Una volta entrati al Vinitaly, ti ritrovi in una selva di stand piccoli come un tavolo o grandi come una casa. Non puoi muoverti da solo, ma le mappe, che trovi ovunque, ti indicano il cammino, come una guida preziosa tra i vari vini non solo d’Italia, ma anche del resto del mondo.
Dopo un primo momento di sconcerto si ritrova la rotta, bisogna affrettarsi, alle 15.00 inizia l’Evento: i vini passiti italiani. Protagoniste le donne. Sei fantastiche donne in rappresentanza delle loro aziende, sei donne che anche nel vino hanno saputo essere protagoniste. Donne che danno “anima” alla vita, e vita a un vino schietto, sincero e brillante. La donna sa mettere a frutto il suo enorme amore materno, sa dare vita al vino e fare quello che fino poco tempo fa veniva fatto solo dagli uomini. Il vino più lo curi, più ti dà!!!
Troviamo i nostri posti segnati e prenotati da più di un mese, e l’occhio si ferma sul tabellone dietro il palco.
TAVOLA ROTONDA, VINI PASSITI ITALIANI. DOLCE PASSIONE.
Non puoi che sorridere dolcemente con un titolo così! Più o meno intuisci quello che proverai durante questo evento. Emozioni! Non potevano intitolare diversamente una degustazione guidata e raccontata dalle donne, e per di più di vino passito, dolce, come le donne sanno essere….
La voce femminile di una delle organizzatrici, Luisella Rubin, ti fa entrare nel mondo bello e sensibile di una donna. Chiede scusa per aver cambiato la sequenza dei vini. Si capisce che è stata una decisione non facile, ma la ragione forse la capiremo in seguito. Presenta le produttrici. La prima, dolce, come il suo vino, è Elena Farina, poi Maria Ida Avallone, Hilde Petrusca, la coordinatrice e organizzatrice, nonché giornalista Torres Gladys, seguita dalla produttrice Eleonora Charère, Laura Bianchi, e Josè Rallo.
A tutte brillano gli occhi. Capisci che hai a che fare con donne che amano la loro creatura, e la amano solo come le donne sanno amare.
I sommelier servono il “Recioto” di Elena Farina. Guardando il suo bicchiere mentre riprende a parlare, ci spiega che “recioto” in dialetto veneto vuol dire “l’uva esposta più al sole”. Lei (la produttrice) presenta il suo vino, sa trasmettere le sue emozioni per questo vino. Le emozioni la seguono mentre racconta la storia della sua azienda e nominando il padre (scomparso 10 anni fa) racconta la sua lotta, e l’amore per questo fantastico vino molto fruttato, in cui prevalgono i sentori di bacca rossa.
Con la sua dolcezza Caren Casagrande, sommelier che guida la degustazione, chiede scusa per il cambiamento nell’ordine dei vini, (per me, è un segno di grande professionalità). E’ stato scelto il vino di Farina, perché si sente la sua giovinezza. E’ un bell’ inizio. Viene servito prima il vino più giovane, seguito dalle annate più vecchie….
Tocca a Maria Ida Avellone. Comincia a parlare dei tempi dei romani. Sono incuriosita. E’ una discendente dei vecchi romani. Come non essere curiosa? I romani sono la cultura e l’arte nel mondo.
L’appassimento del grappolo avviene in vigna, si tratta, quindi, di una vendemmia tardiva. Fratello e sorella hanno trovato il linguaggio giusto per trasmettere le emozioni di questo vino.
Torniamo al nord Italia, Friuli. Hilde, sorridendo, narra la sua vita come se raccontasse una favola: prima l’ abbandono della sua terra Friulana, e poi il ritorno casuale, gli ha fatto scoprire quell’amore negato dall’incoscienza giovanile. Ci racconta di una stretta collaborazione tra enologi e produttori. Si decide di seguire la vendemmia fine ottobre. Ed eccolo questo vino “dolce e non dolce” al tempo stesso. Il degustatore al mio fianco, non può far altro che approvare l’espressione appena usata da lei.
Il vino successivo è quello di Eleonora Charrère, la quale con molto delicatezza e charm ci racconta che suo fratello un giorno le aveva detto: Tu e questo vino, siete due api. Che bello! I detti sui vini sono tanti, ma un paragone simile ancora non l’avevo sentito. Caren ci presenta questo vino sobrio ed elegante, pieno di personalità e di sole….
-Sai che assomiglia ad un vino siciliano?
-Sì, lo so, ma siamo solo in Val d’Aosta, ed il bouquet di fiori di montagna lo conferma.
Il quinto vino è quello di Laura Bianchi, nativa della Toscana. Sentire il suo racconto con l’accento dialettale che solo i Toscani hanno, ti fa pensare a Dante, a quello splendido paesaggio che puoi paragonare al paradiso. Capisci che è un vino eccezionale. Ed infatti è così!
Josè Rallo. Donnafugata. Non bastano queste righe, non basta il tempo per presentare lei. Una donna di grande anima, spirito, e forza, trova il tempo di elogiare le donne. Basta cercare nel nostro profondo, basta avere un po’ di fiducia, dice Lei, e la donna ha la forza di una leonessa! Non parla, recita poesie per noi. La sala la applaude. Non può fare diversamente.
Trova il tempo di parlare anche della sua famiglia, della saggezza dei suoi genitori nel non aver mai imposto niente ai figli, lasciandogli lo spazio per scegliere la loro strada da soli. E lei l’ha trovata, e lo racconta fiera e felice. Chiude cantando al vino, all’amore, alla vita. Se qualcuno sentiva il rumore da fuori sala poteva pensare che quelli dentro erano abbastanza brilli. Brilli no, ma ebbri di vita sì ……
[author title=”Daniela Mecaj” image=”https://www.albanianews.al/wp-content/uploads/2013/04/image1-180×180.jpg”]Daniela Meçaj, originaria di Tirana, venne in Italia, Torino, nel 2002 dove scopri ed iniziò a seguire la sua passione per i vini, che adesso è diventata la sua professione. Attualmente lei fa parte del gruppo di sommelier impegnato in tutti più grandi eventi organizzati da Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori (FISAR)[/author]