Il film “Broken” di Edmond Budina è stato presentato al Festival del Cinema Europeo a Lecce. Quest’anteprima del film in Italia del regista albanese, arriva in seguito alla proiezione nei cinema albanesi e macedoni.
Capita che le persone, soprattutto coloro che nella vita reale hanno molto potere in mano come i politici, diano precedenza agli interessi personali, invece di tramutare la terra in una fonte di ricchezza fanno sì che diventi il catalizzatore della morte di un popolo, della parte più debole.
Nel soggetto di questo film si vedono i bambini col desiderio e l’innocenza del gioco, ma poi la pellicola invita a riflettere sulla conclusione in cui l’uomo di potere, in nome dello sviluppo e del progresso, inquina la terra e avvelena l’ambiente, distruggendo l’avvenire e mettendolo anzi anche in discussione.
Di fronte a questa responsabilità Budina preferisce non rimanere in silenzio, quantomeno anche stuzzicando le coscienze della gente o, come egli stesso afferma, che questo film funga da monito per evitare un’immane catastrofe ambientale, che non dovremmo permettere. “L’inquinamento esterno prodotto per mano umana trova la vera fonte all’interno della propria coscienza, e proprio da qui bisogna cominciare” afferma Budina.
Così come nelle tragedie greche Budina cerca di compiere una “catharsis”, una purificazione del mondo spirituale, della coscienza inquinata della società, e per arrivare a questo chiama uno di noi, Jani (Edmond Budina), in un’interpretazione superlativa da protagonista, che poteva essere incarnata magistralmente solo da colui che il personaggio l’ha creato.
Budina sotto le vesti di Jani ci rappresenta un padre, un amico, un semplice essere umano, che ha sacrificato molto per le persone a lui care, ed è stato ripagato con una profonda ingratitudine, con l’abbandono, col tradimento.
Da una parte c’è il suo desiderio di agire come si deve, dall’altra c’è l’amore di un genitore verso il figlio, che anche di fronte ad un’irriconoscenza che ti uccide, non avvizzisce la speranza e gli sforzi per vedere che il figlio prenda a camminare sul sentiero giusto. Tutto questo è difficile, poiché la menzogna ha tinte più belle della verità, ha i colori del vestito di un deputato, assume le tinte del potere che fanno sì che Andi (Laert Vasili) corra verso coloro che vogliono usarlo, o come dice Jani stesso “che vogliono la sua testa”.
Una società contorta, assetata di denaro, con momenti di lussuria e di potere, mentre di fronte a tutto questo c’è l’eroe coraggioso dell’autosacrificio, Jani, che rifiuta di diventarne parte, che lotta fino alla fine per salvare il figlio da questa fanghiglia di vizi e crimini. Ma, il giovane deputato che dimentica d’essere figlio di un padre che ha sacrificato perfino anni interi di vita per lui, sceglie di rimanere dentro a questo giro. Andi sceglie di dare fiducia a coloro che stanno preparando la sua fine, poiché il fumo degli affari sporchi, se non la coscienza, molto presto offuscherà il potere e gli strapperà le potenti vesti. E a Jani non rimane altro che sussurrare, con un grido che urla delusione e tristezza enormi “Non troverai il male a causa mia, figliolo”.
Budina afferma che il padre forse non ci guadagna nulla, ma con questa sua condotta nel film a vincere è la società albanese. “Attraverso questo dramma io penso che la società albanese può farsi un esame di coscienza e dire: ‘No, questo non è il tipo di vita che vogliamo!’. In questo senso io credo che sia il padre a vincere. Ma anche il fatto che il figlio venga denunciato e arrivi ad essere rinchiuso in carcere è un punto in più per la società albanese, e per il padre stesso”.
Se c’è una cosa che non va in Albania, dice il regista, è la politica.
Le persone, quando arrivano al potere, credono di essere i padroni del luogo. Ma questo, secondo il regista, è impossibile perché, indipendentemente se un politico ha avuto o no molti voti, rimane comunque un servitore di coloro i quali i voti glieli hanno dati. Un politico non è proprietario né di una città né di un Paese. Non si può fare con uno Stato ciò che si vuole. “Non bisogna lasciarglielo fare! Questo luogo appartiene a tutti; io mi prendo la responsabilità di realizzare un film, il politico si prenda la responsabilità di fare il politico e il primo ministro di fare il primo ministro”.
Il regista ha focalizzato l’attenzione anche su una dolorosa realtà albanese, come è quella della violenza sessuale. Egli è contro il fatto che una donna perda la vita per questioni d’onore o che venga trattata come un cane, mentre l’uomo è considerato un eroe, venendo sepolto dai famigliari con tutti gli onori.
“Per me le donne devono avere la dignità e il rispetto che spetta loro, perché è la donna che in fin dei conti dà origine alla vita”.
Tutte queste problematiche che il regista tratta nel film, le ha incontrate veramente nella realtà albanese. “Della questione dei dossier se ne sente parlare tutti i giorni. E’ proprio questo ciò che non ci lascia andare avanti, perché pensiamo a quanto arricchirci, facendo del male gratuito agli altri. E’ un grandissimo problema che cerco di prevenire attraverso il film. Ovviamente qualcuno può dire: ‘Perché, è realmente così la società albanese?!’. Io sono dell’idea che qualsiasi cosa debba essere detta com’è realmente. E’ per questo che cerco di dire la mia opinione senza avere paura”.
I bambini giocano attorno ai falò, il cui fuoco brucia i mucchi d’immondizia, e il fumo li attornia diventando poi parte di loro stessi sin nel profondo, preannunciano la fine del film “Broken” di Budina.
Nei ruoli principali del film “Broken” interpretano gli attori: Laert Vasili, Nikolla Llambro, Gladiola Harizaj, Sotiraq Bratko, Zamira Kita…
Il regista Budina (1952) è nato a Tirana. Nel 1974 si è laureato all’Accademia delle Arti. Subito dopo ha cominciato a lavorare come attore professionista al Teatro Nazionale. Ha interpretato circa 45 ruoli a teatro… “Notte di Luna” da lui messa in scena nel 1990 ha segnato, stando alla critica e all’opinione pubblica del tempo, un cambio di rotta non solo per il coraggio civile e l’uscita dai cliché ideologici, ma anche di una nuova anatomia della scena albanese, che si è espressa attraverso il grandissimo interesse del pubblico e dello sconvolgimento enorme che ha destato.
Ha preso parte in circa 15 film albanesi… Dal 1980 al 1992 è stato docente universitario associato dell’Accademia delle Arti insegnando recitazione, dizione e regia: nell’agosto del 1990 è tra i 40 intellettuali più noti del paese ad incontrare l’ex presidente Alia; nel dicembre del 1990 rappresenta gli studenti e i professori richiedenti il pluralismo politico, fatto che ha segnato per sempre il cambiamento dell’Albania.
Nel 1992 si trasferisce in Italia. Tra il 1993 e il 1994 lavora a “Ipotesi Cinema” (la scuola di Ermanno Olmi a Bassano del Grappa) come aiuto alla regia e come sceneggiatore e regista di “Guardando al ritorno”.
Tra gli altri, nel 2003 ha vinto il prestigioso Premio di Qualità del MIBAC per il suo lungometraggio “Lettere al Vento”. Nel 2005 ha vinto il Gran Premio come miglior attore protagonista al Tanger Mediterranean Film Festival per il film “Ortensie” di R. Budina ecc…
Ha preso parte al film “Tickets” di Ken Loach, partecipando al Festival di Berlino nel 2005. Ha interpretato “Ecceziunale veramente capitolo secondo… Me” di Carlo Vanzina, ecc…
Nel 2003 ha realizzato il suo “Lettere al Vento ” . Nel 2011 è uscito il suo secondo lungo “Ballkan Bazar ” . Nel 2017 ha realizzato “Broken”.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul quotidiano albanese Shekulli dal titolo “Edmond Budina, një film për politikanët e pangopur të Shqipërisë” di Valeria Dedaj