Mi invita un amico a vedere un film dicendo che si trattasse di una rappresentazione distopica dell Italia che cerca di trovar rifugio in Albania per causa della crisi economica.
Una illustrazione del futuro prossimo che doveva riferire una società fittizia dove l’ Albania diventava Lamerica, ovvero Lalbania degli italiani. “-Oddio“- ho detto,” -non è poi cosi improbabile, sempre più italiani stano investendo o migrando nel paese di fronte per un futuro migliore, l’Italia sta cambiando, il mondo stesso, profughi che vanno e vengono, Don Chisciotti al potere che bannano tutto, giornalisti che sgambettano, fashion blogger che fanno migliaia di euro, professionisti che si suicidano… tutto è possibile“.
Ho sbagliato cinema e ho perso tempo con i tram e metro della mia bella incasinata Milano ma sono arrivata comunque a vedere il film perdendo i primi minuti.
Come dicevo la trama descrive lo stato italiano che è ormai alla deriva: le rivolte popolari e le manifestazioni si susseguono a causa di una crisi economica sempre più soffocante. Un gruppo di italiani si nasconde da settimane in un vecchio casolare abbandonato in attesa di poter salire su un gommone di fortuna e raggiungere la tanto sognata Albania.
Decisamente provocatorio il secondo lungometraggio firmato dal regista Andrea Castoldi. Vista Mare è un progetto cinematografico costruito su tematiche sociali di attualità che vengono estremizzate, fino ad arrivare a immaginare una frontiera militarizzata in Puglia per bloccare il flusso emigratorio degli italiani verso le coste albanesi.
E’ una storia interpretata da attori italiani, ma il messaggio è per tutti coloro che vi si rispecchiano.
Vista Mare preferisce far percepire la tematica piuttosto che raccontarla, così da lasciare lo spettatore alle proprie considerazioni. “E’ il punto di vista di giovani italiani che ripercorrono al contrario le rotte degli immigranti che sbarcano sulle nostre coste. Ma è anche un possibile punto di vista di altre nazioni, tanto che il film è attualmente in rassegna a festival di tutta Europa, dalla Grecia al Marocco, dalla Spagna all’Albania”.
Arturo Di Tullio veste i panni di Stilitano, il protagonista che nel suo essere fondamentalmente onesto, si ritrova a compiere scelte forse non troppo consapevoli. E’ l’anti-eroe che tenta di ordinare le cose nel modo giusto e puntualmente sbaglia, una sorta di Pinocchio dei giorni nostri da cui lo spettatore prende le distanze ad ogni scelta sbagliata presa, riavvicinandosi a lui quando si trova al bivio per quella successiva, sperando sia la volta buona.
Nella seconda parte del film, il protagonista cede il passo al gruppo dei profughi, tutti parimente funzionali alla storia
Se il tono sotteso è quello drammatico, non mancano spaccati di leggerezza che ne fanno un film per tutti, con una lentezza voluta e scandita da poche battute.
Per me il film “Vista Mare” è un un tentativo di racconto della storia al inverso o una specie di palla di vetro che prevede il futuro anche se in modo molto soft e di certo con drammatico come si scrive sulla descrizione trama. Il “happy end” non manca e la mia curiosità non si è esaudita anche se non voglio scoprirvi il finale, lo potete andare vedere nei diversi cinema in Italia.
Oppure io sono semplicemente albanese, anche se venuta in Italia in aereo. Oppure ho sentito infinite storie e racconti della mia famiglia, amici e migranti incontrati, o perché per lavoro ho tradotto parola per parola cercando di tenere il viso invariato, il viaggio dei richiedenti asilo politico che mi hanno illustrato quella realtà delle note più forti.
Oppure perché ho immortalato in memoria il Festivali i Shkodrës (Festival di Scutari) del 1997, una simile dello Zecchino d’oro dove il primo premio lo prende la canzone “Otranto Ogurzezë” (Disgraziato Otranto), una voce tenera dai 8-10 anni canta al assenza all’appello della compagna di classe partita per la terra promessa sulla nave Katër i Radës ( Batello in Rada), naufragata il 24 marzo del 1997.
Trama Vista mare
Italia 2020. Lo Stato italiano è ormai alla deriva. Le rivolte popolari e le manifestazioni si susseguono a causa di una crisi economica sempre più soffocante. La regione Puglia è diventata una frontiera militarizzata, una linea di confine da non oltrepassare. Scontati tre anni di carcere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, Stilitano (Arturo Di Tullio) è deciso ad abbandonare il Paese per raggiungere la tanto sognata Albania, terra prospera di lavoro e di speranza. Si unisce a un gruppo di italiani che come lui è in attesa di poter salire su un gommone di fortuna.