Questa di oggi è l’ultima puntata del reportage.
Domani torno in Italia, dove l’Albania per i media e la maggior parte della gente comune non esiste, sostituita nelle ultime cronache dai rumeni.
I media italiani mantengono nei confronti degli stati da cui provengono molti dei nostri immigrati una cappa di oscurantismo.
Perché lo fanno?
Io una mia risposta me la sono data, come fare a spaventare i cittadini e a creare un clima di odio e paura nei confronti degli immigrati se la gente ne conosce la storia e le abitudini dei loro paesi di origine?
Come fare a criminalizzarli (a renderli cioè agli occhi delle “persone perbene” degli “inferiori”) se li si conosce?Mi rallegra sapere che siamo tra i pochissimi paesi Europei che fanno così, mentre gli altri paesi Europei che contano davvero (la Spagna e la Germania ad esempio) hanno un atteggiamento completamente diverso.
Mi viene in mente una puntata di Presa Diretta, il programma che ha sostituito Report su Raitre in queste settimane, e che ho visto prima di partire.
L’argomento della puntata erano i Rom, e si comparavano non soltanto i numeri ma anche il trattamento che essi ricevevano paragonando l’Italia con la Spagna.
E mentre noi ci accingiamo a chiuderli nei ghetti (e quindi spingerli ancora di più verso l’emarginazione sociale e quindi la delinquenza) gli spagnoli invece grazie ad un lungimirante piano di integrazione avviato anni fa oggi ne iniziano a godere dei frutti, e i quartieri Rom integrati nelle città hanno un tasso di criminalità molto basso e la gente vive tranquillamente nel rispetto delle sue tradizioni. Non hanno bisogno di “ronde” per mantenere l’ordine pubblico.
Una differenza di anni luce.
Questo esula dal discorso che ho seguito fino ad oggi, ma è importante per me toccare questo argomento perché in Italia mi arrabbio molto quando sento alcuni politici parlare del problema dell’immigrazione (poi perché dire problema…) o vedo atti di intolleranza (a volte addirittura di violenza) nei confronti di cittadini stranieri, da ovunque essi vengano.
Cosa c’entra il cinema in questo discorso? C’entra eccome, perché il Cinema è un mezzo di rappresentazione e di approfondimento culturale dalle possibilità espressive universali.
Infatti un film, a differenza di un romanzo, non ha bisogno di essere “tradotto”, ma si basa principalmente sulle immagini per veicolare la storia. Il cinema come invenzione nasce muto.
E in un film c’è molto di più di una storia, c’è l’uomo, c’è la sua cultura, e i suoi valori, insomma c’è tutta un mondo che si mostra e che funge da veicolo della storia. Per quello ogni nazione con i suoi film contribuisce allo sviluppo dei valori umani e della cultura mondiale, partendo proprio dalla sua cultura locale, veicolo indispensabile dell’apprendimento del mondo.
Inoltre la diffusione “fuori” dal suo posto di origine di un film contribuisce, come dicevo ieri, alla conoscenza dei valori, delle tradizioni e di tutti quegli aspetti culturali di un determinato popolo, contribuendo appunto al processo di accrescimento mondiale della cultura umana.
Per questo è importante che ogni Nazione abbia una sua propria cinematografia, e che esistano festival internazionali, insomma che ogni nazione sia attiva dal punto di vista artistico. Non ne va soltanto della sua dignità nazionale, ma anche della sua responsabilità nell’evoluzione mondiale dell’essere umano inteso come “specie” che vive su questo pianeta condividendo lo stessa aria, lo stesso sole, la stessa acqua.
Lascio il Kinostudio e Tirana sperando che qui tutto si sistemi e che si trovi una soluzione all’esistenza della scuola, non ne va soltanto del futuro di questi ragazzi, ma di tutta la comunità che non può che trarne vantaggio da una loro futura produzione culturale.