Il Direttore Esecutivo del Centro del Movimento Vetëvendosje (Autodeterminazione) in Albania, Boiken Abazi: “Crediamo nei valori del nazionalismo anticoloniale e liberatorio così come crediamo nella collaborazione e solidarietà internazionale”

Salve Sig. Abazi, ci piacerebbe iniziare con una domanda apparentemente semplice che però suscita la curiosità di molti albanesi. Perché è nata l’esigenza dell’apertura del centro Vetëvendosje in Albania?
La necessità di un nuovo movimento in Albania è cresciuta di anno in anno a causa della brutalità del sistema neoliberista che si è amplificato nel nostro paese in questi 30 anni. Le proteste degli studenti, iniziate verso la fine dell’anno 2018, e le numerose richieste che ci sono state rivolte dai cittadini, ci hanno spinto l’anno scorso ad assumere che era giunto il momento per noi, di formalizzare il nostro impegno. Ci sono state, certamente, altre organizzazioni prima di noi che hanno tentato di dar vita a nuovi e ampi movimenti sociali / politici, ma senza successo. Molte di queste organizzazioni si sono estinte o si sono fuse all’interno delle forze politiche esistenti, senza lasciare molte impronte positive. Questo ha alimentato tra i cittadini in Albania, un sentimento misto tra il desiderio di avere nuovi movimenti sociali e la diffidenza nei loro confronti. Ciò nonostante, il bisogno di grandi trasformazioni in Albania richiede che si superino desiderio e dubbio, attraverso un lavoro congiunto basato su volontà e fiducia.
Vetëvendosje è aperta a collaborare su temi importanti per il paese con altri attori della società civile e le forze politiche in Albania. Tuttavia, non abbiamo notato in nessuno di essi alcun intreccio tra i valori del nazionalismo albanese progressista ed emancipatorio (liberatorio) – la determinazione di conservare la sovranità del paese, come diritto della maggioranza, e non come un privilegio per una ristretta minoranza – con il modello economico dello stato di sviluppo. Questa combinazione è essenziale per il progresso degli albanesi in questo secolo, per questo abbiamo deciso di organizzarci per dar luce a questo modello. Dopo aver definito la via da seguire, la cosa più importante è costruire un’organizzazione forte, incorruttibile, indipendente da interessi finanziari sospetti, con chiari principi, con amore per il paese e il popolo, con posizioni emancipatorie su questioni inderogabili, lontano dallo spirito di arricchimento individuale attraverso l’organizzazione, con il coraggio di sacrificare e con una vasta portata e un piano a lungo termine. Uno o più di questi elementi sono mancati evidentemente a coloro che hanno fallito prima. Abbiamo imparato dai loro errori.
Nel maggio di quest’anno avete celebrato il 1° anniversario del Centro in Albania. Può parlarci dei principali risultati / attività di quest’anno e degli obiettivi che attendono LVV in Albania?
Dall’istituzione del Centro, si sono verificati numerosi eventi importanti, come le elezioni in Kosovo nell’autunno del 2019, il terremoto e la pandemia. I nostri piani e obiettivi si sono inevitabilmente adattati a questi eventi. Pertanto, molti attivisti del Movimento in Albania hanno partecipato come volontari alla campagna elettorale parlamentare in Kosovo, dove abbiamo conseguito una vittoria storica che ha portato al potere il primo governo Kurti. Sebbene sia stato rovesciato attraverso un colpo di stato, il modello che il governo ha affermato ha creato un forte contrasto con i precedenti esecutivi in Kosovo e Albania e ha aumentato la motivazione delle persone che si aspettano il governo Kurti 2 in Kosovo il più presto possibile, nonché il rafforzamento del movimento in Albania. Inoltre, per il 28 novembre in Albania avevamo programmato una manifestazione nel centro di Tirana, dove reclamavamo la realizzazione di doverosi passaggi verso una maggiore integrazione in vari settori tra Albania e Kosovo che ambiscono all’unificazione. Noi crediamo nel diritto democratico di autodeterminazione dei popoli, e vogliamo che gli Albanesi possano esercitare questo diritto per decidere il proprio destino collettivo, tramite un referendum sull unificazione economica e politica del Kosovo con l’Albania.
Siamo stati costretti però ad annullare la manifestazione, a causa del terremoto del 26 novembre, e noi, attivisti del Movimento, abbiamo messo a disposizione tutte le nostre capacità per venire in soccorso dei cittadini che hanno sofferto danni nelle loro case. In quel contesto, in coordinamento anche con il movimento VETËVENDOSJE! in Kosovo, abbiamo portato oltre 400 tonnellate di aiuti in Albania.
Il nostro impegno è proseguito con proteste e attività contro il cosiddetto progetto del “Mini-Schengen” nei Balcani, che sottopone i paesi della regione al dominio economico e politico di Belgrado, che tuttora si rifiuta di riconoscere l’indipendenza del Kosovo. Ricordiamo, inoltre, che la Serbia continua a negare i crimini ed il genocidio nel Kosovo ed in Bosnia, sottraendosi pertanto alle sue responsabilità. A causa di numerose obiezioni in Albania e Kosovo, il progetto del “Mini-Schengen” non è stato attuato.
Per di più, attraverso azioni simboliche, attività, contributi scritti e apparizioni nei media abbiamo affrontato questioni relative al modello economico in Albania, alla critica del partenariato pubblico-privato, alla legge sull’istruzione superiore in Albania e agli abusi nelle scuole, ai diritti dei lavoratori e in particolare ai diritti delle donne, protezione dell’ambiente dai danni causati dagli HPP (innumerevoli idro centrali), nonché al tema della protezione del patrimonio culturale, come nel caso del Teatro Nazionale. In relazione a quest’ultimo, continuiamo a richiedere la ricostruzione del Teatro nello stesso sito in conformità anche con le raccomandazioni dell’organizzazione europea per la protezione del patrimonio culturale “Europa Nostra”.
Il neoliberalismo in Albania sta inevitabilmente rafforzando le tendenze all’autoritarismo e dello stato di polizia. L’approccio in questione è stato evidenziato anche dall’organizzazione americana “Freedom House“, che ha già descritto il sistema politico in Albania come un ibrido in termini di mancate libertà e crescente autoritarismo, sottolineando non solo la collusione delle istituzioni ma anche attacchi arbitrari alla società civile e dei media. Anche prima della pandemia, l’Albania si trovava in una crisi istituzionale ed economica, a causa della crescente disuguaglianza, della povertà e dell’informalità. La pandemia ha solo approfondito la crisi. Non abbiamo bisogno di tornare alla precedente “normalità”, questa società non era affatto comoda nella “normalità” che ci siamo lasciati alle spalle. Dobbiamo superare Covid-19 creando nuove pratiche politico-economiche, sanitarie e ambientali che costruiscono una nuova normalità.
Riteniamo che il nostro impegno abbia contribuito ad aumentare consapevolezza e coinvolgimento, e allo stesso tempo attraverso questo impegno abbiamo conosciuto e ci siamo fatti conoscere da molti cittadini. Ora che il Centro del Movimento in Albania è diventato più popolare, quest’anno servirà per consolidare la nostra organizzazione a Tirana ed estenderla nel resto del paese.
Qual è il rapporto del Centro in Albania con il movimento VETËVENDOSJE! in Kosovo e in che modo gli sviluppi del governo Kurti hanno influenzato la vostra attività politica?
Mi considero un attivista del movimento VETËVENDOSJE!, e per me il movimento è uno, nonostante le sue diverse forme di organizzazione in Albania, nel Kosovo, oppure nella diaspora. Il Movimento in Albania attualmente funziona come un’organizzazione della società civile e prende decisioni e agisce in modo autonomo, ma sbaglieremmo se pensassimo di operare in Albania senza analisi e riguardo a ciò che accade in Kosovo e viceversa. Vedo che molte organizzazioni non hanno questa sensibilità e livello di analisi, e questa è una delle innovazioni che il Movimento porta in Albania. Le due Repubbliche Albanesi, Albania e Kosovo, dovrebbero prendere consapevolezza della necessità della coordinazione tra di loro, verso uno sviluppo comune. L’ultima prova della necessità vitale di questo coordinamento è stata il terremoto in Albania e l’aiuto diretto e immediato che provenne dal Kosovo. Siamo certamente molto riconoscenti anche all’Italia , ai paesi dell’Unione Europea e a tutta la comunità internazionale per l’assistenza fornita durante il sisma. Ci preme ribadire che crediamo nei valori del nazionalismo anticoloniale e liberatorio così come crediamo nella collaborazione e solidarietà internazionale.
Il destino dell’Albania è inseparabilmente legato al destino del Kosovo, e il destino del Kosovo a quello dell’Albania. Il rafforzamento di questa connessione, fino all’unione tra Albania e Kosovo, è atteso con impazienza anche dagli albanesi che vivono al di fuori delle due Repubbliche albanesi, discriminati in altre parti della regione. Solo quando avremo chiarito questo assioma nella politica nazionale, che ci consentirà di lavorare e agire in base ad esso con passi concreti in economia, politica, istruzione, salute, sicurezza, cultura e sport, solo allora saremo in grado di creare nuove opportunità per il nostro sviluppo collettivo, nonché sperimentare lo sviluppo della libertà politica, economica e sociale di ciascuno di noi a livello individuale.
Mentre, per rispondere alla seconda parte della sua domanda, vorrei ribadire che, i cittadini hanno visto solo azioni proficue dal governo Kurti 1, e logicamente quest’esperienza di governo non può non aver prodotto un effetto positivo sul Centro del Movimento VETËVENDOSJE! in Albania.
Attualmente in Albania si sta sviluppando un ampio dibattito sulla riforma elettorale e sull’opportunità di garantire il voto della diaspora. LVV ha istituito un gruppo di lavoro quest’anno per dar vita a un Centro anche in Italia. Può parlarci della lettura che LVV fa all’impegno della diaspora nei processi politici e, in particolare, delle aspettative che Vetëvendosje ripone sulla comunità albanese in Italia?
Chiunque conosca la storia degli albanesi sa che a partire dai moti di Risorgimento nazionale la nostra diaspora ha avuto un ruolo decisivo ed emancipatorio nei processi storici e politici. Sfortunatamente, specialmente in Albania, gli emigrati sono esclusi dal processo decisionale, sono visti e trattati prevalentemente come una fonte di guadagno, non di rado subiscono discriminazione e vengono trattati come stranieri nel proprio paese. La diaspora contribuisce attivamente in Albania attraverso le “rimesse” che secondo le stime della Banca Centrale d’Albania raggiungono mediamente un livello di 1,15 miliardi di euro all’anno. Tale importo arriva fino a un quarto (1/4) del bilancio statale annuale in Albania. In Kosovo, questo rapporto è proporzionalmente ancora più elevato, in quanto vi sono rimesse finanziarie della diaspora che toccano quasi la metà (1/2) del bilancio statale annuale. Le cifre mostrano che gli emigrati albanesi continuano a contribuire in modo significativo all’economia delle due repubbliche albanesi, senza il cui aiuto la disuguaglianza sarebbe ancora più profonda e la povertà ancora impattante. Tuttavia, anche queste rimesse finanziarie vanno principalmente per il consumo, poiché’ Albania e Kosovo non hanno una strategia di sviluppo che attraverso una banca di sviluppo ad esempio avrebbe potuto incanalare questo reddito in co-investimenti orientati alla produzione per aumentare l’occupazione e combattere le disuguaglianze.
Oltre all’economia, la diaspora deve godere ed esercitare il diritto di voto in Albania. Questo è un diritto che è stato negato per anni e per il quale devono essere prese misure urgenti, già a partire dalle prossime elezioni. Tuttavia, non stiamo constatando la stessa preoccupazione su questo argomento da parte del governo e dell’opposizione, rispetto ad altri argomenti che vengono discussi in relazione all’attuale riforma elettorale. Secondo i dati ufficiali, oltre un terzo dei cittadini albanesi vive all’estero. La loro deliberata e sistematica esclusione dal processo decisionale in Albania costituisce un approccio incriminante per tutti i governi albanesi. Noi da parte nostra, ci siamo espressi pubblicamente e in diverse occasioni su una questione di tale importanza e siamo pronti a dare il nostro pieno contributo al riguardo. Naturalmente, i problemi della diaspora albanese non si fermano solo al diritto di voto e alle rimesse finanziarie, ma sono anche legati alla questione delle scuole di lingua albanese nei paesi ospitanti in cui vivono i nostri compatrioti, problemi inerenti al rispetto dei diritti fondamentali e alla loro integrazione nei paesi di accoglienza, che secondo noi deve avvenire preservando la loro identità culturale e nazionale.
Chiaramente i due stati albanesi nella regione (Kosovo e Albania, ndr) hanno la responsabilità principale su una maggiore coordinazione e sull’esigenza di garantire un lavoro conforme con le esigenze della diaspora albanese. Il Movimento Vetëvendosje, sta pertanto gradualmente diventando l’organizzazione più significativa e unificante nella Diaspora albanese. Abbiamo fondato centri nella diaspora albanese che operano da anni in Germania, Svizzera, Belgio, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Austria e infine siamo in procinto di creare centri negli Stati Uniti, in Italia, Francia, Danimarca, Finlandia e Australia. In Italia infatti, è stato istituito un gruppo di lavoro, e che ha intrapreso la creazione delle strutture del Centro del Movimento Vetëvendosje in Italia. Noi salutiamo lo sviluppo culturale, educativo, artistico, politico ed economico degli albanesi in Italia, così come le iniziative auto-organizzanti che rappresentano un enorme potenziale per il progresso della diaspora e del nostro paese. L’Italia è un paese molto importante per gli albanesi e uno dei paesi che ospita la maggior parte di connazionali provenienti da tutti i territori albanesi, in particolare dall’Albania. Alla luce di tutto ciò miriamo e lavoriamo per una stretta cooperazione con la diaspora albanese in Italia, e con cittadini italiani e organizzazioni in Italia che condividono valori simili ai nostri.
Colgo l’occasione per invitare tutti gli interessati a contattarci e interagire con il nostro Centro in Italia attraverso la sua pagina Facebook facebook.com/LVVItali
Infine, vorrei esprimere la nostra profonda gratitudine per il contributo multidimensionale che la diaspora ha dato al movimento VETËVENDOSJE! sin dalla sua istituzione, e siamo convinti che il nostro viaggio verso i tanto attesi cambiamenti in Albania sarà realizzato solo affianco e con la collaborazione dei nostri connazionali che vivono all’estero.
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