Giovedì 01/12/2011 si è concluso la proclamazione dei vincitori del concorso “Scrivere Altrove 2011” organizzato da “Mai tardi – Associazione amici di Nuto” in collaborazione con la Fondazione Nuto Revelli onlus e con il patrocinio del Comune di Cuneo ha promosso questoconcorso riservato ai “nuovi cittadini” (immigrati o figli di genitori immigrati) con l’obiettivo di farli esprimere e interagire con la nostra società.Il linguaggio come strumento per la convivenza tra le comunità con origini e storie diverse verso un nuovo concetto di cittadinanza: essere con e tra gli altri nello spazio pubblico e a questo titolo “prendere la parola”.
La premiazione si è svolta negli ambienti del Salone d’onore del Municipio di Cuneo, letture di Valeria Dini e accompagnamento musicale di Diana Subashi – Violinista albanese e vincitrice del 3° PREMIO, presenza di Anilda Ibrahimi, Aldo Bonomi e Marco Revelli e delle autorità locali.
Alta partecipazione in quest’ultima edizione; oltre 150 partecipanti di tutte le età e di tutte le provenience (da11a57 anni), provenienti da diverse zone dell’Italia; tanti hanno partecipato per la seconda volta, molti per entrambe le sezioni in gara.
Questa edizione è stata possibile grazie all’impegno e alla sensibilità di molti, singole persone ed Enti da ringraziare per aver creato e portato avanti questo concorso, unico nel suo genere.La giuria: Hamid Ziarati –Presidente, Luciana Anzalone, Roberto Baravalle, Alberto Bosi, Paolo Collo, Stefano Delprete, Alessandra Demichelis, Lorenzo Durando, Filippo Falbo, Giandomenico Genta, Anilda Ibrahimi, Federica Meinardi, Leoreta Ndoci, Anna Rizza, Tiziano Rossi, Vesna Scepanovic, Fiona M. Stewart.
Molti di essi hanno offerto alcuni loro testi, da pubblicare insieme a quelli dei partecipanti al concorso, per contribuire con le loro riflessioni alla conoscenza e alla comprensione della realtà dell’immigrazione, scopo ultimo di tutta l’iniziativa.
Anche quest’anno abbiamo una premiata di origine albanese, Diana Subashi vincitrice del terzo premio. (sezione poesia) Arriva da un ambiente musicale ed è una nota violinista in Piemonte. E’ in via del tutto eccezionale è stato consegnato un Premio Speciale per l’appassionata collaborazione alla promozione e organizzazione del concorso a Leoreta Ndoci. Qui sotto in esclusiva per i nostri lettori tre poesie dove si nota facilmente il ritmo della musica, il primo ma a quanto pare non l’ unico talento di Subashi: <<Let’s dance>>
Balliamo adesso.
Ironica danza d’amore,Un occhio leggiadro, e l’altro che lacrima.
Mani calde, menti fredde, passi gentili.
Qua, Balliamo adesso. Danza che comincia, danza che finisce.
Ironica danza d’amore, Occhi freddi, pelle calda, passi gentili.
Adesso. Balliamo.labbra mezze dolci, labbra mezz’ amare.
Balliamo…
La più voluta, ironica danza,l’amore…
Amore che nasce, che vive, che muore…E ancora… rinasce, rivive, rimuore.
E ancora… rinasce.e ancora… rivive.e ancora… rimuore.<<Ritorno>>
Semplice,come i mattoni rossi del muro,e il ponticello di legno,al vecchio villagio dei nonni. Pausa. Respiro. Semplice,come un abbraccio materno,e quei piccoli fiori blu che tanto amavo,quanto i grandi e grigi occhioni dell’amor primo. Respiro. Pausa. Semplice come pane,semplice come acqua,come il silenzio della tua stanza doppo mezzanotte,e un ticchettio d’orologio…
Pausa. Respiro….quel tic-tac,Tu, io, la notte…
Pausa. Respiro. Ritorno…al semplice, al vero, al puro…<<Vita>> Una corsa…Una sorta di corsa contro il tempo.
Con anime che ci amano,anime che ci abbandonano,e animeci accompagnano per sempre.Una danza…Una sorta di competizone con il tempo.
Tu e il tuo sogno d’amore…i ponti, il tuo spazio, e l’eterna attrazine di attraversare i limiti.Un volo…Una sorta di battaglia con la gravità,Io ed il mio sogno terapeutico,la mia libertà, lo stupore,e l‘eterna attrazione verso incontri schizofrenici…Una sorta di corsa, una specie di danza,di brezze, respiri, sospiri del tempo che va…del tempo che si ferma,del tempo che circonda,del tempo che segna.il tempo ci segna…
Magnificamente,dolorosamenteugualmente tutti,da sempre…<<Libera>> Leoreta NdociUn giorno devo morire,e restituirò la mia forza all’ uragano,così si scatenerà una tempestache vi parlerà di me.
Morirò!Restituirò il mio corpo alla montagna,perché tu possa venire a farmi visitala domenica.
Restituirò i miei capelli al fiume,la voce alla pioggia,l’anima alla neve,il viso al sole,gli occhi alla luna.
Morirò!Felice di vivere per sempre nella natura,Libera!…
Non voglio una fossa come casa nell’ aldilà,perché sono nomade d’animo,Ho abbandonato le mie radiciper seguire il sogno di vivere senza cateneseminando molte gocce di lacrime …Emigratemi nella natura,quando il mio cuore sospenderà il battito,perché la mia essenza abbia un significato,Essere Libera!…
Motivazione del premio Paraloup ad Anilda Ibrahimi e a Hamid ZiaratiAnilda Ibrahimi:*Per avere raccontato con colore e sensibilità in Rosso come una sposa la storia di tre generazioni di donne di una comunità albanese delle montagne, nel loro emergere dalla storia immobile della civiltà contadina enel loro incontro e scontro con la modernità.*Per la pietas e l’alta ispirazione etica che in L’amore e gli stracci de tempo accompagna il racconto degli amori e delle sofferenze di uomini e donne di etnie diverse, rese nemiche dalla follia della guerra: entrambi motivi presenti nelle opere di Nuto Revelli, che la Fondazione Revellie “Mai tardi” si propongono di mantenere vivi.
Hamid Ziarati, scrittore iraniano-torinese, ha scelto come sua lingua narrativa l’italiano, un italiano invidiabile che si è andato precisando e arricchendo nel passaggio dalla sua opera d’esordio “Salam, maman” a quella successiva “Il meccanico delle rose”.
In entrambi i romanzi l’autore, toccando la dimensione della piccola epopea, ci offre delle storie che hanno in comune il filo dei cambiamenti socio–politici della sua terra d’origine, l’Iran, paese che nel secondo romanzo non viene mai nominato, dando così valore universale alle storie dei personaggi.
In entrambi i lavori sono presenti l’idea che dalla povertà può partire il riscatto, che talora riesce, e l’idea ben più evidente che la guerra e la cosidetta rivoluzione gettano le creature nel terribile baratro della storia.
L’autore ci offre un punto di vista dal di dentro, dice con vigore e autenticità le verità anche più drammatiche immettendo nella sua narrazione gusto per i dettagli, cortocicuiti umoristici, vibrazioni che non attenuano la portata della denuncia ma, al contrario, la accentuano e ne dilatano le risonanze.
Dietro ogni vicenda, ogni vita raccontata, ogni aspirazione, ogni dolore sta la volontà di denuncia storico-sociale che, senza toni predicatori, si concreta nel racconto dello svolgimento dei fatti e dei sentimenti. Attraverso le
vite che soffrono, che sognano, che si disperano, che lottano e a volte vincono, passano infatti la violenza diffusa e la volontà di riscatto nazionale.
Da sottolineare infine il racconto della condizione della donna (pensiamo alla figura di Maman, donna forte semianalfabeta che lotta per dare ai suoi figli quell’istruzione che a lei è stata negata) e la tenerezzaispirata dai bambini con i loro discorsi, le loro fughe, la loro innocenza tradita e violata.
Organizzazione premio Paraloup