breve speriamo che ne faccia parte anche il nostro paese. Comunque gli studenti sono una delle categorie più facilitate con la ratifica qualche mese fa dell’Accordo di Associazione e Stabilizzazione con l’UE.

Ritornando all’argomento della comunicazione, la nostra ambasciata ha un sito web dal 2007, anno del suo arrivo a Roma. Sicuramente questo è positivo e già il fatto della presenza di Albanianews qui oggi, dimostra che la comunicazione online funziona. Molti lettori apprezzano il sito, ma nello stesso tempo chiedono che sia più interattivo, dinamico, più vicino alle persone, abbia una sessione per le associazioni, e comunichi attraverso tutti i canali possibili, accettando suggerimenti, consigli e anche critiche. Lei che ne pensa di questo argomento?

La porta dell’ambasciata è sempre aperta per comunicare con tutti. Proprio per questo motivo appena arrivato ho voluto il sito. Modestia a parte, non senza difficoltà, sono stato e sono tutt’ora convinto che doveva essere fatto. Nello stesso tempo sono convinto che c’e spazio per miglioramenti, e nuove idee che aumentino la comunicazione con l’associazionismo albanese ma anche con le istituzioni italiane. Nel sito pubblichiamo parte delle nostre attività, lasciando fuori tutta quelle diplomatiche, le visite delle delegazioni ecc. Ho preferito che le comunicazioni a livelli istituzionali siano fatte direttamente dalle istituzioni italiane e albanesi interessate. Nel campo della diplomazia, non si può pubblicare sempre tutto, anche se penso che le informazioni vadano ampliate. Proprio per questo abbiamo deciso di costruire dentro il sito, una sezione apposita per le associazioni albanese per agevolare la collaborazione con l’ambasciata. La rappresentanza albanese in Italia, l’ambasciata, è di tutti gli albanesi. Non è mia e neanche dei diplomatici che verranno dopo di me. Sono aperto a critiche e suggerimenti in questo campo. Noi abbiamo fatto il primo passo, gli altri facciamoli insieme.

Troppo spesso i cittadini si lamentano perché non riescono a contattare l’ambasciata telefonicamente. Com’è possibile?

Le critiche sono giuste perché tutti quelli che si rivolgono all’ambasciata vogliono una risposta. D’altro canto devono capirci anche coloro che ci criticano quanto possiamo fare noi come ambasciata. Attualmente abbiamo due numeri a disposizione dei cittadini per i servizi del consolato, con un flusso molto grande di chiamate. Non dimentichiamo che in Italia vivono circa mezzo milioni di albanesi. La maggior parte di loro si rivolgono all’ambasciata per vari problemi, che dispone solo di tre linee telefoniche, e il grande flusso blocca le linee. Siamo consapevoli, abbiamo ricevuto lamentele, lettere e stiamo lavorando per l’ampliamento della rete. Dobbiamo sforzarci tutti per usare tutti i canali comunicativi con l’ambasciata, come il fax, e-mail, l’internet. Ogni albanese può rivolgersi all’ambasciata con qualsiasi mezzo, anche con sms e saremmo disponibili a risolvere i loro problemi. Capisco le critiche, ma invito i miei connazionali a considerare anche il contesto in cui lavoriamo. Non è possibile che l’ambasciata tratti tutto il flusso telefonico, è la rete stessa ad andare in tilt. Abbiamo due impiegate a tempo pieno che rispondono solo al telefono ma il flusso è troppo grande. Noi siamo disponibile a trovare, con associazioni ed individui, le forme migliori di comunicazione, per esserli più vicini così come li siamo stati fino ad oggi per i problemi, le malattie e i decessi che hanno avuto. Siamo al servizio dei cittadini 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 giorni, nel rispetto delle normative.

AlbaniaNews vuole ribadire che questi problemi sono più che comprensibili e bisogna essere consapevoli che una comunità con più di mezzo milione di persone non può essere servita con solo tre linee telefoniche e con personale ridotto. Questo forse ci deve portare a pretendere di più dalla politica albanese e dallo Stato nell’ampliamento di questa struttura, per aiutare veramente i cittadini. Invece la prossima domanda riguarda le risorse energetiche. Ultimamente AlbaniaNews ha scritto sui rapporti Italia – Albania sul campo dell’energia. Pensate che è positivo per l’Albania, per esempio, l’energia prodotta dalle centrali a carbone o da quelle nucleari?

Questi sono sviluppi molto positivi che dovevano essere benaccolti da tutti. In primo luogo, dobbiamo considerare la situazione pessima in cui l’Albania si è trovata in questi anni con interruzioni di energia elettrica per ore e ore. Inoltre, abbiamo ereditato un sistema energetico che dipende completamente dalle condizioni atmosferiche. L’obiettivo del governo è quello di diversificare le fonti energetiche, e per questo sono stati cercati e trovati partner seri a livello internazionale.

Con i progetti presentataci dalla parte italiana abbiamo preso seri impegni contrattuali per la costruzione di alcuni impianti che serviranno alla diversificazione dell’energia. C’è un impegno per l’energia eolica a Sud dell’Albania, uno per la produzione dell’energia dal gas a Seman, Fier, uno dal carbone a Durazzo e un impianto di energia eolica e combustibile a Lezhë. Quattro progetti per un investimento complessivo di 5 miliardi di euro. Lo considero un grande successo dell’impegno tra l’Albania e l’Italia.

Certamente non tutti sono e devono essere contenti, specie gli ambientalisti. Comprendo la posizione critica che possono avere quelli che scrivono sulla questione, ma bisogna ricordare che l’Albania si è trovata più volte in situazioni poco piacevoli. Vogliamo lasciare l’Albania in balia della natura per quello che riguarda l’energia, o vogliamo diversificare le fonti? Noi optiamo per la seconda soluzione e ci guadagneranno tutti, l’economia, i cittadini, le imprese. Non possiamo permetterci un’Albania senza stabilita energetica e dunque penso che questa linea va sostenuta. Voglio sottolineare che tutti gli progetti sono stati approvati solo perché rispettano gli standard ambientali richiesti. Non è che abbiamo approvato senza alcun criterio i progetti presentati. I progetti autorizzati sono approvati sulla base della normativa vigente.

Di fronte ad una realtà dove manca l’energia elettrica e una richiesta per standard ambientali più rigorosi, penso che dobbiamo valutarle entrambe, dando la priorità al fabbisogno di energia. Non pretendiamo di trasformare l’Albania in una potenza energetica, ma il fatto che possiamo coprire il nostro fabbisogno nazionale, e dunque esportare, non solo cresce il prestigio del nostro paese ma da anche degli utili. Voi (AlbaniaNews ndt) avete parlato del nucleare. Questo non è vero. Non esiste niente di ufficiale sull’argomento, dunque noi parliamo solo di fatti ufficiali e fino a questo momento l’Albania non ha attivato nessun canale ufficiale per l’energia nucleare.

Questo significa che il nostro Stato non è interessato al nucleare?

No. Il nostro Stato e lo stesso premier si è espresso dicendo che siamo aperti a qualsiasi fonte energetica che ci aiuti a soddisfare il nostro fabbisogno energetico e intendiamo sviluppare il settore. Comunque sul nucleare non decidiamo solo noi, ci sono regole internazionali da rispettare con i relativi permessi e autorizzazioni.

La ringraziamo per l’intervista che ci ha concesso.

Grazie a voi per l’opportunità di comunicazione. Voglio dire a tutti i miei concittadini che le porte dell’ambasciata sono sempre aperte per tutti e che noi siamo al servizio dei cittadini. Suggeriteci, consigliateci e noi sicuramente sapremmo ascoltare le vostre proposte.

Intervista rilasciata in lingua albanese, lo potete leggere qui

Tradotto per Albanianews da Ismail Ademi, Darien Levani, Alban Trungu

Argomenti: AlbanesiAlbaniaAmbasciata Albanese in ItaliaComunità Albanese
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