“Nemo, nessuno escluso”, un programma di Rai2.
La realtà è fatta di storie. Nei reportage , gli inviati di Nemo sono chiamati a fare esperienza della realtà che raccontano. In studio gli ospiti testimoniano le loro idee, le loro vicende, i loro sogni rivolgendosi direttamente al pubblico, senza mediazioni. I conduttori, che sono anche inviati, cuciono questi incontri tra loro, senza nascondere il proprio pensiero.
Il reportage di ieri sera: Come vivono i milionari in Albania? Enrico Lucci ha passato qualche giorno con il figlio di una delle famiglie più ricche del Paese e gli ha chiesto: “Un giorno potresti diventare presidente?”
-Ciao Antonella!
Tu sei una giornalista di Rai2. Attualmente, assieme ad Enrico Lucci, sei autrice del programma di Rai2 “Nemo, nessuno escluso” e vieni da un viaggio recente di lavoro in Albania, di cui abbiamo seguito ieri sera il servizio. Oggi io ti do un altro benvenuto, quello su Albania News.
Grazie a te Adela. Non sono autrice, sono una redattrice di Nemo e ho pensato questo reportage insieme all’autore Umberto Alezio e, ovviamente, a Enrico Lucci. Insieme abbiamo realizzato anche un altro reportage a Tirana di cui però non svelo nulla, lo vedrete nelle prossime settimane a Nemo.
– Per te, era la prima volta questa, visitare l’Albania? Come hai trovato il paese?
Sì, per me era la prima volta in Albania ed è stata una bellissima opportunità. Sono stata lì una settimana, quindi ho avuto modo di vedere e toccare con mano tutti i contrasti che convivono nel Paese. Mi ha colpito in particolar modo la convivenza fra estrema povertà ed estrema ricchezza, che a Tirana si avverte in modo fin troppo evidente. Una sensazione accentuata dal fatto di aver trascorso diversi giorni con il figlio di uno degli imprenditori più ricchi d’Albania.
– Cosa significa per un italiano, poter verificare in prima persona, l’effetto che ci hanno creato finora certi luoghi comuni e certi stereotipi su paesi e persone che vengono da un determinato paese come l’Albania, vicino geograficamente, ma per molti italiani, ancora lontano a livello di conoscenza reale ed obiettiva?
A livello generale, penso che gli stereotipi nei confronti degli albanesi si stiano sempre più affievolendo, perché sono ormai diversi anni che gli italiani scelgono Tirana per studio e per lavoro. L’Albania oggi è vista come un’opportunità di crescita. A livello personale poi mi sono sentita fin da subito a casa. Io sono calabrese e a Tirana e nei dintorni ho rivisto molte cose della mia terra.
– Il servizio era concentrato sulla vita dei milionari albanesi. Io penso che i ricchi ed i poveri sono uguali in ogni paese. Così come tutte le persone, indipendentemente dalla loro nazionalità, hanno le proprie caratteristiche, hanno pregi e difetti. Ma, perché dovrebbe costituire stupore per l’Italia, oggigiorno, nel 2017, constatare che in Albania esistono i ricchi?
La ricchezza oggi è diventata centrale nella nostra società. Chi ce l’ha ama ostentarla, chi non ce l’ha la desidera e spesso guarda ai ricchi come a degli esempi ai quali ispirarsi. Basti vedere quanto seguito sui social network hanno i “rich kids”. Per quanto riguarda i ricchi albanesi, invece, credo che questo stupisca ancora gli italiani perché i media in questi anni hanno parlato soprattutto di Tirana come il posto ideale per lavorare in un call center o aprire bar e ristoranti. L’aspetto della ricchezza – così marcata come quella che abbiamo raccontato – colpisce il pubblico soprattutto più adulto, che ha vissuto in prima persona l’arrivo dei profughi albanesi negli anni ’90.
– Le disuguaglianze sociali in Albania, così come le avete obiettivamente presentate nel servizio, là sono molto evidenti. Però, sappiamo che l’ascensore sociale anche in Italia, a causa della crisi si è inceppato e in questo modo ne ha risentito di più il ceto medio che in Italia è andato verso la sparizione. Non è così?
Sì, purtroppo Italia e Albania da questo punto di vista sono molto simili. Probabilmente, a Tirana questo distacco tra ricchi e poveri è più evidente perché è tutto, per così dire, in miniatura rispetto all’Italia. Nel quartiere Blloku, ad esempio, è molto frequente vedere nuovissimi grattacieli vicino a case di mattoni e auto di lusso accanto a carretti a pedali.
– Gli albanesi in Italia, così come voi ricordate all’inizio del servizio, arrivarono in maggior parte con la nave Vlora ad agosto ‘91. Oltre a quelli arrivati dopo l’assalto delle ambasciate straniere a Tirana. Altri arrivarono su gommoni e barconi, da clandestini che poi in seguito, regolarizzarono la loro posizione in Italia. Alcuni intrapresero gli studi in Italia, altri iniziarono a lavorare onestamente e ottennero successo in questo paese accogliente.
Nei mesi in cui ho lavorato alla preparazione dei due servizi ho avuto modo di conoscere molti albanesi che hanno vissuto o vivono tutt’ora in Italia, tutti grandi lavoratori e amanti del Paese che li ha accolti. Un atteggiamento che dovrebbe aprirci gli occhi e farci vedere l’ondata di immigrazione che stiamo vivendo oggi con un’ottica diversa. Se riusciamo a dare fiducia e opportunità a chi scappa dal proprio Paese possiamo ricavarne solo dei benefici.
– Il tuo collega ha chiesto al milionario albanese se lui valutava l’ipotesi di diventare presidente dell’Albania…
E lui ha lasciato intendere che vede la politica nel suo futuro. Molti albanesi mi hanno parlato di quanto la corruzione sia dilagante in Albania, dove domina anche i rapporti sociali più elementari. Non stupisce quindi che un giovane milionario consideri la politica un terreno utile per far fruttare al meglio i propri affari e la propria rete di conoscenze.
Oggi a Parma, città in cui io vivo, abbiamo un candidato per il centrosinistra alle Primarie, – per le elezioni del 5 marzo -, un avvocato di origine albanese, Gentian Alimadhi, arrivato in Italia per l’appunto sui gommoni, che aspira di diventare sindaco della città. Quanto, secondo te, l’Italia è pronta ad accogliere novità di questo tipo?
Quanto l’Italia include sotto questo punto di vista? E’ più forte chi include o chi esclude i cittadini di origine straniera che intendono non solo inserirsi, ma contribuire in prima persona e con il proprio esempio, alla vita politica o sociale del paese che li ha accolti? Questo fenomeno, comporta progresso e benefici per l’Italia oppure regresso?
Un uomo come il vostro aspirante sindaco che ha scelto l’Italia come proprio Paese e che addirittura dimostra di amarlo così tanto da candidarsi a sindaco, merita ammirazione, rispetto e fiducia. Io credo che l’Italia abbia bisogno più che mai di esempi come questo per diventare più inclusiva e meno diffidente nei confronti di chi arriva da un altro Paese. Siamo già uno Stato multietnico, bisogna solo prenderne atto.
Grazie Antonella. Trasmetti per favore i saluti da parte mia e di tutta la redazione di Albania News, ai tuoi colleghi e buon lavoro!