La Repubblica di Macedonia è uno Stato della penisola balcanica nato l’8 settembre del 1991 dalla disgregazione della Jugoslavia. È un territorio privo di sbocchi sul mare e confina con la Grecia a sud, Albania ad ovest, la Serbia e il Kosovo a nord e ad est con la Bulgaria.
MACEDONIA
A seguito dell’adesione all’O.
N.U. (1993) il Paese sarà riconosciuto da alcuni Stati come Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (F.
Y.
R.
O.
M.) a causa della disputa avuta con la Grecia per il proprio nome. La disputa accesa con la Grecia è spiegata dal fatto che la Repubblica di Macedonia è composta della sola parte nord occidentale (la valle del Vardar) della regione storica macedone. Il resto è diviso tra la Grecia e la Bulgaria. Il territorio è prevalentemente montagnoso, cosparso di valli e di bacini idrografici quali il Lago di Ocrida, uno dei più profondi ed antichi d’Europa, e quello di Prespa. Meno esteso il Lago Dojran. Il territorio è molto attivo sismicamente tant’è che uno dei terremoti più distruttivi danneggiò pesantemente la capitale Skopje nel 1963 (perdendo il suo status di città con il numero più elevato di albanesi al mondo*).
LINGUA
La lingua ufficiale è il macedone; l’albanese è lingua co-ufficiale nei comuni con presenza superiore del 20% di albanesi (secondo l’accordo di Ocrida). Le lingue minoritarie maggiormente utilizzate sono: il turco, il bulgaro, il serbo, l’arumeno e il romani.
CENSIMENTO POPOLAZIONE
Secondo il censimento del 2002 la Repubblica di Macedonia comprende principalmente due gruppi etnici: 1- Gli Slavo-Macedoni, 64.2%, che parlano il macedone, una lingua appartenente al gruppo delle lingue slave meridionali. 2- Gli Albanesi, 25.2%, che parlano l’albanese, lingua co-ufficiale in alcuni comuni. 3- Le minoranze composte da turchi, bulgari, serbi, rom e arumeni. Questi dati differiscono sostanzialmente dalla situazione attuale poiché in 11 anni le percentuali delle etnie sono cambiate in modo considerevole in quasi tutte le città. Soprattutto l’etnia albanese, che detiene il maggior tasso di natalità del Paese, seguita da turchi e rom. Al contrario gli slavi (macedoni, serbi e bulgari) sono in continua diminuzione a causa di un numero di nascite non più in grado di contrastare il numero di morti. Sempre secondo l’ultimo censimento del 2002 la religione più diffusa risulta il cristianesimo ortodosso 64.7% (quasi totalmente appartenente al gruppo etnico slavo), seguita dall’islamismo con il 33.3% (quasi tutti gli albanesi, i turchi e i rom, con sporadiche minoranze degli altri gruppi etnici). Tra le minoritarie la più consistente è la religione cattolica con il 0.37%. Anche queste percentuali sono da utilizzare con discrezione data la loro scarsa attendibilità circa la situazione odierna, in cui i rapporti di percentuale tra le varie etnie sono notevolmente cambiati. L’ultimo censimento venne infatti bloccato alle fine del 2011 con lo scioglimento della Commissione Statale per le Registrazioni in Macedonia a causa di numerose e perpetuate irregolarità del processo.
STORIA DI MACEDONIA
Già nel V secolo a.
C. una popolazione barbara aveva stabilito un regno molto ricco nella pianura alluvionale dei fiumi Aliákmon e Axios (l’odierno Vardar). Nel IV secolo a.
C., sotto Filippo II, lo stato visse un periodo di crescita ed espansione; conquistata la Grecia nel 338 a.
C., unì greci e macedoni in un unico impero. Il figlio di Filippo, Alessandro Magno, prese il comando in seguito all’assassinio del padre nel 336 a.
C., del quale perseguì gli obiettivi egemoni, creando un vasto impero che si estendeva a sud fino all’Egitto e a est, attraverso la Persia, fino all’India nordoccidentale. Durante il suo governo cultura e arte ebbero un periodo di grande fioritura.
Si creò il concetto di ellenismo inteso come confederazione di culture e popoli, una sorta di Europa primordiale. Alessandro morì nel 323 a.
C e. dopo una serie di ripetute guerre nel 148 a.
C. la Macedonia divenne prima provincia romana e poi, nel 395, parte dell’impero bizantino. Tra il VI e il VII secolo si stabilirono nella regione numerose popolazioni slave provenienti da altre parti dell’Europa orientale, che gradualmente s’inserirono e integrarono nelle popolazioni locali illiriche e greche; Dal IX secolo fu governata dagli imperi bulgaro, bizantino e serbo. Nel 1371 la Macedonia cadde sotto l’influenza dell’impero ottomano e, durante il periodo della sua decadenza, fu scena di battaglie territoriali fra greci, serbi, bulgari e albanesi. Fino al XX secolo gli slavi di questa regione sono stati identificati come serbi o semplicemente bulgari, poiché privi di una vera e propria coscienza nazionale.
Con la nascita del nazionalismo bulgaro molti slavo-macedoni si unirono nell’intento di liberarsi dal giogo degli ottomani. Il successivo traguardo è stato quello di rendere indipendente anche la regione macedone, la quale iniziò sempre più ad allontanarsi dalla sua originaria identità bulgara della maggioranza slava. I bulgari iniziarono a farsi chiamare slavo-macedoni e infine macedoni etnici.
Un famoso filologo e pubblicitario, Krste Misirkov fu emblematico con questa esternazione: “Alcuni si chiedono perché io parli di allontanamento dai bulgari quando nel passato noi stessi ci siamo definiti bulgari e quando viene generalmente accettato che l’unificazione crea forza, e non separazione. E, ad ogni modo, quale sorta di nuova nazione macedone possa essere questa quando noi e i nostri padri e antenati siamo sempre stati chiamati bulgari?” L’affermazione di una nuova e artificiosa identità nazionale macedone fu ostacolata da greci, bulgari e serbi che, raggiunta l’indipendenza, rivolsero le loro mire alla Macedonia. Nel 1893 fu creata l’Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone, allo scopo di conseguire l’autonomia; nel 1903, l’insurrezione di Ilinden condusse alla proclamazione della Repubblica di Kruševo, presto colpita da una dura repressione.
Durante la prima guerra balcanica (1912- 1913) Grecia, Bulgaria e Serbia conquistarono la Macedonia all’impero ottomano. Dopo la seconda guerra balcanica la Macedonia fu divisa tra Serbia (la regione settentrionale) e Grecia (la regione meridionale); alla Bulgaria spettò solo una piccola porzione di territorio, la valle di Strumica.
La Jugoslavia
Dopo la prima guerra mondiale (1914-1918) le nazioni balcaniche si unirono nel Regno dei serbi, croati e sloveni, che nel 1929 prese il nome di Jugoslavia. Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945) le forze dell’Asse occuparono la Jugoslavia: nella spartizione territoriale alla Bulgaria venne assegnata quasi tutta la Macedonia jugoslava, mentre il resto del paese fu diviso tra Germania, Italia e Ungheria.
Nel corso del conflitto i macedoni combatterono al fianco delle formazioni di Tito e nel 1946 la Macedonia fu una delle repubbliche costituenti la Federazione socialista iugoslava. Il governo di Tito riconobbe la Macedonia come nazione etnicamente e politicamente distinta, dimostrando una ennesima visione strategica atta a schiacciare i propri nemici.
La dissoluzione della Jugoslavia
Dopo la morte di Tito nel 1980, la Jugoslavia fu attraversata dalla rinascita del nazionalismo che, in breve tempo, mise l’uno contro l’altro i popoli della Federazione. Nel 1990, dopo l’introduzione del multipartitismo, le Repubbliche Jugoslave iniziarono a richiedere una maggiore autonomia dal governo federale. In seguito alle elezioni del 1991, in Macedonia si insediò un nuovo Parlamento e il nuovo presidente della Repubblica, Kiro Gligorov.
Nel giugno 1991 la Croazia e la Slovenia dichiararono ufficialmente la propria indipendenza dalla Jugoslavia e ottennero il riconoscimento della comunità internazionale. L’8 settembre del 1991 un referendum tenuto in Macedonia si espresse per l’indipendenza, nonostante il boicottaggio di serbi e albanesi, che causò una grave tensione con il governo federale. Nell’ottobre successivo la Macedonia dichiarò la propria indipendenza come Repubblica di Macedonia senza bisogno di guerre al contrario degli scontri sanguinosi sostenuti dalle altre Repubbliche.
L’indipendenza della Macedonia
La nuova repubblica non fu subito riconosciuta dalla comunità internazionale. Un ostacolo fu quello della Bulgaria che riconobbe lo Stato indipendente in quanto tale, ma negò l’esistenza di una Nazione distinta da quella madre bulgara e inoltre riconobbe la lingua macedone unicamente come dialetto della lingua bulgara.
Un ulteriore ostacolo fu rappresentato dalla Grecia, che si oppose all’utilizzo del nome “Macedonia”, e all’adozione di una bandiera con la stella argeade, simbolo degli antichi macedoni, temendo rivendicazioni territoriali sull’omonima provincia greca.
All’inizio del 1993, allo scopo di trovare una soluzione per la questione della denominazione del nuovo Stato, greci e macedoni si rivolsero alle Nazioni Unite, che assegnarono alla nuova Repubblica il nome provvisorio di Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. Conseguentemente a tale scelta fu accolta nell’organizzazione.
Con lo scoppiare della guerra in Bosnia, i progressi compiuti nei negoziati con la Grecia nel corso del 1993 furono bruscamente interrotti. La Grecia rinnovò il blocco economico e commerciale contro la Macedonia, colpita anche dall’insorgere di una grave tensione etnica nel nord del paese, dove la minoranza albanese rivendicava una più ampia autonomia politica a causa delle ripetute violazioni dei fondamentali diritti dell’uomo.
Nel settembre del 1995 le relazioni internazionali del paese migliorarono grazie alla firma di un accordo sollecitato dagli Stati Uniti con cui i due paesi si impegnavano reciprocamente a rispettare la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza politica, in seguito al quale l’embargo greco verso la Macedonia fu rimosso. La Macedonia, dal canto suo, accettò di modificare la sua bandiera. Nel 1996 la Macedonia entrò nel Consiglio d’ Europa normalizzando i rapporti con la Jugoslavia. Nelle elezioni politiche del novembre 1998 si imposero i partiti conservatori d’ opposizione, e sempre nello stesso anno, la Macedonia, fu coinvolta nell’intervento militare della NATO contro la Jugoslavia per la questione del Kosovo. In Macedonia si rifugiarono oltre 300.000 profughi kosovari (di etnia albanese), creando una situazione di grave tensione aggravata dall’ostilità del governo e di gran parte della popolazione slava nei confronti degli albanesi.
Al termine del conflitto, nel giugno 1999, parte dei profughi rientrò in Kosovo, ma la situazione rimase tesa in Macedonia, dove gli albanesi continuarono a rivendicare i propri diritti in quanto popolo fondante della Repubblica. Emblematico il conflitto civile del 2001, riuscito a risolversi grazie all’accordo di Ocrida. Tale accordo risultò rivoluzionario nei suoi punti, ma in pratica venne scarsamente attuato, diventando vecchio e superato ben prima di essere implementato nei suoi punti base.
LE CITTÀ
La città più grande e popolosa della Repubblica di Macedonia è la capitale Skopje con 600.000 abitanti, seguita dalle molto più piccole Tetovo, Gostivar, Kumanovo, Bitola, Struga, Prilep e Ocrida. I comuni sono 85. Gli albanesi sono diffusi soprattutto nella parte occidentale dello Stato. A Skopje sono la maggioranza in 2 dei 10 municipi in cui è divisa: a Saraj e Çair. Gli altri comuni a maggioranza albanese sono quelli di Araçinovo, Struga, Debar, Mavrovo e Rostuša, Gostivar, Bogovinje, Vrapčište. Zajas, Oslomej, Brvenica, Tetovo, Tearce, Lipkovo, Studeničani e di Želino.
ECONOMIA
La Repubblica di Macedonia è una delle repubbliche che maggiormente ha sofferto dall’abbandono della Federazione Jugoslava essendo stata una delle più povere e dipendenti dallo Stato federale. Il mercato estremamente primordiale dovuto all’esperienza socialista e l’embargo imposto dalla Grecia per le varie controversie sull’identità macedone hanno fatto sì che la sua economia nei primi anni dell’indipendenza ristagnasse per molto tempo.
Grazie agli accordi con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale riuscì ad introdursi in una economia aperta e libera rinvigorendo il settore agricolo e l’industria. Il terziario ha iniziato a svilupparsi seriamente solo nell’ultimo decennio grazie anche alle continue politiche di attrazione di investimenti stranieri. Il mercato nero molto sviluppato, la corruzione e la disoccupazione a livelli allarmanti tuttavia rendono molto difficile la crescita di questo Paese che detiene uno dei più bassi PIL pro capite d’Europa.
LA QUESTIONE ALBANESE (çështja kombëtare)
La Repubblica di Macedonia è uno stato multiculturale, una realtà multietnica in cui convivono varie religioni e molte lingue. Tuttavia, mentre la sostanza della nazione è un caleidoscopio di differenze culturali, la facciata istituzionale cerca di mantenere un’identità unica e originaria.
Il gruppo slavo-macedone ha monopolizzato lo Stato e la nazione scegliendo il termine “macedone” e vari simbolismi dell’antica Macedonia per realizzare una sorta di unità predominante nella lingua e nell’identità. Questo tipo di revanscismo, comune a molti Stati balcanici, ha fatto sì che i rapporti coi vicini fossero tumultuosi e pregiudicassero lo sviluppo stesso del Paese.
Oltre ai problemi con la Bulgaria, sulla lingua parlata dagli slavi in Macedonia e la questione dell’identità e della bandiera macedone con la Grecia, c’è una questione più sottile e problematica: la questione albanese. Gli albanesi sono una comunità costituente e formante, non riconosciuta, dello Stato macedone. Questa discriminazione ha prodotto una continua rivendicazione, da parte degli albanesi, di diritti superiori a quelli concessi dalla carta costituzionale e dal popolo dominante slavo. La cessione del monastero di San Naum da parte del Re Zog I d’Albania alla Jugoslavia, fu emblematico nella descrizione di questo rapporto strano e controverso tra albanesi e slavi, fatto di concessioni, scambi di favori, privilegi e discriminazioni. Il punto di non ritorno delle varie tensioni accumulatasi tra slavi e albanesi sembrava essere raggiunto con l’arrivo del 2001. Gli insorti albanesi, che già alla fine del 2000 iniziarono a occupare vari villaggi nella zona vicina al Kosovo, cominciarono ad attaccare le autorità istituzionali. L’Esercito di Liberazione Nazionale (Ushtria Çlirimtare e Kosovës, UÇK, in albanese) iniziò a rivendicare le azioni contro la polizia macedone. Tra i leader dell’esercito ci fu Ali Ahmeti (oggi capo del partito albanese di maggioranza), che non ricevette mai formalmente l’appoggio dei partiti albanesi allora esistenti.
L’Esercito di Liberazione Nazionale era una ramificazione dell’Esercito di Liberazione della Kosova in Macedonia, il gruppo paramilitare che contribuì alla liberazione della Kosova dalla Jugoslavia di Milošević. La rappresaglia dalla parte macedone fu veloce e veemente tanto da far agire immediatamente la NATO, che ordinò il cessate il fuoco. Nonostante ciò ci fuorono numerosi scontri cruenti e distruzioni nelle città di Skopje, Bitola e Tetovo.
L’ACCORDO DI OCRIDA (Marrëveshja e Ohrit)
L’accordo finale di pace si raggiunse nel gennaio 2002 nella città di Ocrida. Il governo macedone avrebbe dovuto garantire maggiori diritti agli albanesi, tra cui il riconoscimento dell’albanese come lingua co-ufficiale nei comuni in cui la lingua raggiungesse il 20%, la maggiore presenza di personale albanese nelle istituzioni statali e nelle forze di difesa. La controparte albanese riconobbe le istituzioni macedoni, rinunciando a indipendenze territoriali e accettando il disarmo dell’ELN.
Tuttavia questo accordo fu soltanto un palliativo, dato che le tensioni continuarono ad esistere e le ingiustizie verso le minoranze della Macedonia continuano ad essere perpetuate tutt’oggi. Tanto che nel corso del 2012, secondo il rapporto dell’avvocato del popolo, sono stati assunti nelle varie istituzioni statali il 75,2% di slavi e solo il 17,8% di albanesi, 2% di turchi e 1,3% di rom. Una evidenza della scarsa implementazione dei punti previsti nell’accordo.
[author title=”Ardijan Ramadani” image=”https://www.albanianews.it/wp-content/uploads/2013/06/397128_4756797371038_1064652510_n-180×180.jpg”]Nato a Gostivar, in Macedonia, vive fin quasi dalla nascita a Roma. Ha frequentato il Liceo Scientifico ed attualmente studia Giurisprudenza alla Sapienza. È appassionato di storia, mitologia e letteratura, ma soprattutto è amante della cultura e delle tradizioni albanesi.[/author]
Discussione su questo articolo