Mesi fa, sulla solita stampa disinformata, e non solo italiana ma pure estera, è apparsa una notizia riguardante l’Albania, che recisamente definisco fra il patetico ed il ridicolo. Dovrei adottare termini più pesanti, ma come sappiamo la pietà verso codesti scribi è un sentimento molto più offensivo a paragone di un’aspra rampogna degna di somari da prima elementare. Premetto: li chiamo somari solo se sono in buona fede da asineria. In caso contrario, ci troviamo di fronte a razzisti che andrebbero perseguiti, nonostante i loro sorrisi buonisti a 32 denti, con lo sguardo che ci compatisce.
In breve il discorso è il seguente. Stupendosi in modo alquanto gioioso ed entusiasta, i suddetti si sono rallegrati alquanto che il numero di donne nel Parlamento albanese si sia più che raddoppiato: a 23/140 (16,4%) nel 2009 da 10/140 che erano nel 2005 (7,14%).
Il messaggio lo intendete benissimo quale vuol essere: anche in Albania, Paese musulmano dove le donne sono massacrate, picchiate, frustate, lapidate, e non hanno quasi nessun diritto, e non possono fare nemmeno sport, ecc. ecc. ecc. siccome sono tenute ai margini della vita dominata dai maschi, ecc. ecc. ecc…. nonostante tutto questo ci sono 23 deputate donne: primato assoluto, inatteso, ecc. ecc. ecc.
La mia indignazione dalla lettura di queste baggianate (e la relativa interpretazione di ciò che di discriminatorio si evinca) sta nel fatto che la crassa ignoranza storica la faccia da padrona in un mondo – quello liberal-occidentale – che ritiene, nell’àmbito della rappresentanza femminile istituzionale, di essersi eretto a paladino dei diritti delle donne.
Se gli incompetenti di cui sopra si fossero letta la storia albanese, avrebbero saputo che il numero di 23 deputate albanesi al Kuvendi Popullor – come gli Albanesi chiamano ancora il Parlamento (Kuvendi) – era già stato superato alle elezioni del 3 giugno 1962. E – udite! udite! – al 14 luglio di quell’anno, quando la V Legislatura Albanese della III Repubblica (1) aprì i lavori, le donne-deputato erano non solo 25 su 214, pari all’11,68%, ma la percentuale era superiore a quella del Parlamento italiano, dove su 842 (596 deputati+246 senatori), le donne erano ad un miserabile 3,21% pari a 27 fra deputate e senatrici, appena due in più delle albanesi, però presenti in un’assise quattro volte più piccola di quella italiana. La ventottesima deputata italiana della III Legislatura (1958-1963), Anna De Lauro Matera, era restata in carica alla Camera dei Deputati fino al 31 dicembre 1959 (2) .
Desidero precisare innanzitutto che le donne albanesi hanno votato prim’ancora di quelle italiane. Nel settembre del 1945 il Consiglio Antifascista di Liberazione Nazionale promulgò la legge sulle elezioni per l’Assemblea Costituente. Ai termini di tale disposizione, le elezioni, fissate per il successivo 2 dicembre davano diritto di voto a tutti i cittadini albanesi, senza distinzione di sesso, che avessero compiuto i 18 anni d’età. Nientemeno i partigiani dell’Esercito di Liberazione Nazionale godevano di questo diritto senza limiti di età; quindi potevano votare ragazze e ragazzi, che avessero fatto la guerra, pure di anni 17, 16, ecc. Scrivono la Prof.ssa Dr.ssa Aurela Anastasi e la Dr.ssa Enkelejda Olldashi: «Ato morën pjesë në zgjedhjet për Asamblenë Kushtetuese që u zhvilluan në dhjetor të vitit 1945. Më tej për herë të parë në historinë kushtetuese shqiptare u afirmua barazia e të drejtave midis burrave dhe grave, me Kushtetutën e Republikës Popullore të Shqipërisë të vitit 1946. Fitorja e një vargu të drejtash pas luftës lidhet me pjesëmarrjen aktive të grave në rezistencën kundër fashizmit, por edhe me klimën e përgjithshme të favorshme që u krijua pas Luftës II Botërore, si rezultat i fitores së forcave demokratike mbi totalitarizmin. Sidoqoftë barazia juridike e të drejtave nuk ishte e thjeshtë për t’u zbatuar. Rruga për ta arritur atë realisht ishte e gjatë» (3) .
Orbene da noi le donne votarono per la prima volta nel corso delle elezioni amministrative del marzo-aprile 1946, e il 2 giugno per le consultazioni politiche che avrebbero scelto i membri dell’Assemblea Costituente. E nell’Assemblea Costituente albanese che aprì i lavori il 10 gennaio 1946 le donne erano il 7,31%, mentre nell’Assemblea Costituente italiana, inaugurata il 25 giugno 1946 le donne era solo il 3,77% (4) . Inoltre per votare a 18 anni, si aspettò l’8 marzo 1975, ossia trent’anni dopo gli albanesi.
Quattro anni dopo, quando nel 1979, la Signora Nilde Iotti fu la prima donna ad essere eletta Presidente della Camera dei Deputati nella storia d’Italia, il filosovietico partito comunista italiano sbandierò l’evento come un proprio successo personale, addirittura come un qualcosa d’incredibile perlomeno fra i Paesi mediterranei maschilisti. Nulla di più capzioso fra il dirlo ed il crederlo. Innanzitutto la Camera è una delle due parti di cui si compone il Parlamento italiano e non rappresenta la sua totalità, anzi trazional-storicamente è inferiore al Senato.
In Albania, invece, sin dal 1950 era Vice-Presidente di TUTTO il Parlamento la Signora Fiqret Sanxhaktari e lo è stata sino al 1966, poi dal 1967 è stata nominata la Signora Eleni Pashko sino al 1970; in seguito un’altra donna Vice-Presidente del Parlamento è stata la Signora Vitori Curri (1983-1991).
Non dimentichiamo che dalla seconda metà degli anni Sessanta, una donna albanese è stata componente del Praesidium dell’Assemblea Popolare, la cui presidenza, allora tenuta dal Gen. di Corpo d’Armata Haxhi Lleshi, rappresentava le funzioni di Capo dello Stato. La Signora in questione era Vito Kapo, a pari degli altri nove membri del Praesidium, la terza carica dello Stato, corrispondente a ciò che è rappresentato da Gianfranco Fini; in pratica la terza carica dello Stato in Italia fu raggiunta da una donna nel 1979, in Albania quasi vent’anni prima.
Ma non solo!
Dopo tre anni che la Signora Iotti diventando Presidente della Camera ricopriva la terza carica dello Stato, in Albania succedeva un qualcosa di straordinario che, tutt’oggi, in Italia sarebbe impossibile solo pensarlo. La Signora Emine Guri assieme a Rita Marko (maschio: lo dico per gli italiani che leggono) e Xhafer Spahiu, era nominata Vice-Presidente della Repubblica: seconda carica dello Stato. In Italia non esiste questa carica, poiché essa è raffigurata dal Presidente del Senato. Anche in questo caso le donne albanesi arrivarono prima delle italiane: a quando un’italiana Presidente del Senato?
Ma non è finita qui. Provate ad immaginarvi la Signora Maria Rosaria Bindi, detta Rosy, segretaria del Partito Democratico, retto oggi da Pier Luigi Bersani. Ossia il secondo movimento politico italiano comandato da una donna. Ma manco a dirlo!!! In Albania, ci sono arrivati nel 1986 quando la Signora Nexhmije Xhuglini prese le redini del Fronte Democratico. Qualcuno potrebbe obiettare che l’aveva deciso il partito. Rispondo: perché in Italia chi decide?
Altro primato delle donne albanesi su quelle italiane è quello della primazia ministeriale. Quando la Signora Tina Anselmi stupì l’Italia divenendo il primo ministro femmina nella storia del nostro Stato (dicastero del Lavoro durante il Governo Giulio Andreotti III: 29 luglio 1976-11 marzo 1978), l’albanese Signora Nexhie Dume era stata già ministro dell’Istruzione dal 1948 nel Governo Enver Hoxha IV: 22 marzo 1946-maggio 1950), la prima donna ministro della storia albanese. Mettiamo sul tavolo pure i quindici anni consecutivi della Signora Themie Thomai all’Agricoltura (1975-1989), i dodici della Signora Tefta Çami a Istruzione e Cultura (1976-1987), e i nove della Signora Vito Kapo all’Industria Leggera (1982-1990). Record irrealizzabili per le italiane. E non dimentichiamo la Signora Lumturi Rexha che dal 1977 al 1981 fu la Presidente dell’Unione della Gioventù del Lavoro che raggruppava i giovani maschi e femmine del Paese.
Non ho ancora concluso.
Il numero massimo di donne albanesi in Parlamento fu toccato dopo le elezioni legislative del 6 ottobre 1974: ben 88 su 250, ossia il 35,2% più d’un terzo (le italiane erano ancora al 3,17!!!). Se pensate che il massimo di donne in Italia è stato raggiunto recentemente alle elezioni politiche del 13-14 aprile 2008 con il 20,21% (5) , vi rendete conto di quanto stia indietro il gentil sesso del mio Paese. Il solito qualcuno eccepirà che era il Partito del Lavoro d’Albania a stabilire le “quote rosa”. Al che io replico: come mai allora in Italia siamo arrivati dopo cercando di copiare gli ex comunisti albanesi nel tentare d’imporre “quote rosa” a tavolino?
Le donne a confronto nei Parlamenti Albanese e Italiano
dalla fine della II Guerra Mondiale ad oggi
Legenda -AC: Assemblea Costituente; Comp.: Componenti del Parlamento; D Al.: percentuale di donne nel Parlamento Albanese; D It.: percentuale di donne nel Parlamento Italiano; Leg.: Legislatura
PARLAMENTO ALBANESE | PARLAMENTO ITALIANO (Camera+Senato) | |||||||
Anno | Leg. | Comp. (D) | % D Al. | % D It. | Leg. | Comp. (C+S) | D (C+S) | Anno |
1945 | AC e I | 82 (6) | 7,31 | – | – | – | – | – |
– | – | – | – | 3,77 | AC | 556 | 21 | 1946 |
– | – | – | – | 5,67 | I | 811 (574+237) | 49 (45+4) | 1948 |
1950 | II | 121 (17) | 14,05 | – | – | – | – | – |
– | – | – | – | 4,47 | II | 827 (590+237) | 34 (33+1) | 1953 |
1954 | III | 134 (16) | 11,94 | – | – | – | – | – |
1958 | IV | 188 (17) | 9,04 | 3,21 | III | 842 (596+246) | 28 (25+3) * | 1958 |
1962 | V | 214 (25) | 11,68 | – | – | – | – | – |
– | – | – | – | 3,70 | IV | 945 (630+315) | 35 (29+6) | 1963 |
1966 | VI | 240 (39) | 16,25 | – | – | – | – | – |
– | – | – | – | 2,96 | V | 945 (630+315) | 29 (18+11) | 1968 |
1970 | VII | 264 (71) | 26,89 | – | – | – | – | – |
– | – | – | – | 3,17 | VI | 945 (630+315) | 31 (25+6) | 1972 |
1974 | VIII | 250 (88) | 35,2 | – | – | – | – | – |
– | – | – | – | 6,77 | VII | 945 (630+315) | 64 (53+11) | 1976 |
1978 | IX | 250 (81) | 32,4 | – | – | – | – | – |
– | – | – | – | 6,88 | VIII | 945 (630+315) | 68 (55+13) | 1979 |
1982 | X | 250 (78) | 31,2 | – | – | – | – | – |
– | – | – | 6,88 | IX | 945 (630+315) | 64 (49+15) | ||
XI | 250 (75) | 30,0 | 10,90 | X | 945 (630+315) | 102 (81+21) | ||
1991 | XII | 250 (10) | 4,00 | – | – | – | – | – |
XIII | 140 (8) | 5,71 | 8,57 | XI | 945 (630+315) | 81 (51+30) | ||
– | – | – | 12,70 | XII | 945 (630+315) | 120 (91+29) | ||
XIV | 140 (21) | 8,75 | 9,63 | XIII | 945 (630+315) | 91 (69+22) | ||
1997 | XV | 155 (11) | 7,10 | – | – | – | – | – |
XVI | 140 (9) | 6,43 | 10,16 | XIV | 945 (630+315) | 96 (71+25) | ||
2005 | XVII | 140 (10) | 7,14 | – | – | – | – | – |
– | – | – | 15,87 | XV | 945 (630+315) | 150 (108+42) | ||
– | – | – | 20,21 | XVI | 945 (630+315) | 191 (134+57) | ||
2009 | XVIII | 140 (23) | 16,43 | – | – | – | – | – |
*: Anna De Lauro Matera dimessasi il 31 dicembre 1959.
Bibliografia della tabella
Aurela Anastasi, Enkelejda Olldashi, Sistemet e kuotave zgjedhore dhe rëndësia e tyre për arritjen e barazisë gjinore në jetën publike, Fakulteti i Drejtësisë, Universiteti i Tiranës, 2003;
Mariachiara Fugazza, Silvia Cassamagnaghi (a cura di…), Italia 1946: le donne al voto, Istituto Lombardo di Storia Contemporanea, Milano 2006;
Michele Strazza, Le donne nell’Assemblea Costituente, Provincia di Potenza, Potenza 2007;
Maria Serena Piretti, Italia, 2 giugno 1946: per la prima volta votano le donne (andareoltre.org , 2005);
;
http://www.ipu.org/wmn-e/classif.htm;
http://www.giovanniarmillotta.it/albania/albania.html
Note
(1) : Stato albanese (1912-1914); I Regno: (1914: Wilhelm von Wied); Governi beilicali (1914-1924); I Repubblica (10 giugno-24 dicembre 1924: Rivoluzione democratico borghese, Fan S. Noli); II Repubblica (1925-1928, Ahmet bej Zogolli Mati); II Regno (1928-1939, Zog I); III Regno (1939-1943, Vittorio Emanuele III in Unione Personale fra Italia e Albania); Stato albanese sotto il controllo del III Reich (1943-1944); Governi del CALN e del GDA (1944-1946); III Repubblica: (1946-1991, Repubblica popolare e dal 1976 Repubblica popolare socialista); IV Repubblica (dal 1991, Democrazia rappresentativa).
(2): Le onorevoli italiane erano, alla Camera: Maria Badaloni, Margherita Bontade, Adele Bei Ciufoli, Gina Borellini, Maria Alessi Catalano, Maria Lisa Cinciari Rodano, Maria Cocco, Elisabetta Conci, Maria Pia Dal Canton, la predetta Anna De Lauro Matera, Ada Del Vecchio Guelfi, Maria De Unterrichter Jervolino, Laura Diaz, Erisia Gennai Tonietti, Angela Gotelli, Nilde Iotti, Angelina Merlin, Maria Miccolis, Angiola Minella Molinari, Anna Grasso Nicolosi, Giuseppina Re, Maria Antonietta Rossi, Emanuela Savio, Vittoria Titomanlio, Luciana Viviani; al Senato:Luisa Gallotti Balboni, Giuliana Nenni e Giuseppina Palumbo.
(3): Aurela Anastasi, Enkelejda Olldashi, Sistemet e kuotave zgjedhore dhe rëndësia e tyre për arritjen e barazisë gjinore në jetën publike, Fakulteti i Drejtësisë, Universiteti i Tiranës, 2003, p. 4.
(4): Le 21 donne all’Assemblea Costituente erano: Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Angela Guidi Cingolani, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Lina Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, e Vittoria Titomanlio
(5): Escludendo i sette senatori a vita non eletti dai cittadini ma nominati dai Presidenti della Repubblica, fra questi la Premio Nobel per la Medicina 1986, Signora Rita Levi-Montalcini, nominata dal P.d.
R. Carlo Azeglio Ciampi nel 2001.