Dal 19 fino a 25 Novembre, l’artista Albert Stermolli ha esposto per la prima volta in Italia le sue opere. Ancora poco conosciuto in Italia, Albert arriva da un contributo importante nella cinematografia albanese, all’interno del “Kinostudio Shqiperia e Re”, l’unico studio cinematografico di quel periodo dove ha lavorato per circa sedici anni.La mostra dal titolo “La dicotomia Bizantina”, è stata allestita al salone montanaro in Via Carducci 22 ad Asti. Si tratta sicuramente di un artista molto attento alle forme ma soprattutto al contenuto della sua arte. Le sue opere arrivano da uno studio profondo del materiale artistico, culturale, sociale e religioso della miglior tradizione d’arte albanese. Esposti ad arte e con una cura attenta di ogni particolare, le opere esposte rendono onore non solo all’ arte tradizionale albanese, ma anche a quello contemporaneo.
Abbiamo cercato di capire più in fondo le sue motivazioni e abbiamo chiesto ad Albert un’intervista che riportiamo integrale ai lettori della nostra pagina insieme alle immagini dell’inaugurazione della mostra.L’intervista è stata realizzata da Blenti Shehaj, responsabile della Redazione Piemontese di Albania News – Asti, 19 novembre 2011
La “Dicotomia Bizantina” è solo arte religiosa o ci sono altri aspetti rappresentati?Uso la definizione “Dicotomia Bizantina” per cercare di rendere comprensibile una parte delle innumerevoli facce che compongono il pensiero e l’Arte bizantina.
Oggi si chiama Albania quella parte ridota, quello che rimane come erede del complesso di etnie: i Pelasgi,poi gli Illiri,i secondi erano composti da Dardani, Arbëri,Macedoni e gli Epiroti,facenti parte di una cultura che ha sviluppato una filosofia particolare che è stata deliberatamente occultata per un complesso di ragioni che non è il caso di trattare in questa intervista.
Cosa ha ispirato di più i suoi lavori e da dove trova lo spunto per iniziare la realizzazione di un quadro?
Le mie opere maturano sulla base del mio vissuto e della mia eredità culturale, in pratica rappresentano lo scontro tra l’uomo che sono. figlio di…. marito di…. padre di….. amico di…, ed il pensiero che sottostà al mio essere artista.
Mi spiego meglio: a mio avviso l’uomo, se vuole essere parte della società civile, deve essere ligio alle sue regole, mentre essere “artista” significa essere assolutamente liberi, proprio come dice Nietzsche “al di la del bene e del male”.
L’Artista deve essere il moderno rapsodo che indica la via che porta a nuovi cieli ed a nuove terre.
Per poter essere tale, in se stessi deve è nasce uno scontro violentissimo tra la propria parte umana e razionale, logica, e la propria parte creativa, misteriosofica,irrazionale ed apparentemente illogica.
Tale scontro genera all’interno di se stessi una sofferenza distruttiva, insopportabile, in quanto essa annulla tutte le forme di struttura preesistenti, che fanno morire l’uomo nel suo essere umano.
Qui scaturisce la scintilla che infiamma lo Spirito che fa nascere l’artista, il quale può così far nascere la sua opera.
Comunque la creazione di un’opera è assolutamente analoga alla situazione di una partoriente, una sofferenza via via crescente fino a raggiungere l’acme, dopo, attraverso il riconoscimento degli altri per l’opera compiuta, subentra la beatitudine conciliatrice.
Cos’è l’arte bizantina per Albert Stermolli?
È il retaggio di un passato che ha spaventato per le sue implicazioni, una specie di “cadavere mummificato” che reca con se un sapere nascosto obnubliato dal tempo e dagli uomini, una mummia che se riportata in vita ci può far riscoprire quanto grande possa essere l’Uomo, sia nel bene quanto nel male.
Nel suo messaggio essa ci ricorda, tra le altre cose, la numerologia pitagorica ove il tre è simbolo di sommatoria unificatrice, ed il due è simbolo di rottura, di dicotomia, di dialettica, ma non necessariamente distruttive.
Quanto influisce la cultura albanese in tutto questo?
Il retaggio che mi proviene dalla notte dei tempi, attraverso tutte le etnie citate prima, è una filosofia che è alla base stessa della cultura europea ed occidentale in genere.
Tramite le mie ricerche sono riuscito a seguire, come se fosse il mitico filo di Arianna, il loro pensiero occultato dall’interesse degli uomini, ieri come (e soprattutto) oggi.
Ci sono altre esperienze artistiche prima di questa mostra?
Nel lontano 1969, quasi dodicenne, per la prima volta, con timore reverenziale, osai aprire la porta socchiusa dell’atelier-studio di Arte Figurativa di un grande Artista albanese. Rimasi rapito dalla visione e dall’atmosfera di ciò che regnava dietro a quella porta. Da quel momento trascorsi otto, indimenticabili, anni dentro a quel “magico” mondo.
Sotto la guida del pensiero e delle mani esperte di quel grande Maestro, io e tre compagni, studenti, realizzammo, nel tempo, un Suo progetto intitolato “satira in scultura”, composto da ben centocinquanta opere.
Quegli anni densi di studi e di alacre pratica lavorativa, hanno inciso molto profondamente sulla mia formazione, lasciando delle impronte indelebili nella mia mente.
In seguito, terminati gli studi, lavorai per ben sedici anni nell’unico, grande, Studio Cinematografico esistente in Albania, ove in un anno si arrivò a realizzare ben quarantacinque documentari, tredici film artistici e sedici cartoni animati.
Ho lavorato alla realizzazione di moltissime opere in collaborazione con i migliori registi, sceneggiatori, scenografi ed attori del mio Paese. Nel 1991 sono emigrato in Grecia, a Calambaka, dove vi sono le “Meteore”, sulle cime dei quali sono situati diversi monasteri.
Dentro a tali monasteri vi sono le scuole di “iconografia” ,nelle quali mi sono addentrato profondamente nello studio sia della tecnica che del pensiero che presiede ad esse, arte straordinaria che esprime concetti filosofici attraverso una simbologia molto complessa ove gli stessi personaggi rappresentati sono simboli.
Tramite questo studio ho potuto penetrare i segreti della storia, riscoprendo, così anche la cultura e la storia del mio Paese ed esercitandola tecnica, lavorando in diversi laboratori, creando anche nuove opere.
Di Calambaka ho un ricordo vivissimo sia dei luoghi che delle persone che ho frequentato ed hanno un posto speciale nel mio cuore. Poi è arrivato in Italia…
Nel marzo dell’anno 1995 sono, infine giunto in Italia, e precisamente ad Asti,il luogo ove ho cominciato a riflettere sul mio vissuto interiore costituito da tutte le esperienze fatte in rapporto a ciò che io intendo per vita, non un mero ripetersi di giorni mesi ed anni, bensì una vita che mi arricchisce di nuove esperienze e di nuove conoscenze, giorno per giorno.
Come si esprimeva un vecchio saggio: non devi essere un viaggiatoreche quando parte non vede l’ora di raggiungere la meta, bensì devi essere un viandante che nel suo andare fa di ogni incontro e di ogni accadimento, un’esperienza interiore che lo accresce vieppiù portandolo sempre più vicino alla Luce, alla comprensione del mondo nel quale è immerso ed alle sue Cause più recondite.
Tutto questo mi ha fatto comprendere che la strada da percorrere per dare un senso al mio operato che non serve solo ad abbellire le pareti od i salotti, ma che io devo parlare all’uomo dell’Uomo, non per dargli delle false certezze, bensì per porgli dei dubbi che lo facciano riflettere e lo portino alla ricerca di se stesso.
Ci puoi dire qualcosa sulla tecnica usata?
L’iconografia bizantina è una tecnica particolarissima: prima di tutto non è un’arte che tenta di
dare l’impressione di tridimensionalità. proprio perché è e deve rimanere un’arte simbolica, senza la possibilità di poter essere mutata in qualche cosa d’altro, essa è un mezzo per riflettere e meditare.
Dopo averla acquisita ne comprendi il senso e l’importanza, allora dapprima ti affascina e, dopo, ti rende schiavo, perché scopri che è il miglior tipo di comunicazione non verbale, al che capisci il limite della tua comprensione e che devi procedere ed andare oltre nel tuo percorso di conoscenza.
Si può vivere d’arte in Italia?
Io fino ad ora non ci sono riuscito.
Come concilia la vita di artista con quello della famiglia e con gli altri impegni quotidiani?
Come le ho accennato prima, per me è fondamentale essere un uomo, con ciò intendo dire che come persona devo adempiere al mio compito compiendo integralmente il mio dovere, in tutti i suoi aspetti sentimentali e pratici, mentre come artista sono uno Spirito libero ed informale.
Di certo è che il conflitto di queste due parti antitetiche tra di loro è,in me, molto doloroso, ma sicuramente molto proficuo, perché la filosofia, a differenza di quanto sta accadendo in quest’epoca, non è parlare, bensì ESSERE.
L’esito di questo conflitto si materializza nel tesoro che sono le opere, e la condivisione di queste con tutti è la giusta mercedeper lo spirito dell’artista.
Cosa la colpisce di più nell’ arte bizantina? E di tutto quel periodo?
Perseveranza nella tecnica, perseveranza nello slancio verso la pura spiritualità,assoluta determinazione nella divulgazione del messaggio.
Albania e Bisanzio…un binomio pieno di punti scuri, storie non complete, abusi storici ma anche un periodo ancora da studiare. Come lo vede Albert tutto questo?Vedo una storia scritta a metà, che deve essere riscritta completandola delle parti mancanti perché la nostra storia non è solo la nostra, ma è anche la base della storia europea, proprio per questa sua caratteristica peculiare: la “dicotomia”.
Come è organizzata la tua giornata?
Il giorno è dedicato al prossimo, ma la notte è mia.
Quali sono i tuoi legami con il paese d’origine?
Il cuore è nel mio Paese: l’Albania, il corpo e la mente sono assolutamente in Italia, lo spirito è oltre alle nuvole.