“La prima volta che sono salita su un palco è stato mentre aiutavo mia madre a spegnere le luci del teatro dopo uno spettacolo, … quel posto è stato un pezzo del mio cuore”. Inizia a raccontare cosi la sua vera passione, Majlinda Agaj, la giovane artista di origine albanese, che ha interpretato alcuni ruoli da protagonista nel teatro, nel cinema e in alcune serie televisive italiane.
Arrivata da piccola in Italia, ci parla del suo amore per l’arte e l’Albania, delle difficoltà legate all’origine e al suo percorso artistico, e del desiderio di avvicinarsi alla cinematografia albanese. Sei arrivata in Italia da piccola. Che ricordo hai dei tuoi primi anni nel BelPaese? Sono arrivata in Italia con la mia famiglia all’età di 10 anni, facevo la prima media. I primi anni sono stati molto difficili per svariati motivi. Non conoscevo bene la lingua, le abitudini, la mentalità piemontese e credo di poter parlare a nome di tutta la mia famiglia nel dire che l’integrazione è un processo molto difficile e lungo,soprattutto per i più adulti.
Il mio carattere timido e assai infantile, la mia giovane età e l’amore dei miei genitori è stato fondamentale credo per non sentire differenze sostanziali tra me e gli altri bambini italiani.
Inoltre, le mie insegnanti mi hanno aiutato molto a scuola e le poche volte in cui qualche mio compagno mi insultava perché ero albanese, beh non sono rimasta con le mani in mano a subire, ma gli ho risposto a dovere. Cmq non ho avuto problemi particolari a causa della mia nazionalità. A volte ci sono delle battute sgradevoli, ma non appartengono mai a persone intelligenti e constatare questo dato di fatto mi calma da qualsiasi “malessere interiore”. Il problema è quando certe affermazioni le vedi nei telegiornali, escono dalla bocca del primo ministro…allora sì mi offendo, mi arrabbio e ne soffro perché il razzismo e la discriminazione sono un problema grave e pericoloso. E della tua terra d’origine? Che legami hai con i tuoi parenti rimasti in Albania? Sono nata a Fier, ma i miei sono originari di Valona. Ci tengo molto a precisarlo perché sono orgogliosa delle mie origini.
Ho molti parenti in Albania, a partire dai miei nonni paterni. L’estate scorsa, mi ricordo di aver parlato molto con mio nonno ex-partigiano sul comunismo. Ero in compagnia di una mia cara amica danese e avevamo deciso di viaggiare nel sud dell’Albania. Una specie di On the road trip. È stato molto divertente, abbiamo parlato con un sacco di gente e devo dire che siamo un popolo davvero molto accogliente e rispettoso.
Invece, l’altro mio nonno, quello materno, è stato un generale dell’esercito albanese e oltre la carriera militare, ha anche 2 lauree. Che forza! Mia nonna materna invece è laureata in economia, è un computer vivente, ma purtroppo io e l’economia siamo due mondi paralleli che non si avvicinano praticamente mai. Con loro parliamo di tanti argomenti. Li ho anche intervistati per la mia tesi e mi hanno prestato un filmalbanese bellissimo”balle per balle” sulla crisi dei sommergibili russi. Che nonni cinefili! Ho anche molti cugini in Albania. Altri in Grecia e Italia. Siamo sparsi un po’ ovunque per cui con un po’ di acrobazie ci si riesce comunque a vedere. I miei amici mi prendono in giro perché se presento loro un mio connazionale, mi chiedono subito se è mio cugino. Come nasce in te il desiderio di recitare e avvicinarsi all’arte? Mia madre è stata per circa 8 anni la custode del Teatro Milanollo di Savigliano e io potevo entrare a guardare le prove degli spettacoli che c’erano in tabellone. Così mi sono innamorata del Teatro e mi sono iscritta a diversi corsi che ho trovato al liceo o tramite il passaparola. Ho conosciuto così anche Grazia Isoardi, la mia prima vera insegnante di teatro per diversi anni. Lei mi ha consigliato di tentare il test d’ingresso al Teatro Stabiledi Torino, dove sono entrata nel 2003. Nel 2006 sono uscita dallo Stabile e dopo un anno tra Torino e Roma ho deciso di stabilirmi a Roma per il mio lavoro. Prima di frequentare lo Stabile mi ero iscritta a Scienze politiche a Torino e ora sto facendo la tesi presso La Sapienza in Storia dei rapporti tra l’Albania e l’ URSS negli anni ’45-’60. Mi interessano i passaggi che hanno portato l’Albania ad avvicinarsi al blocco Sovietico per poi allontanarsi. E la prima volta su un palco per recitare? Quali emozioni si provano? La prima volta che sono salita su un palco è stato mentre aiutavo mia madre a spegnere le luci del teatro dopo uno spettacolo. La aiutavo a chiudere. Vivere il teatro vuoto è magico, è un privilegio che in pochi hanno. Ho anche dormito su quel palco. Poi ho mangiato, bevuto, pianto, riso. Mi sono disperata. Ho fatto tante cose sul palco del Milanollo, era parte integrante di casa mia, quel posto è stato un pezzo del mio cuore. Ora i miei hanno comprato una casa, sempre a Savigliano, ma spesso quando sono lì e devo andare a casa sbaglio strada e mi trovo davanti al teatro Milanollo. È così triste per me vedere che hanno abbattuto il nostro appartamento, si vede la mia stanza, ma l’anima, il teatro è sempre lì. Infatti ci rimango un po’, faccio un bel respiro, lo saluto e me ne vado via. Spegnere le luci del teatro è stata la prima vera emozione su un palcoscenico, bellissimo! Il tuo attore preferito italiano, e quello internazionale? Attore preferito italiano? Gian Maria Volontè, mentre straniero, la divina Maryl Streep. L’ho amata in tutti i film in cui l’ho vista interpretare. Tutti. Per fare strada in un campo, spesso non bastano capacità e competenze, ma deviavere anche tanta determinazione. Come ti puoi descrivere? Credo di avere un carattere forte e determinante, e soprattutto tanta buona volontà. Se c’è da sudare non c’è problema, mi trasformo in un mulo. Forse è la più importante qualità che ho. Sicuramente mi porta ad avere dei risultati nella vita, ma in questo campo non basta per riuscirci. Bisogna avere un amore profondo per la recitazione. Ci sono momenti in cui ti senti rifiutata, altri in cui ti sembra di toccare il cielo con i1 dito, e poi di nuovo il giorno dopo ti senti sprofondare nella più cupa depressione. Ecco, per questo la maggior parte degli attori, secondo me, è gente depressa. Non sono persone matte, ma è il lavoro più instabile che ci sia, non ci sono mai soldi, soprattutto per il teatro, soprattutto per gli attori. Sembra a volte che non vada retribuito, che sia strano pretendere di considerarlo alla pari di un qualsiasi altro lavoro, mah. Più soldi ci sono per i prodotti per la tv, anche lì comunque non si sono dimenticati di tagliare.
Non riesco a definirmi un’attrice, non mi piace farlo perché c’è un profondissimo distacco tra ciò che ho studiato all’interno dell’accademia e ciò che è la realtà del mercato. Principalmente recito in fiction per la tv e a volte mi vergogno di ciò che esce dalla mia bocca, però non ho una famiglia che mi possa mantenere e io credo nella gavetta, anche perché è la mia unica via di riuscita.
Spero che prima o poi la gavetta mi ripaghi dei miei sforzi,se non mi avrà totalmente massacrata e disillusa, ma di certo le soap opera non le farò mai. Se non dovessi sfondare, come si dice, mi ritirerò e cercherò di utilizzare il mio piano B: la laurea in scienze politiche. Spero mi faccia viaggiare tanto. Ma per questo mi do tempo fino… ai 35, è troppo? Il fatto di essere albanese è vantaggioso o svantaggioso? All’inizio ti fa distinguere dalle altre attrici perché conosci più lingue (anche se nelle fiction ho parlato nella mia lingua,inventavo robe strane,almeno mi divertivo un po’), ma devi stare attenta a non farti etichettare. Adesso infatti non accetto più ruoli da straniera.
Non so quanto le mie origini ora come ora influenzino nella selezione per qualche ruolo, ma spesso in RAI mi sono sentita rifiutare perché ho una faccia troppo espressiva rispetto agli standard “a
cqua e sapone” che apprezzano tanto in tv. Fortunatamente nel cinema non c’è questo problema, e infatti a volte ci rido sopra. Hai interpretato ruoli in alcuni film quali Olga in Valzer (2007), Irma Moneri in Hotel Meina (2007), Alessia in I migliori sentimenti (2007), Jude in The Etruscan Mask (2006). E poi in alcune serie tv come Quo vadis baby (2007), R.
I.
S. (2007), Intelligence (2008), Distretto di Polizia (2008), Medicina Generale (2008), Piloti (2008), Le cose che restano (2009), e poi nel teatro come protagonista in Sogno di una notte di mezza estate di W.
Shakespear (2006), I Fratelli Karamazov (2006), Fa che sia seta (2006), Processione K (2005),Memorie di un malato di nervi (2005), Le acque hanno volti (2005), Antonin Artaud (2002). Qual è la parte che ti è piaciutodi più? La parte in cui mi sono piaciuta di più? Non c’è, non mi piaccio molto, mi piacciono i progetti a cui partecipo, i registi con cui lavoro, quindi direi: “Hotel Meina” di Carlo Lizzani perchè per un mese ho visto un Signore del cinema lavorare con enorme umiltà e amore per realizzare qualcosa incredeva in gruppo.
Alessandro Capone che è uno dei pochi registi della tv che mi ha dato delle indicazioni su come fare una scena, parlando in un linguaggio comprensibile ad un attore e non come se parlasse ad un tecnico delle luci tipo “spostati un più a destra, poi vai lì”, e Marcos Villasenjor che è un giovane regista messicano per il quale faccio il tifo!!! Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai in programma una partecipazione anche con il cinema albanese. Avevo un progetto il 19 aprile scorso di andarea Tirana, al Teatro dell’ Opera, con uno spettacolo del Teatro Stabile di Torino. Avevamo programmatoanche a un monologo in albanese, era molto emozionante, ma purtroppo per i disaggi causati dalla nube vulcanica non siamo partiti.
Spero di recitare anche in albanese in qualche pellicola per il cinema, anche se la situazione ora come ora in Albania non mi sembra delle più prolifere. Alla fine un messaggio per tutti i giovani che vogliono seguire lo stesso tuo sogno, e di più per i ragazzi albanesi, sapendo che molti di loro amano il cinema italiana. Ai miei compaesani albanesi voglio solo dire di avere coraggio, che è la stessa cosa che dico a me stessa appena mi sveglio al mattino, specialmente ora che ho una tesi che mi stressa. Ottimismo che senza non si va da nessuna parte e tanta voglia di costruire, lavorando sodo. Nulla ci viene regalato, ma ce lo possiamo conquistare.