Il documentario “In the Arvanitika” è un tentativo di eternare una lingua perduta rivelando chi sono gli arvaniti e quale ruolo hanno avuto nella storia greca moderna. Katerina Martha Clark, nel suo secondo lungometraggio, dopo la Polka ad Atene (dove indaga i rapporti tra immigrati polacchi e greci e rifugiati politici rispettivamente in Grecia e Polonia), si concentra con la sua macchina fotografica su arvaniti e arvanite. Avvolta in un tradizionale villaggio Arvanitiko, il Villa, scopre una cultura unica, con donne dinamiche e con una testardaggine, la cosiddetta testa di Arvanite con speciale senso dell’umorismo.
Spinta dai ricordi dell’infanzia e con la sua naturale curiosità per la lingua che sentiva dai suoi nonni da bambina, la regista di origine greca Katerina Martha Clark, inizia a scoprire le radici della lingua e della cultura arvanitica. Essere mezza arvanatizzata e mantenere la sua promessa a sua madre dopo la morte di suo nonno, completa un’iniziativa iniziata anni fa.
Come la prima ricerca cinematografica sugli arvaniti, basata principalmente sulla Ville dell’Attica, al di là della lingua, pone particolare enfasi sia sulla cultura che sulla rappresentazione della particolare personalità degli arvaniti, nonché sul loro corso storico fino al loro insediamento nella periferia.
Difficili, ma anche con umorismo nero, donne dinamiche e la nota persuasione arvanita, con un linguaggio perduto e con l’interesse delle generazioni più giovani alle loro radici, la regista compone un puzzle di narrazioni più vecchie e più giovani e, con l’aiuto della ricercatrice e sociologa Elena Botsi, ci mostra che questa cultura non si perderà, poiché il loro interesse per la loro minoranza non si indebolisce nel tempo, al contrario, diventa più forte.
Contrariamente ai tempi passati in cui gli arvaniti rinunciavano alla loro lingua, non volendo essere accusati come il non-greco (noto anche come suicidio linguistico), le generazioni più giovani sono più determinate a rivendicare sia la loro cultura che la loro lingua e trasmetterla ai loro figli. Sebbene vi sia una ragionevole tendenza alla riduzione nel trasferimento linguistico, è importante che i bambini sentano ancora dei suoni linguistici nella propria casa. L’arvanito ha un modo di scrittura molto difficile, come le vocali fricative liquide dietro le consonanti, nelle espressioni di tutti i giorni e nella comunicazione quotidiana e viene usato per lo più dagli anziani.
In particolare nella società araba sono le donne che, nel loro modo crudele ed eloquente, hanno avuto successo e plasmato l’uomo. Nella società matriarcale, la loro posizione era quasi uguale a quella degli uomini e persino il sesso “forte” ammirava il fatto che alla fine prendessero il comando.
Duri, laboriosi, attenti, pazienti dai capelli d’oro e umoristici, sono gli arvaniti.
La loro rilevanza nel corso dei secoli e durante l’impero bizantino e ottomano è anche di interesse storico, mostrandoci il percorso dell’etnia nomade dall’Epiro del Nord al loro attuale luogo di residenza. Si fa anche riferimento alla partecipazione degli arvaniti alla rivoluzione del 1821, poiché, come è noto, i grandi capitani e gli ammiragli ariani erano di origine arvanitica (Botsaris, Androutsos, Karaiskakis, Kountouriotis, Miaoulis, Bouboulinas), e i musulmani che si trovano nell’attuale modellamento dei Balcani.
Visitando le case, caffetterie, cortili, osservando come passano le vacanze e le loro case quotidiane, lasciandoli parlare onestamente, il regista riesce a darci un quadro completo dell’atteggiamento degli arvaniti verso la vita, il passato, i ricordi e nel ricordare la loro lingua. Ci dà uno sguardo sincero al termine “Testa di arvaniti”, questa testardaggine che ha mantenuto vivo il suo spirito per secoli e la sua resistenza a non perdersi nel suo passato e nei suoi costumi nel vortice dell’evoluzione.
Collaboratori documentari
- Sceneggiatura: regia: di Katerina-Martha Clark
- Montaggio: Helen Toya
- Ricerca: Elena Botsi
- Traduzione: Dimitra Constanta
- Produzione: Grecia, 2019
- Distribuzione NEW STAR
Trailer
“In Arvanitika” è un tentativo di eternare una lingua perduta e scoprire chi sono gli arvaniti e quale ruolo hanno avuto nella storia greca moderna. Avvolti in un villaggio di arvaniti, Vila, scopriamo una cultura unica con donne vivaci e testarde, la cosiddetta testa di Arvaniti e umorismo speciale.
Laskarina Bouboulina è stata una patriota greca arvanita e anche il suo esercito era di etnia arvanita e, parlavano in lingua arvanita. (Questo lo dice il ragazzo che parla per primo)
Intorno al 1500-1600 anni fa, scesero dall’Albania del nord e si insediarono nell’Epiro settentrionale, in gruppi nomadi economici. Scesero anche gruppi di persone da Skopje, vivendo in gruppo la giù (questo lo dice il signore con la maglia a righe)