Arben Pazaj in arte Belarghes, vive da molti anni in Italia. La sua arte non è sconosciuta al pubblico toscano. Il suo genio creativo è stato premiato molte volte. Tratutti i suoi riconoscimenti al merito possiamo ricordare il primo premio nel 41-esimo e 42-esimo concorso di pittura e grafica, città di Lastra a Signa con il disegno a matita, “Fabio “ (che trasformerà poi in scultura “Alienato”) e con la grafica in linoleum”Autoritratto”.
Vince a dicembre del 2007 con la scultura in bronzo” Figliol prodigo”, o meglio chiamato dal criticoMarco Moretti come “Folle prodigo” il premio Firenze ”Fiorino d’argento”, e poi di nuovo nel 2008 con la scultura in terracotta “ Poeta Mario Luzzi”. Sempre nel 2007, vince il primo premio di scultura, al concorso organizzato dall A.
I.
C.
S a Sesto Fiorentino, con il basso rilievo in terra cotta”Maternità”.Vince anche il concorso per la realizzazione di un monumento in onore di Salvo D’Acquisto, il monumento verrà in seguito collocato nel Prato dello Strozzino a Firenze. Mostra personale nel gennaio 2009 nel Palagio di Parte Guelfa a Firenze. Espone 3 opere, “Folle prodigo”, “ Il cieco” ed “ Alineato” nella mostra di Vittorio Sgarbi “ARTE GENI FOLLIA” a Siena,Santa Maria della Scala nella sezione di Firenze curato dal M. Moretti. Vince il 3° Premio ex-aequo “MEDAGLIA DI BRONZO” per la sezione scultura alla XXVII edizione del “Premio Firenze”. Nel 2010 realizza il medaglione per il premio Martinica. Medaglia “Il magnifico” alla mostra di GADARTE, Firenze con la scultura “Il vecchio”. Ora sta lavorando sulla statuadi Enrico Caruso ( circa 3 m di altezza). Ho conosciuto Belarghes 2 anni fà in una sua mostra a Firenze e sono rimasta affascinata non soltanto dalla sua arte ma anche dalla sua persona. Un carattere semplice ma nello stesso tempo complesso nella sua semplicità. Un uomo che aveva molto da raccontare. L’ho contattato per chiederli l’intervista con un po’di timore, visto che erano passati anni, ma ci siamo riconosciuti subito. Ci siamo dati appuntamento alla stazione di Lastra a Signa, dopo il suo lavoro in fonderia, dove sta completando la statua di Salvo D’Acquisto. Lui è un uomo di 48 anni, massiccio con i capelli ricci brizzolati raccolti in un codino. Mi saluta prima in albanese e poi in italiano. Mi spiega che lui si muove a piedi, che non ama guidare, e mi invita, prima di andare nel suo studio, di prendere un caffè. Ci sediamo e parliamo molto informalmente dei suoi progetti futuri e delle esperienze di questi ultimi due anni. Mi stupisce la sua sincerità e mi mette a mio aggio, nonostante dovrebbe essere il contrario. Ci spostiamo a piedi verso il centro di Lastra a Signa dove si trova il suo studio. Durante la camminata lui mi racconta la storia di questo piccolo paesino della Toscana. Mi chiede cortesemente di aspettarlo e si ferma a comprare il tabacco. “Posso fare a meno di tutto, di mangiare di dormire,di bere, ma non del mio tabacco”, mi dice sorridendomentre si preparatra le dita la sua sigaretta. Arriviamo allo studio. Accende le luci e la radio (musica classica). Poi subito dopo mi fa vedere le nuove bellissime opere. Le altre le riconsco tutte. L’armonia della forma e la semplicità delle sue sculture ti presentano dei personaggi unici e trasmettono molte emozioni. Mi complimento con lui e gli chiedo scherzosamente come fa a plasmare in quel modo unico gli occhi, talmente beneche sembrano vivi? “ Anch’io me lo chiedo, ma non lo so, io seguo le mani e vedo dove mi portano ” mi risponde ridendo. Ci sediamo e cominciamo la vera intervista con in sottofondo la musica diBach, mentre lui si prepara un’altra sigaretta.“Arben Pazaj, in arte Belarghes, nasce a Valona e per molti anni frequenta lo studio di uno scultore albanese dove scopre l’arte della scultura.”“Si è vero,per molti anni ho lavorato all’interno dello studio dello scultore Zeqir Alizoti. È stata un esperienza unica. Lui guardando i miei disegni da bambino ha avuto subito fiducia in me, ha visto che io potevo imparare e dare molto. Mi ha insegnato molte cose, ma la più importante era il disegno a matita, perché quello è il segreto per diventare uno scultore…disegnare, sempre disegnare.”“Frequenti l’accademia delle belle arti a Tirana,1984-1988. Anni difficili per l’Albania, anni di transizione. Cosa voleva dire essere un artista in quei anni”“Si erano anni veramente difficili per l’Albania. Una nazione isolata e sempre più in difficoltà economiche. C’era la censura. Dovevi seguire per tutto, un filo ideologico. Non potevi sperimentare o dare libero sfogo alla propria arte. Non avevi la libertà di esprimerti come volevi. Nell’ultimo anno di Accademia, avevo fatto una scultura un po’ diversa da quello che ci facevano fare, un lanciatore di martello ricordo, troppo moderno per quei tempi. Mi sconsigliarono di portarlo d’avanti alla commissione perché avrebbe compromesso la mia laurea. Era il primo riscontro con la realtà. Proprio allora mi sono reso conto che io non potevo continuare a vivere in Albania e ho deciso di spostarmi verso laGrecia.”“Hai vissuto per molti anni in Grecia. Come sono stati questi anni? Hai avuto la possibilità di far conoscere la tua arte?”
Sono stati anni lunghi e difficili. Troppo razzismo. Le mie opere d’arte piacevano ma non mi facevano esporre. Per farlo dovevo negare le mie origini e dichiarare di essere greco-albanese (vorioepiriot), e io non l’ho mai fatto, mentre i miei amici lo facevano per rimanere nel giro. Sono stati 12 lunghi anni dove scolpivo solo per passione e mi mantenevo facendo diversi lavori. Ma comunque, la Grecia mi ha insegnato molte cose. Non tanto la cultura artistica, che l’avevo studiato per bene a scuola, quanto la letteratura e filosofia antica. Ho imparato la lingua e questo mi ha permesso di conoscere e leggere non solo gli autori classici come Socrate, Platone e Aristotele, ma anche poeti come Saffo, Rizzo e Kavafis.”(forse ha riconosciuto nel mio sguardo il punto interrogativo, e ha capito che io non lo conoscevo) “Non lo conosci? “(Mi chiede mentre si è già diretto verso la sua libreria da dove ha tirato fuori un libro scritto in greco, e ha cominciato a leggermi una poesia. Quando è finita, si è girato verso di me dicendomi) ” Lo so che non conosci il greco, ma ogni volta le sue poesie mi emozionano, se trovo il libro con il testo a fronte in italiano te lo presto”(e si è seduto di nuovo di fronte a me.)“Quando Arben diventa Belarghes?”“Quando arrivai in Italia. È stata un esigenza personale. Poi io sono un po’ fatalista (dice sorridendo), è accaduto e basta. Rientra nella legge della vita, per andare avanti bisogna evolversi, e io mi stavo evolvendo in qualcosa altro, in Belarghes, Prima ( in Grecia) avevo smesso di fare l’artista, arrivando in Italia ho cercato di diventare uno scultore.”“2003 arrivo a Firenze. Arben, ormai Belarghes inizia un percorso sempre in ascesa, pieno di mostre personali di successo e importanti premi. Ma come è stato l’inizio?”“Io arrivai in Italia quasi per caso, senza un idea precisa. In Grecia non avevo più possibilità. Poi mi trovai a Firenze. Il grigio dellapietra rinascimentale risveglio in me l’artista addormentato. Ogni cosa mi parlava, mi dava emozione, mi faceva domande. È un mondo completamente diverso dal nostro sud…pieno di sole. Gli Uffizi, il Bargello, il mio posto preferito. Leggevo Dante e cominciavo a sviluppare le mie conoscenze. Studiai tutta l’arte dalla fine del ‘800 fino agli inizi degli anni’80. Disegnavo la Pietà di Michelangelo, la disegnavo in continuazione per comprenderla meglio. Un giorno mi avvicinai per accarezzarla. L’inizio non è stato facile, ma sono del parere che con le difficoltà l’uomo matura,e in Italia chi vuole andare avanti e si impegna può farlo.”“Qual’è un ricordo importante che ti porti sempre dietro e che ti fa emozionare sempre?”“Io sono un genitore, e ovviamente per un padre il ricordo più bello della sua vita è la nascita di un figlio. Io ho due figli, è da padre sono i ricordi p
iù belli della mia vita.
Come scultore invece l’emozione che provai nel vedere e studiare le sculture rinascimentali e la mostra di Modigliani a Roma.”“Lo so che chiedere ad un artista di scegliere tra le proprie opere una da designare come preferita, è come chiedere ad un genitore quale figlio ama di più, quindi modifico la domanda. A quale opera sei più affezionato?” “ Il mio “primogenito”è la statua del “figliol prodigo”. Essendo immigrato lo avevo in testa da anni e vederlo realizzato è stato veramente emozionante. Il figliol prodigo in generale è sempre stato rappresentato con il padre che lo aspetta. Raffigurarlo da solo non è stato semplice.”“Partecipi con 3 opere, il “Folle prodigo”, il “Cieco” ed “L’allineato” nella mostra “ARTE GENI FOLLIA” a Siena,Santa Maria della Scala. Quanto è presente la follia nell’opera di Belarghes”“La follia avvolge sempre la vita dell’artista. Per quanto mi riguarda ancora devo capire quanto è presente. Intanto continuo a guardare avanti, poi quando un giorno mi fermerò e guarderò quello che ho fatto forse lo scoprirò.”“Come nasce un opera d’arte?”“Nasce da un idea, da una lacerazione dell’anima o da un momento impresso nella mente. Quando questi elementi si uniscono, cominciano a lavorare le mani. L’opera fino a quando non è finita è senz’anima. Una volta finita va guardata e giudicata. Io non valuto soltanto l’anatomia, ma anche il contenuto. E’ l’insieme che rende l’opera completa. L’impatto che mi da una volta finito è molto importante. Sela “sento” dentro di me, continuo a farla crescere, altrimenti non vive. Per questo distruggo tanti bozzetti. Il lavoro pratico è il meno.”“L’opera d’arte è da sempre una confessione, diceva U. Saba. Che vuole confessarci?”“È vero. È una confessione. Ma per me è anche un desiderio. Vorrei riportare la figura umana al centro del arte. Manca da tanto tempo. Io ho iniziato la dove lo ha lasciato Rodin. Conosci il suo pensatore? Si è alzato e cammina, eccolo…il “figliol prodigo”. Ora aspetto di vedere dove arriverà.”“Programmi per il futuro prossimo?”“Continuerò a scoprire l’anima, di darle un volto senza tempo. Presto ci sarà l’inaugurazione della statua in bronzo di Salvo D’Acquisto e manderò avanti la statua di E. Caruso, che verrà collocataall’interno del prato dello Strozzino nel Bellosguardo a Firenze. Un omaggio alla sua figura che ha segnato la storia e un omaggio alla piccola cittadina dove vivo.”“Un ultima domanda. Cosa ne pensi della situazione politica dell’Albania?”“Non sono molto bravo in materia di politica, sai,non va d’accordo con l’arte. Ma sono anche albanese,non posso fare finta di nulla. Amo il mio paese e voglio il meglio. Ultimamente la politica è intesa come potere in Albania,e il potere usato in modo sbagliato diventa dannoso. Spero che la mia patria ritrovi al più presto la strada giusta.”“C’è una domanda alla quale avresti voluto rispondere ma io non te l’ho fatta?”
No,in realtà no. Per me questa non è stata un intervista ma un pomeriggio in compagnia di un amica. Poi sai, noi di Valona ci vogliamo un monte di bene, (mi dice ridendo) grazie di questa bella conversazione amichevole.“Grazie per le emozioni che ci regali con la tua arte, e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti futuri.”
Ci siamo stretti la mano e ci siamo lasciati con la promessa di rivederci presto durante la sua prossima mostra in programma.