La cerimonia annuale del premio Sergio Vieira De Mello si è tenuta a Cracovia giovedì 25 ottobre. Il premio è consegnato a individui e ad organizzazioni non governative per le loro attività per la coesistenza pacifica e la cooperazione di società, religioni e culture.
Quest’anno il premio è stato consegnato al consiglio interreligioso d’Albania. Il Paese delle Aquile ha una lunga storia di armonia religiosa tra le varie comunità; i cittadini non sono discriminati per la loro religione poiché quest’ultima è qualcosa di profondamente personale.
Per questo, l’Albania è sempre stata elogiata e ultimamente sta guadagnando sempre più riconoscimento.
Il consiglio interreligioso
Il consiglio interreligioso del nostro paese è stato fondato il 22 ottobre 2009, sotto la guida dell’allora presidente della Repubblica Bamir Topi. I fondatori sono Rrok Mirdita – presidente della conferenza episcopale albanese – e Haxhi Dede Reshat Bardhi, leader dell’unione mondiale Bektashi.
Il premio è stato ritirato dall’arcivescovo George Anthony Frendo, dal pastore Ylli H.Doçi e dal presidente del consiglio, Skender Bruçaj:
“Oggi sono onorato di consegnare il premio alla comunità albanese interreligiosa per rappresentare al meglio la dimensione del dialogo interreligioso.
L’Albania è ora un esempio di un paese in cui si sviluppa una cooperazione armoniosa tra varie comunità religiose, di cui ben cinque nel paese: musulmani, cattolici, ortodossi, protestanti e bektashi.
Questa cooperazione è un modello che può essere utilizzato come modello di convivenza per le comunità vicine in varie regioni del mondo afflitte da conflitti etnici e religiosi.” – si è detto nel discorso di presentazione al premio.
Chi era Sergio Vieira de Mello
Sergio Vieira de Mello è stato un dipolomatico brasiliano dell’ONU che ha operato per oltre 34 anni nei diritti umani, diventando Alto Commissario per i Diritti Umani nel 2002.
Si è guadagnato il rispetto di tutti grazie alla creazione di programmi umanitari e di pacificazione politica, lavorando in paesi con crisi dei diritti umani come Bangladesh, Sudan, Cipro, Mozambico, Perù, Cambogia, Libano e Kosovo.
Nel 2003 prestò servizio anche in Iraq, dove venne ucciso in un bombardamento insieme ad altri 22 colleghi.