Tra i più grandi amici internazionali, il popolo albanese conta anche il lord inglese Aubrey Herbert. Un nome lasciato all’ombra per decenni interi, difatti un personaggio del suo calibro non poteva in alcun modo andare d’accordo col regime comunista, nemmeno dopo la morte.
La sua figura e il legame speciale con il popolo albanese ci viene presentato dal libro “Il grande amico degli albanesi. Aubrey Herbert e la nascita dell’Albania odierna. Diario e lettere (1904-1923)” tradotto in albanese da Kastriot Myftiu.
Se il ricco diplomatico inglese non avesse incontrato per caso un albanese a Salonicco, oggi l’Albania sarebbe stata priva di uno dei suoi più grandi sostenitori.
Sul conto di Herbert giravano varie voci e in genere viene presentato come un personaggio alquanto eccentrico e bizzarro, una strana combinazione di generosità, nobiltà, coraggio e prodezza insolita, una sorta di sopravissuto dai tempi delle crociate.
Forse è proprio questa sua passione verso le grandi gesta del passato che suscitò l’ interesse del nobile inglese verso il popolo albanese, così legato alle tradizioni e rimasto come sospeso nel tempo in mezzo alle montagne.
Il tutto nacque nel 1904 quando Herbert fu assegnato come diplomatico presso l’Ambasciata Britannica ad Istanbul. Durante un suo viaggio a Salonicco, conobbe per caso Qazim Kukeli, un albanese di Dibra che viveva da tempo ad Istanbul e che presto assumerà a suo servizio. Molto presto tra i due nasceva una vera amicizia. Nel 1906 attraversarono insieme tutto il deserto arabico da Bagdad a Damasco.
Un anno più tardi, nel 1907, intrapresero un viaggio tra Scutari, Puka, Prizren e Skopje. Era la prima volta che lord Herbert visitava l’Albania.
Aubrey Herbert rimase affascinato dalla vivace e peculiare atmosfera di questo paese sconosciuto. Durante il viaggio ebbe modo di incontrare molti dei leader locali, persone semplici, ufficiali ottomani, ma soprattutto venne a contatto diretto con lo stile di vita degli albanesi del tempo.
Nel novembre del 1909 compirà il secondo viaggio in Albania, da Istanbul a Mitrovica, insieme all’inseparabile amico Qazim. Questa volta fu diretto testimone di come gli albanesi avevano reagito alla dichiarazione della Costituzione che assegnava loro 25 deputati in parlamento.
Egli trascorse l’estate del 1909 a Janina. Era la prima volta che si trovava in mezzo ai Toske(albanesi del sud) e la sua ammirazione verso il popolo albanese cresceva sempre di più. Tra le sue lettere scriveva: “Il sud trasmette la stessa sensazione di successo incontrastabile del nord. Se i giovani turchi non dovranno affrontare contrasti esterni, avranno sicuramente successo. Da queste parti non c’è fanatismo eccessivo e a differenza degli altri mussulmani in Turchia, i Toske hanno grandi abilità in commercio e vedono il commercio come il loro futuro. Le due riforme fondamentali sono la riorganizzazione dell’esercito e la costruzione delle strade, di cui la strada automobilistica da Janina a Saranda ne è un ottimo esempio…”
Nel 1911, Herbert fu eletto membro del Parlamento inglese. Un mese dopo tenne un famoso discorso alla camera, in cui richiedeva l’intervento britannico ad Istanbul affinché fermassero la guerriglia nel nord Albania. Per verificare la situazione egli intraprese un ulteriore viaggio nel Kosovo. In realtà la situazione precipitò subito dopo con lo scoppio della prima guerra balcanica e gli albanesi presero le armi per difendere il loro territorio.
Durante la dichiarazione d’indipendenza dell’Albania, il lord si trovava nella sua villa a Portofino. Visto che gli eserciti balcanici stavano avanzando fin troppo sul territorio albanese, dopo una piccola esitazione iniziale, Herbert fondò il “Comitato albanese” che doveva influenzare la politica estera balcanica in favore degli albanesi.
Esattamente nello stesso giorno si stava tenendo a Londra la famosa Conferenza degli Ambasciatori che ha definito gli attuali confini dello stato albanese, lasciando però fuori molti territori abitati da albanesi.
Nel Comitato fondato da Herbert facevano parte solo due albanesi: Fan Noli, inviato della Vatra statunitense a Londra a sostenere la causa albanese, e Anton Presha, un kosovaro cattolico, cittadino britannico e proprietario di un locale a Londra.
Il documento della prima riunione del Comitato fu inviato a tutti i giornali inglesi che si rifiutarono di pubblicarlo, allora Herbert pagò di persona “The Times” perché lo pubblicasse, così gli inglesi ebbero modo di conoscere meglio le dinamiche del popolo albanese.
Nel gennaio del 1913, Herbert ospitò la delegazione albanese a Londra, tra cui Mehmet Konica, Rashid Dino e Filip Noga, in qualità di rappresentanti del primo governo di Valona. In quell’occasione fu pubblicato con più di 850 copie a Londra un memorandum contenente dati demografici e mappe etniche dei territori albanesi.
Sempre nel 1913 giungono a Londra anche Ismail Qemali e Isa Boletini, quest’ultimo aveva già fatto conoscenza di Herbert precedentemente e godeva della sua massima ammirazione tanto da essere definito dal lord il “Robin Hood” albanese.
La guerra balcanica si concluse con la disfatta dell’Impero Ottomano. Il 30 maggio venne firmato il Trattato di Londra, in base al quale le sei grandi potenze europee ottenevano il diritto di decidere sul destino del popolo albanese.
Durante la sua permanenza a Londra, Ismail Qemali aveva invitato più volte Herbert ad assumere la corona albanese, ma egli aveva rifiutato ben conoscendo le intricate problematiche politiche albanesi,nonché la difficile situazione economica del popolo…
Nel 1903 Herbert intraprese un ulteriore viaggio a Scutari allarmato per la situazione della città, ormai sotto l’assedio serbo e montenegrino da tempo. Qui conobbe Edith Durham, un’altra grande amica e studiosa del popolo albanese. Molto presto Durham diventerà una delle sue migliori collaboratrici in favore della causa albanese.
A settembre Herbert giunse per la prima volta a Valona, dove venne a conoscenza dei massacri che i greci compivano sugli albanesi del sud, non esitando a rapportare queste tristi vicende alla stampa inglese.
Rimase a lungo in compagnia di Ismail Qemali, trovandolo incapace di reagire contro gli intrighi di Esat Pashe Toptani.
In seguito prosegue il suo viaggio ad Elbasan, Durazzo, Tirana, Scutari, ecc. incontrando le principali figure politiche del tempo.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, venne inviato in servizio a Cairo, dove incontrò ancora molti albanesi. Tra le sue memorie a Cairo scriveva: “Un certo albanese ne aveva subite di tutti i colori. Era albanese ma di cittadinanza montenegrina, lo avevano cacciato da Podgorica perché mussulmano.
A Costantinopoli lo avevano arrestato e internato perché era cittadino montenegrino. In Egitto lo avevano arrestato perché veniva dalla Turchia, mentre in prigione era stato picchiato dai turchi perché anti-turco. Quando mi trovai davanti a lui, mi baciò la mano dicendo che era nato per essere sempre uno straniero in terra straniera, povero e disprezzato da tutti.”
Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, Herbert continuò sempre a interessarsi alle problematiche degli albanesi. Esistono decine di scritti e studi suoi in questo campo. Inoltre fu uno dei personaggi chiave a contrapporsi alla messa in atto del Trattato di Londra nel 1915 che divideva l’Albania in pezzi distribuite alle varie potenze balcaniche e all’Italia.
Era dalla parte patriottica albanese fino alla fine della Conferenza di Pace, da dove l’Albania uscì frantumata ma almeno si evitò la sua totale eliminazione.
Nel 1918 il Comitato albanese fu sostituito dalla Società Anglo-Albanese con accapo sempre lord Herbert.
Questa volta il braccio destro era Edith Durham in persona.
Herbert tornò ancora una volta in Albania l’estate del 1918 con l’obbiettivo di aiutare lo stato albanese a partecipare alle Nazioni Unite e continuò ad essere il suo braccio destro finché non divenne membro con pieni diritti alle Nazioni Unite.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita viaggiando per l’Europa. Morì per un avvelenamento al sangue nel 1923 a soli 43 anni. La vedova di lord Herbert e il figlio continuarono a mantenere viva anche dopo la sua morte la fondazione Carnavon, che diede un grande contributo in Albania finanziando il prosciugamento di molte paludi, aiutando a curare la malaria e fondarono anche una biblioteca a Tirana.